: i due menischi giocano un ruolo molto importante
nel ridurre il carico da stress sull’articolazione del ginocchio, svolgendo un
po’ la funzione di “ammortizzatori” anatomici. Sperimentazioni effettuate
sull’animale o su cadaveri umani, dimostrano come dopo l’asportazione di
entrambi i menischi, lo stress
(inteso come il carico per unità di superficie) sull’articolazione del
ginocchio, aumenti di 2,5-3 volte. D’altro canto, dopo un asportazione totale di menisco, la
capacità di assorbimento degli urti da parte dell’articolazione del ginocchio
si riduce di ben il 20%.
La stabilizzazione dell’articolazione del ginocchio: i menischi espletano un’importante funzione
stabilizzatrice nei confronti dell’articolazione del ginocchio mantenendo un
corretto atteggiamento del femore nei confronti della tibia, inoltre la
funzione stabilizzatrice è accentuata anche dal fatto che le inserzioni
meniscali presentano uno stretto rapporto, sia con i legamenti crociati, che
con le strutture capsulari, per quest’ultimo motivo i menischi (soprattutto il
menisco mediale) svolgono un ruolo molto importante nella stabilizzazione del
ginocchio, e specificatamente nella limitazione della lassità anteriore nel
momento in cui venga a mancare la funzione del crociato.
La limitazione funzionale del movimento di estensione e flessione del
ginocchio: i menischi limitano
funzionalmente il movimento di estensione e di flessione della gamba sulla
coscia.
La lubrificazione dell’articolazione: i menischi contribuiscono attivamente alla lubrificazione
dell’articolazione del ginocchio stendendo una sottile patina di liquido
sinoviale sull’articolazione stessa, quest’azione diviene particolarmente
evidente durante la fase di carico dell’articolazione dove i menischi
contribuiscono a spingere il liquido sinoviale all’interno della cartilagine
articolare. Per cui in questo caso i menischi possono essere considerati alla
stregua di due guarnizioni e di
due ammortizzatori , che rendendo congruenti due capi articolari, che dal punto
di vista anatomico in effetti non lo sono, proteggono di fatto l’integrità
della cartilagine articolare.
Per tutta questa serie di ragioni di tipo anatomico-funzionali il trend
attuale è fortemente orientato verso una tipologia di intervento chirurgico che
tenda per quanto possibile a “salvare” il menisco lesionato.
Come si verifica il danno?
Per ciò che riguarda le lesioni meniscali è possibile per comodità
delineare due possibili tipi di quadri, il primo riguardante i soggetti “over
40” ed il secondo quelli sotto i 40 anni. Nel primo caso predominano condizioni
di tipo degenerativo e quindi non riconducibili ad un evento traumatico. Nei
soggetti al di sotto dei 40 anni, al contrario, le lesioni a carico del menisco
si verificano normalmente negli sport di contatto, e sono normalmente causate
da un impatto sul ginocchio in torsione, oppure da un’ extra rotazione del
piede e della gamba rispetto al femore nel caso del menisco mediale e da un’
intrarotazione del piede e della gamba per ciò che riguarda il menisco
laterale. La lesione del menisco mediale risulta essere di circa 5 volte più
frequente rispetto a quella del menisco laterale, questo è correlato al fatto
che il menisco mediale è aderente al legamento collaterale mediale, oltre al
fatto che nella maggior parte dei casi i contrasti si verificano a livello del
compartimento laterale del ginocchio provocando in tal modo un’extrarotazione
della tibia. Molte volte si può verificare una lesione del corno posteriore del
menisco interno associata alla rottura del crociato anteriore. In questo caso è
preferibile, se possibile, optare per una sutura del menisco piuttosto di
una meniscectomia. Infatti è importante sottolineare il fatto che
solo un menisco integro è in grado di preservare il ginocchio da una
possibile artrosi, , mentre la
ricostruzione del crociato anteriore, in assenza del menisco, non è in grado di prevenire il fenomeno artrosico (Puddu
e coll., 2001).
Quando si può tornare in campo?
Nel caso di una rimozione
parziale di menisco effettuata in artroscopia (meniscectomia parziale
artroscopica) , si può ritornare nella maggior parte dei casi all’attività
sportiva nell’arco di 2 – 3 settimane dall’intervento, in casi
particolari anche prima, soprattutto se i pazienti dimostrano un buon trofismo
muscolare prima dell’intervento stesso.
Nella meniscectomia parziale il problema principale è costituito dal fatto
che , diminuendo la superficie del menisco, aumenta contestualmente l’area di contatto tra femore e tibia,
fattore che costituisce una causa predisponente ad una precoce usura delle
cartilagini articolari. Nel caso di sutura meniscale, effettuata sia con fili,
che con ancorette riassorbibili, il piano riabilitativo prevede lo scarico
dell’arto per circa 4 settimane (il paziente è quindi costretto ad utilizzare
per tale periodo due antibrachiali) allo scopo di permettere la cicatrizzazione
del tessuto meniscale. Il ritorno all’attività sportiva è di norma possibile
dopo circa 3-4 mesi.
Nel caso d’impianto di protesi meniscali, che è peraltro la metodica
chirurgica più recente il cui scopo è quello di permettere la rigenerazione di
un neo-menisco, si evita il carico per un periodo di circa 6 settimane ed è possibile
di norma ritornare all’attività sportiva dopo un periodo di 4-5 mesi dalla data
dell’intervento.
Il trattamento chirurgico delle lesioni del menisco esterno deve essere
considerato a parte, anche nel caso di una semplice meniscectomia selettiva infatti
occorre evitare il carico per circa 4 settimane, allo scopo di prevenire
l’idrarto (ossia il versamento articolare) ed il sovraccarico articolare, il
ritorno all’impegno agonistico richiede non meno di 2 mesi dalla data
dell’intervento.
Quali esercizi eseguire durante la fase riabilitativa?
Riportiamo di seguito un protocollo riabilitativo (Peterson e Renström ,
2002, modificato) dopo meniscectomia parziale, suddiviso in tre fasi di cui la
prima va da 0 a 2 settimane dopo l’intervento, la seconda da 2 a 4 e la terza
da 4 ad 8.
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FASE 1 (0-2 settimane)
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FASE 2 (2-4 settimane)
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FASE 3 (4-8 settimane e ripresa sportiva)
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Obbiettivi
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Diminuzione del dolore e del gonfiore – Aumento del ROM articolare
– Rafforzamento del quadricipite
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Aumento del ROM. Recupero della forza muscolare ed aumento della
funzionalità.
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Recupero del residuo deficit di forza. Progressione funzionale delle
attività. Ritorno all’attività sportiva.
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Condizioni di carico
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In funzione della tollerabilità.
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Carico totale.
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Carico totale.
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ROM –flessibilità
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ROM attivo / passivo in flesso-estensione del ginocchio. Stretching degli
ischiocrurali. Mobilizzazione della rotula.
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ROM attivo / passivo in flesso-estensione del ginocchio. Stretching degli
ischiocrurali. Stretching dei flessori dell’anca.
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ROM attivo / passivo in flesso-estensione del ginocchio se permane
deficit.
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Rafforzamento in catena cinetica aperta
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Sollecitazione del quadricipite. Sollevamento dell’arto esteso.
Esercitazioni di tonificazione della muscolatura dell’anca.
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Piano di lavoro isotonico di rafforzamento del quadricipite e degli
ischiocrurali.
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Programma isotonico di rafforzamento muscolare per tutta muscolatura
dell’arto inferiore.
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Rafforzamento in catena cinetica chiusa
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Piegamento di entrambi gli arti (0-45°). Estensione degli ultimi gradi
del ginocchio dell’arto leso.
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Piegamento di entrambi gli arti ( 0-60°. Step.
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Affondi laterali, balzi, andature elastiche in genere, esercitazioni
pliometriche.
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Esercizi funzionali e propriocettivi
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Mantenimento dell’efficienza cardio-circolatoria: cyclette, corsa in
acqua profonda con giubbetto di galleggiamento (dopo completa cicatrizzazione
delle ferite).
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Mantenimento dell’efficienza cardio-circolatoria: ciclismo, nuoto, corsa
in acqua. Pedana basculante in appoggio bipodalico. Posizione del
fenicottero. Esercizi di equilibrio.
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Pedana basculante in appoggio monopodalico, pedana scorrevole, salto con
la corda. Mantenimento dell’efficienza cardio-circolatoria: corsa, ciclismo,
nuoto.
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Limiti e consigli
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Evitare le attività sportive.
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Evitare le attività sportive che comportino l’esecuzione di balzi e/o
movimenti di taglio.
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Ritorno all’attività sportiva se la differenza dinamometrica di forza tra
l’arto leso e l’arto sano non supera il 15%.
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Per chi volesse approfondire.
Puddu G., Cerullo G., Cipolla M., Franco V., Giannì E. La meniscectomia
selettiva. In New trends nella terapia dei menischi e dei legamenti del
ginocchio. Bologna 2001.
Peterson L., Renström P. Traumatologia dello Sport. Prevenzione e
terapia. Ed. UTET. Torino, 2002.
Prentice WE. Rehabilitation
techniques in sports medicine. McGraw-Hill Companies (Ed), 1999.