La
stiffness muscolo-tendinea nello sciatore: un
confronto tra due tipologie di atleti
di G.N. Bisciotti
(2) (3) L.(Martinelli 1), , F. Cotelli (1), A.
Canclini (1), M. Pensini (1), JM Sagnol (3)
1).Laboratorio
Alta Prestazione, Federazione Italiana Sport Invernali,
S.Caterina Di Valfurva, Italia.
2) Istituto Superiore di Educazione Fisica di
Torino, Italia.
3) Dipartimento di Scienza dello Sport, UFR-STAPS
di Besançon, Francia
Versione italiana
tradotta dallarticolo originale "The
skiers musculo-tendinous stiffness: a comparison
among two different athletic group". Science
and Skiing II. Verlag Kovač Editions. Pp
425-442. Hamburg, 2001.
ABSTRACT:
Le caratteristiche
elastiche dellunità muscolo-tendinea
rivestono un ruolo importante nella meccanica
della contrazione muscolare, tuttavia non risulta
semplice confrontare i dati desunti da sperimentazioni
su muscolo isolato rispetto a quelli ricavabili
nel corso di movimenti naturali. Nel presente
studio le rigidità muscolo-tendinee di
due gruppi di atleti, con tipologie muscolari
verosimilmente diverse, vengono comparate e correlate
alla performance dinamica: I risultati indicano
che tali caratteristiche sono fortemente influenzate
dalla tipologia del sovraccarico funzionale cronicamente
imposto e dalle caratteristiche biomeccaniche
del gesto atletico.
Parole Chiave:
Stiffness muscolo tendinea, elasticità
muscolare, metodologia di allenamento
INTRODUZIONE
La comprensione
del ruolo e dellimportanza del comportamento
elastico della struttura muscolo-tendinea implica
una rigorosa analisi di tipo biomeccanico che
si basa concettualmente sullapplicazione
della legge di Hooke riguardante i materiali elastici,
secondo la quale il comportamento elastico di
una struttura è caratterizzato dalla relazione
intercorrente tra la sua deformazione e la forza
applicata sulla struttura stessa.
Nel caso di una
molla lineare ideale, una deformazione D L
è una funzione lineare della forza D
F:
D F = k ·
D L
dove k è
la costante di rigidità della molla; la
rigidità k di un sistema elastico è
costituita quindi da una variazione di forza su
di una variazione di lunghezza (D F/D
L), linverso di questa costante, D L/D
F, rappresenta lestensibilità del
sistema (fig. 1).
Quando una forza
F comprime od allunga questa molla ideale, il
lavoro fornito dallapplicazione di tale
forza è stoccato sotto forma di energia
elastica allinterno della struttura deformata,
ed in seguito restituito sotto forma di lavoro
meccanico nel momento in cui cessi lapplicazione
della forza e la struttura elastica ritorni alla
sua forma originale. La quantità di energia
elastica stoccata in una molla ideale di rigidità
k risulta pari al lavoro fornito dalla forza deformante
e può essere
determinata, su
di uno spostamento di modesta entità, dallintegrazione
della seguente equazione:
Nellanalisi
del comportamento muscolare effettuata attraverso
ladozione di un modello meccanico a tre
componenti (Hill 1950; Chapman 1985; Huijing 1992),
il ruolo di stoccaggio e restituzione dellenergia
elastica, durante un movimento che comporti una
fase di allungamento muscolare immediatamente
seguita dalla fase di accorciamento, è
da attribuirsi allelemento elastico in serie
(SEC), che da un punto di vista anatomico, vede
la sua parte passiva identificabile essenzialmente
nel tendine e la sua parte attiva principalmente
nella porzione S2 della testa miosinica. Sempre
nellambito della stessa modellizzazione
muscolare, il ruolo di "generatore di forza"
è invece imputabile alla componente contrattile
(CC) identificabile anatomicamente a livello dei
ponti actomiosici.
La rigidità,
o stiffness, del complesso muscolo-tendineo, sembra
essere un fattore fortemente correlato alla produzione
di forza da parte del muscolo (Wilson e coll.
1994), tuttavia la CC e la SEC sembrerebbero avere
a questo riguardo dei comportamenti funzionali
diversi. Infatti la CC vedrebbe ottimizzata la
propria produzione di forza attraverso un complesso
muscolo-tendineo più rigido che, in quanto
tale, ottimizzi le condizioni relative alla lunghezza
ed alla velocità di contrazione. In effetti
lunità muscolo-tendinea rappresenta
il collegamento tra la CC ed il sistema scheletrico,
per cui un aumento della sua rigidità può
determinare , sino ad un certo livello, il grado
di efficacia e di rapidità con il quale
le forze interne, generate dalla CC, vengono trasmesse
attraverso il sistema scheletrico stesso (Wilson
e coll. 1994); per questo motivo una maggior stiffness
muscolo-tendinea permetterebbe una produzione
iniziale di forza maggiore rispetto ad un sistema
più distensibile.
Al contrario, nel
corso di un movimento che preveda una fase di
stiramento-accorciamento (SSC), il meccanismo
di stoccaggio e di restituzione di energia elastica
da parte della SEC, verrebbe enfatizzato da ununità
muscolo-tendinea di elasticità e rigidità
ottimali, tale da essere in grado, durante la
fase eccentrica, di poter immagazzinare una quota
soddisfacente di energia elastica ed allo stesso
tempo capace, nel corso della fase concentrica,
di restituirla sotto forma di lavoro meccanico
minimizzando leffetto di termodispersione.
La stiffness ideale
della SEC propenderebbe verso la parte distensibile
del continuum elastico (Belli e Bosco 1992; Wood
e coll. 1986) soprattutto in movimenti effettuati
a velocità non eccessivamente elevate e
con tempi di passaggio tra la fase eccentrica
e la fase concentrica relativamente lunghi (Wilson
e coll. 1991), ma occorre altresì ricordare
coma la quantità di energia immagazzinabile
nella SEC non possa essere completamente restituita
quando questultima sia talmente distensibile
da portare la CC ad una velocità troppo
elevata.
Anche la tipologia
delle fibre mostra differenti caratteristiche
di rigidità: sperimentazioni effettuate
su muscolo isolato attribuirebbero infatti una
maggior rigidità alle fibre a contrazione
lenta (ST) in virtù sia della maggior presenza
di tessuto connettivale, sia del diverso ritmo
di ancoraggio e distacco dei ponti actomiosinici
(Julian e coll. 1981), mentre le fibre a contrazione
rapida (FT) possederebbero maggiori capacità
elastiche (Pousson e coll. 1991, Petit e coll.
1990, Kovanen e coll. 1984, Bosco e coll. 1982.
).
Nonostante la notevole
mole bibliografica ritrovabile sullargomento,
soltanto pochi studi hanno cercato di correlare
la stiffness della SEC della muscolatura degli
arti inferiori o superiori ad una performance
dinamica (Belli e Bosco 1992, Wood e coll. 1986,
Walshe e coll. 1995).
Questa relativa
mancanza di informazioni riguardante la correlazione
tra la stiffness della SEC e la performance dinamica,
caratterizzata da un pattern di attivazione comprendente
una fase di SSC, ci ha portato allo studio comparativo
del rapporto tra rigidità del complesso
muscolo tendineo degli arti inferiori e performance
dinamica, di due popolazioni di atleti sostanzialmente
diversi dal punto di vista tipologico delle fibre,
come gli sciatori di fondo e gli slalomisti.
La quantificazione
della stiffness è stata effettuata attraverso
un semplice test da campo recentemente validato
(Dalleau e coll.1998) che permette unaffidabile
quantificazione della rigidità della muscolatura
estensoria degli arti inferiori; linteresse
connesso a questo tipo di metodologia e quindi
non soltanto riconducibile alla sua indubbia praticità
ma anche al suo possibile utilizzo nel controllo
degli effetti delle diverse metodologie di allenamento
sulla struttura muscolare.
PROTOCOLLO E
METODI
Soggetti
Sono stati presi
in considerazione due gruppi di atleti costituiti
rispettivamente da 10 slalomisti di livello nazionale
(GS) la cui età peso ed altezza erano rispettivamente
di 19+3 anni, 73,3+9.4 kg, 179.4+5.0
cm, e da 10 specialisti nella disciplina di fondo
(GF), anch'essi di livello nazionale, la cui età
peso ed altezza erano rispettivamente di 19+5
anni, 65.2+7.3 kg, 177.0+5.8 cm.
Tutti i soggetti
hanno mantenuto nel periodo dei test la loro normale
attività di allenamento e nessuno di loro
presentava patologie di tipo dermatologico, muscolare
o neuromuscolare, tutti gli atleti inoltre erano
stati informati preventivamente sullo scopo della
ricerca.
Test di velocità
Ad ogni soggetto
veniva richiesto di effettuare uno sprint sulla
distanza 100 di m.t., durante la prova venivano
rilevati, oltre al tempo totale, i tempi relativi
alla percorrenza dei 30 e dei 50 m.t. mediante
una serie di fotocellule in linea collegate ad
un sistema di cronometraggio elettronico rilevante
i tempi con una precisione pari al millesimo di
secondo (Microgate, USA)
Prima della prova
ogni soggetto eseguiva una fase di riscaldamento
di circa 15 sostanzialmente simile a quella
svolta prima delle sue usuali sedute di allenamento,
la prova è stata effettuata su di una pista
di atletica senza l'ausilio di scarpe chiodate.
Test su pedana
di Bosco
Ogni atleta, dopo
un'adeguata fase di riscaldamento, eseguiva su
di una pedana a conduttanza ( Ergo Jump Bosco
SystemÒ ) la seguente batteria di test:
-Squatting Jump
(SJ)
-Counter Mouvement
Squatting Jump (CJ)
-Rebound Jump 10''
a gambe tese (RJ t.)
-Rebound Jump a
gambe flesse a 90° (RJ 90°)
La procedura dei
vari test si atteneva alla procedura standard
relativa al test di Bosco (Bosco 1992)
La batteria di
test veniva randomizzata per ogni soggetto, per
ogni test veniva registrata l'altezza di volo
e per ciò che riguarda i due test di RJ
t. ed RJ 90° venivano anche calcolati oltre
all'altezza media di salto, la potenza media ,
il tempo di contatto (TC) ed il tempo di volo
(TV) di ogni salto.
Attraverso i valori
di TC e TV registrati durante il test di RJ t.
è stato possibile calcolare il valore della
stiffness muscolo tendinea, riguardante prevalentemente
la muscolatura del complesso gamba-caviglia (Stiff.
g-c), mentre per il calcolo della stiffness inerente
prevalentemente il quadricipite femorale (Stiff.
q.), sono stati utilizzati i valori di TC e TV
registrati durante il test di RJ 90°.
I calcoli relativi
alla Stiff. q. sono stati eseguiti dopo aver verificato
la sinusoidalità del segnale di forza,
registrato tramite piattaforma di forza, durante
il test di RJ f. (Belli, comunicazioni personali,
1998).
In entrambi i calcoli
è stata utilizzata la seguente formula
(Dalleau e coll., 1998) :
Dai valori di SJ
e CJ registrati è stato possibile ottenere
il valore percentuale di restituzione di energia
elastica (E.E.%) da parte della SEC attraverso
lapplicazione della seguente formula (Wilson
e coll. 1991) :
Test Dinamometrico
Il test dinamometrico
prevedeva due tipi di prove:
- Un test isometrico
di distensione delle gambe dalla posizione di
semi-squat , con langolo articolare del
ginocchio standardizzato a 90°
- Un test isometrico
che prevedeva una spinta contemporanea su entrambi
gli avampiedi a ginocchia tese.
In entrambi i test
i soggetti furono istruiti a produrre il massimo
della forza nel minimo tempo possibile (Bemben
e coll. 1990.) evitando dapplicare qualsiasi
tipo di spinta prima dellinizio del test
(Viitasalo 1982)
La durata della
contrazione è stata di ~ 3
(Wilson e coll. 1995) .
Per effettuare
tale spinta i soggetti erano posti su di una pedana
di forza, collocata al di sotto di uno speciale
multi power la cui asta poteva essere bloccata
alla posizione desiderata, offrendo in tal modo
all'atleta una resistenza inamovibile .
Durante i due test
è stato quantificato il Rateo di Sviluppo
della Forza Isometrica (RFD) a carico del quadricipite
femorale e del tricipite surale attraverso i seguenti
tipi di calcolo:
i) Lintegrale
della forza sul tempo durante i primi 100ms. di
spinta sia per il quadricipite femorale (ò
F(dt) 100 Q.),che
per il tricipite crurale (ò F(dt)
100 T.), (Verchoshansky 1996).
ii) Il tempo necessario
alla produzione del 30% della forza isometrica
massimale sempre per ciò che riguarda il
quadricipite femorale (t 30% Q) ed il tricipite
crurale (t 30% T), (Hakkinen e coll., 1985, Viitasalo
e coll., 1980).
Linizio della
spinta è stato calcolato a partire dalla
variazione del 5% del peso corporeo registrato
sulla pedana di forza (Belli, comunicazioni personali,
1997).
I segnali acquisiti
dalla piattaforma di forza (Tecmachine PF 350,
Andrezieux-Boutheon, France) erano campionati
con una frequenza di risonanza pari a 200 Hz per
mezzo di una scheda di acquisizione a 12 bits
(National Instruments France, tipo PC-LPM16, Le
Blanc-Mesnil, Francia), i dati erano registrati
su di un PC Pentium 166 Hz ed analizzati attraverso
un programma specificatamente concepito sviluppato
in VisualBasic 3.0 (Microsoft Corporation).
Registrazione
del segnale elettromiografico
Durante l'esecuzione
dei due test isometrici l'attività ellettromiografica
(EMG) fu registrata dal vasto laterale (VL), in
quanto maggiormente rappresentativo dell'attività
elettrica del quadricipite femorale durante il
movimento di distensione dalla posizione di semi-squat
(Lieb J., Perry J., 1968), dal gemello mediale
(GM) e dal gemello laterale (GL). Gli elettrodi
(Neuro Line Disposable Neurology Elecrodes, Type
720-00-S Qty/Menge 25) furono posti sulla gamba
destra rispettivamente: anteriormente sopra il
ginocchio sul lato esterno della coscia a 2/3
della lunghezza totale di quest'ultima (VL), posteriormente
e sul lato interno della gamba (GM) e posteriormente
sul lato esterno della gamba (GL) entrambi ad
1/3 della lunghezza antropometrica totale del
segmento. La registrazione del segnale EMG veniva
effettuata attraverso una coppia di elettrodi
bipolari posizionati sul ventre muscolare alla
distanza di 20 mm. Il segnale proveniente dall'apparecchiatura
elettromiografica (Muscle LabTM Poli Function
Muscle Analyser, Model PFMA 3010e, Ergotester
Tecnology , Italy)) e dalla piattaforma di forza
erano sincronizzati e registrati simultaneamente.
Il segnale EMG integrato (IEMG) era calcolato
con una frequenza di campionamento di 100Hz.
Venivano in tal
modo calcolati l'IEMG relativo ai primi 100 ms.
a carico del VL (IEMG 100 VL), del GM (IEMG 100
GM) e del GL (IEMG 100 GL) (Hakinnen e coll. 1985)
Statistica
Per ogni variabile
e condizione considerata sono stati calcolati
gli indici statistici ordinari come media, deviazione
standard e varianza.
La differenza tra
le medie è stata testata attraverso un
test non parametrico di Mann-Whitney, infine,
dopo aver verificato la normalità delle
varie distribuzioni mediante un test di Kolmogorov
e Smirnov, è stata effettuata una regressione
lineare multipla utilizzando il metodo di minimizzazione
dei minimi quadrati tra tutte le variabili calcolate.
La significatività
statistica è stata fissata ad un p<0.05.
RISULTATI
La media, la deviazione
standard e la significatività statistica
tra la differenza delle medie delle variabili
calcolate è riportata in Tavola 1, i valori
di correlazione tra le variabili sono indicati
nella Tavola 2.
VARIABILE
|
GS (media
+dev.st.)
|
GF(media
+dev.st.)
|
Diff.
|
30 m.t. (s)
|
4.3+0.1
|
4.4+0.1
|
n.s.
|
50 m.t. (s)
|
6.7+0.2
|
6.8+0.2
|
n.s.
|
100 m.t.
(s)
|
12.8+0.6
|
13.1+0.5
|
n.s.
|
SJ (cm)
|
46.5+4.1
|
37.7+5.9
|
**
|
CJ (cm)
|
50.0+5.1
|
39.3+5.8
|
**
|
h RJ t. (cm)
|
32.3+4.2
|
25.0+6.0
|
*
|
P RJ t. (W)
|
46.8+6.6
|
41.1+9.1
|
n.s.
|
h RJ 90°
(cm)
|
42.0+3.4
|
34.0+5.1
|
**
|
P RJ 90°
(W)
|
30.9+1.7
|
25.8+3.3
|
**
|
Stiff. g-c
(kN ·m-1)
|
27.7+3.9
|
32.6+7.5
|
**
|
Stiff. g-c
(N · m-1
·
kg-1)
|
383.8+76.1
|
497.1+72.8
|
***
|
Stiff. q (kN
·m-1)
|
4.7+0.8
|
4.2+0.9
|
n.s.
|
Stiff. q (N
· m-1
·
kg-1)
|
66.2+11.5
|
65.1+11.1
|
n.s.
|
ò F(dt)100
Q (N)
|
146.2+17.6
|
119.3+13.5
|
***
|
ò F(dt)100
T (N)
|
144.2+17.6
|
117.0+11.8
|
**
|
t30% Q (s)
|
0.10+0.08
|
0.23+0.09
|
***
|
t30% T (s)
|
0.18+0.09
|
0.25+0.1
|
*
|
IEMG100 VL
(mV)
|
0.03+0.01
|
0.03+0.02
|
n.s.
|
IEMG100 GM
(mV)
|
0.02+0.01
|
0.02+0.01
|
n.s.
|
IEMG100 GL
(mV)
|
0.01+0.01
|
0.02+0.01
|
n.s.
|
E.E% (%)
|
7.0+3.4
|
3.9+1.4
|
***
|
Tavola 1: Media,
deviazione standard e significatività statistica
tra la differenza delle medie delle
variabili considerate.
* p<0.05
** p<0.01 *** p<0.001
Tavola 2 (vedi
documenti a parte): Matrice di correlazione
della le variabili considerate (r)
* p<0.05
** p<0.01 *** p<0.001
DISCUSSIONE
I valore di Stiff
g-c registrati nel presente studio sia per il
gruppo GS (27.70+3.94 kN ·m-1, range
22.31-33.65) (media+ deviazione standard),
che per il gruppo GF (32.64+7.56 kN ·m-1,
range 26.36-51.63 ) sono ben paragonabili ai valori
riportati da uno studio analogo (Dalleau e coll.
1998) in cui si ritrovano valori di stiffness,
prevalentemente a carico del complesso muscolare
gamba-caviglia, di 48.1+14.6 kN ·m-1
(range 22.9-68.5), al contrario i valori di Stiff.q
per il gruppo GS (4.76+0.89 kN ·m-1,
range 3.86-6.5) e per il gruppo GF (4.27+0.99
kN ·m-1, range 3.02-6.16) risultano minori
rispetto ai dati riportati da Andrew e coll. (1995)
i quali riferiscono valori di stiffness a carico
prevalentemente della muscolatura della coscia
di 16.2+4.9 kN ·m-1; tale differenza
è senzaltro da attribuirsi alla diversa
tecnica di calcolo della stiffness neuromuscolare,
che nel caso sopracitato è stato effettuato
mediante una "tecnica di oscillazione"
che prevede una perturbazione dellunità
muscolo-tendinea (UMT) da parte di una forza esterna
e la conseguente registrazione della risposta
da parte del sistema neuro-muscolare.
Nel presente studio
un primo dato interessante è costituito
dal fatto che la differenza tra i valori di Stiff.g-c
dei due gruppi è risultata statisticamente
significativa (p<0.01), mentre nessuna differenza
statisticamente significativa è evidenziabile
per ciò che riguarda i valori di Stiff.
q.
Il gruppo GF avrebbe
quindi una maggior rigidità del complesso
muscolare della gamba e del piede, tuttavia laltezza
di salto raggiunta dagli atleti di questo gruppo
durante il test di RJ t. è risultata staticamente
inferiore (p<0.05) a quella fatta registrare
dal gruppo GS.
Questo dato confermerebbe
che la stiffness ideale della SEC, in un pattern
di attivazione che comprenda un ciclo stiramento-accorciamento,
propenderebbe verso la parte distensibile del
suo continuum elastico (Wilson e coll. 1991).
In effetti occorre considerare che, se da un lato
un aumento della rigidità dellUMT
comporta una restituzione dellenergia accumulata
in tempi più brevi e quindi un aumento
della potenza prodotta, dallaltro un aumento
dellestensibilità dellUMT permette
un maggiore accumulo di energia elastica da parte
della SEC nella fase eccentrica del movimento
(Pousson e coll. 1995). Nella specificità
del salto il tricipite crurale ricopre il ruolo
di principale flessore plantare contribuendo per
il 70% alla coppia massimale nel corso della flessione
plantare (Murray e coll. 1976), oltre ad avere
un compito sostanziale durante lesecuzione
del salto verticale stesso (Bobbert e coll. 1986),
inoltre occorre ricordare come secondo lipotesi
formulata da Jacobs e coll. 1993 i muscoli monoarticolari
come il VL sarebbero responsabili della produzione
di potenza, mentre i muscoli biarticolari come
il GL sarebbero i responsabili del transfert di
questa potenza tra i differenti segmenti corporei.
Questa ultima considerazione soprattutto ci può
permettere di capire limportanza per questo
sistema muscolare, che svolge contemporaneamente
il ruolo di "generatore" e "trasduttore"
di forza, di trovare il giusto compromesso tra
una sufficiente estensibilità ed una rigidità
ottimale.
Questipotesi
sarebbe confortata anche dal fatto che i TC durante
il test di RJ t. del gruppo CF risultano minori
rispetto ai TC del gruppo GS (162.1+10.8
ms. 186.0+24.04 ms., p<0.01)
mentre la situazione appare ribaltata se si considerano
i TV, infatti il gruppo GF presenta un valore
di 452.2+65.9 ms. contro un valore del
gruppo GS pari a 513.4+34.18 ms. (p<0.05).
Questo dato ci
permetterebbe di avanzare lipotesi che il
continuum elastico del complesso neuromuscolare
spostato verso una maggiore distensibilità
, potrebbe modificare la relazione forza-velocità
indicando in tal modo un ottimizzazione delle
proprietà elastiche del sistema.
Dal momento che
la rigidità, soprattutto della parte passiva,
della SEC, mostra una certa plasticità
nei confronti degli stimoli meccanici e metabolici
dellallenamento (Woo e coll. 1990), la mancanza
di differenza statisticamente significativa tra
i valori di Stiff. q dei due gruppi ci permetterebbe
di avvallare lipotesi che il lavoro meccanico
possa costituire un fattore di "normalizzazione"
della stiffness neuro muscolare, in altre parole
soprattutto lintensa attivazione muscolare
isometrica ed eccentrica, come già sottolineato
da Pousson e coll. 1990, tipica dellattività
espletata dal gruppo GS e la fase eccentrica dellattivazione
muscolare compiuta dal gruppo GF potrebbe avere
indotto degli adattamenti simili nella muscolatura
estensoria degli arti inferiori, questa ipotesi
sarebbe in accordo con quanto ritrovabile in bibliografia
sui cambiamenti di rigidità muscolo-tendinea
indotti dallallenamento (Poulain 1985, Pousson
e coll. 1990).
Tuttavia i valori
delle correlazioni da noi ritrovate sui valori
sia di Stiff. q che di Stiff.t dei due gruppi
e gli altri parametri considerati ( prove di sprint,
valori di RFD, restituzione percentuale di energia
elastica e registrazione elettromiografica) non
ci autorizzano a formulare delle possibili inferenze
tra i valori di stiffness neuromuscolare e la
tipologia delle fibre od i pattern di attivazione
balistica considerati tipici delle fibre a contrazione
rapida.
I dati da noi ritrovati
quindi confermano quanto già espresso da
altri autori (Ettema e Huijing 1994, Andrew e
coll. 1996) circa il fatto che la relazione tra
stiffness dellUMTe la performance appaia
molto complessa e comunque specificatamente dipendente
dal tipo di contrazione muscolare considerato,
e che inoltre occorra adottare unestrema
cautela nella comparazione tra i risultati ottenuti
da sperimentazioni su muscolo isolato con quelli
derivanti da sperimentazioni effettuate su muscolo
in vivo.
Tuttavia ci sembra
interessante sottolineare la relativa indipendenza
da noi ritrovata tra Stiff.q e Stiff. g-c, che
può ulteriormente confermare la già
citata influenza dellattività muscolare
sulla rigidità dellUMT.
Un ulteriore elemento
di interesse emerso dal presente studio è
costituito dal fatto che valori di ò F(dt)100
Q, ò F(dt)100 T, del gruppo GF sono risultati
significativamente minori rispetto agli stessi
parametri registrati nel gruppo GS (0.01>p<0.001),
parallelamente i valori di t30% Q e t30% T del
gruppo GF sono risultati significativamente maggiori
rispetto al gruppo GS. (0.05>p<0.001), Questi
risultati comparati a quanto già riferito
da Hakkinnen e coll. (1985) ed in accordo con
i dati riportati da Fox e coll. (1984), inerenti
la diversa tipologia di fibre muscolari tra sciatori
di fondo e discesisti, ci permettono di confermare
e sottolineare , seppur indirettamente, la probabile
maggior percentuale di fibre a contrazione rapida,
nella muscolatura degli arti inferiori, del gruppo
GS rispetto al gruppo GF.
CONCLUSIONI
La stiffness del
complesso muscolo-tendineo assolve senza dubbio
un ruolo delicato ed importante nel corso della
contrazione muscolare, ruolo che risulterebbe
intimamente dipendente dalla meccanica del gesto
considerato; tuttavia i normali test effettuabili
in situazioni di attivazione naturale probabilmente
non sono sufficientemente sensibili per poter
affermare con certezza la sua correlazione con
la performance sportiva come già avanzato
da Andrew e coll. (1996).
In ogni caso dal
presente studio emergono due dati interessanti,
che inoltre confermano quanto già ritrovabile
in bibliografia su altre tipologie di atleti:
il primo è che la stiffness ideale del
complesso muscolare gamba-caviglia dello slalomista,
al contrario del fondista, si trova spostata verso
la parte distensibile del continuum elastico e
che questa peculiarità ottimizzerebbe le
capacità elastiche dellUMT, il secondo
punto da sottolineare è che la stiffness
neuro-muscolare risulterebbe fortemente influenzabile
dal lavoro muscolare tipico sia dello sci di discesa
che di fondo.
In conclusione
ci sembra interessante sottolineare che la monitorizzazione
dellandamento dei valori di stiffness, in
funzione dei carichi di allenamento a cui lo sciatore
è sottoposto, potrebbe costituire un ulteriore
interessante mezzo per il controllo e la programmazione
dellallenamento nellambito della prestazione
di alto profilo agonistico, soprattutto quando
il controllo di questi valori sia facilmente realizzabile
in condizioni operative da campo come nel caso
della metodica da noi adottata.
|