Le
modificazioni dell'elasticità del tendine
di Achille dopo riparazione chirurgica e le conseguenze
nella riabilitazione dello sportivo
Bisciotti
GN. Ph.D (1) - Benazzo F MD. (2)
- Moreno J., Capellu M. (3),
Combi F.
1)Centro di Ricerca
per lInnovazione Sportiva , Facoltà
di Scienze dello Sport, Università Claude
Bernard, Lione (F).
2) Clinica Ortopedica
e Traumatologica dellUniversità
degli Studi di Pavia, IRCCS Policlinico S. Matteo,
Pavia (I)
3) Clinica Ortopedica
Università di Cagliari, Ospedale Marino.
Abstract:
La rottura del tendine di Achille costituisce,
in ambito sportivo, una delle lesioni più
comuni, interessando 1 atleta ogni 10.000 praticanti,
con un aumento dellincidenza in funzione
delletà. La popolazione maschile
è maggiormente coinvolta rispetto a quella
femminile con un rapporto di 6:1. Gli sport dove
si registra una maggior incidenza del fenomeno
sono in calcio, il tennis, i salti e la corsa
nellambito dellatletica leggera, la
pallamano, la pallavolo. Letà media
di insorgenza della lesione è di 35 anni
e normalmente questultima avviene in tendini
già degenerati nel momento in cui vengano
sottoposti ad un aumento del sovraccarico funzionale.
Lo
scopo del presente studio è stato quello
di verificare il possible cambiamento delle caratteristiche
elastiche e la perdita di efficienza meccanica
del complesso muscolo tendineo della gamba in
seguito a rottura del tendine di Achille e conseguente
riparazione chirurgica tramite due differenti
tecniche operatorie. Al protocollo di studio hanno
partecipato due gruppi di soggetti, il primo dei
quali era composto da 9 individui di sesso maschile
(G1) la cui età, peso ed altezza erano
rispettivamente di ), 36.1± 9.2 anni (media
± deviazione standard), 73.4 ± 6.8 kg,
176.5 ± 5.4 cm, mentre il secondo comprendeva
9 soggetti, otto di sesso maschile ed uno di sesso
femminile (G2), la cui età, peso
ed altezza erano rispettivamente di 35.4 ±
10.2 anni,72.4 ± 8.3 kg, 175.5 ± 6.7
cm. Tutti i soggetti del gruppo G1 avevano subito
un intervento ricostruttivo al tendine di Achille
tramite tecnica di tenorrafia e rinforzo
con tendine del plantare gracile, il follow-up
era di 2.0 ± 1.2 anni.I soggetti appartenenti
al gruppo G2 erano stati sottoposti ad un intervento,
sempre a carico del tendine di Achille tramite
tecnica di Ma e Griffith, il follow-up 2,7
± 1.4 anni
Il
protocollo prevedeva una serie di balzi monopodalici
effettuati sia con larto leso che con il
controlaterale sano su di una pedana elettronica,
durante il quale venivano calcolati la stiffness
del complesso muscolo-tendineo della gamba (S),
laltezza raggiunta (H cdg) e la potenza
espressa (P) ad ogni salto.
Nel
gruppo G1 il valore di S a carico dellarto
leso è risultato essere maggiore dello
0.35 ± 16.47% rispetto al valore di S dellarto
sano . La differenza non è risultata statisticamente
significativa.
Nel
gruppo G2 il valore di S dellarto leso è
risultato essere maggiore del 6.10 ± 7.64%
rispetto allarto sano. La differenza è
risultata statisticamente significativa (p<0.05).
Nei
due gruppi il valore di H cdg raggiunto grazie
alla spinta propulsiva dellarto leso è
risultato essere rispettivamante pari 72.76 ±
19.68% (p<0.05) ed al 77.61 ± 12.41% (p<0.01)del
valore di H cdg raggiunto mediante la spinta effettuata
sullarto sano.
Il
valore di P prodotto dallarto leso è
risultato essere pari all 80.98 ± 13.39
% del valore di P raggiunto dallarto sano
nel gruppo G1 (p<0.05) ed all82.81 ±
9.16 % nel gruppo G2 (p<0.01)
I
risultati indicano come, indipendentemente dalla
tecnica chirurgica utilizzata si verifichi uno
spostamento delle caratteristiche elastiche del
complesso muscolo tendineo della gamba sul continuum
elastico stesso, comportando in tal modo uno scadimento
delle caratteristiche meccaniche del tendine.
Vengono inoltre discussi le diverse tipologie
di lavoro da proporsi durante la fase riabilitativa
in funzione del cambiamento delle caratteristiche
elestiche tendinee riscontrate.
Key
words: tendine di Achille, unità muscolo-tendinea,
stiffness, compliance, elasticità.
Il
ruolo biomeccanico del tendine di Achille
Il
principale ruolo biomeccanico del tendine di Achille
consiste nel generare lazione di flessione
plantare del piede. Il tendine Achilleo fa parte
del muscolo soleo e del complesso muscolare gastrocnemio-soleo.
La componente tendinea facente parte del muscolo
gastrocnemio risulta essere di maggior lunghezza
(mediamente dagli 11 ai 26 cm) rispetto a quelle
appartenente al soleo la cui lunghezza è
mediamente compresa tra i 3 e gli 11 cm. E
importante notare come, nel tratto terminale del
tendine di Achille, per una lunghezza compresa
tra i 2 ed i 5 cm, esista una componente "a
spirale" delle fibre tendinee stesse, che
per la sua stessa natura meccanica favorisca linsorgenza
di lesioni.
Come
può verificarsi il danno strutturale
Le
lesioni dellAchilleo possono avere cause
sia intrinseche, ossia relative al corpo tendineo,
che estrinseche.
I
fattori intrinseci maggiormente comuni sono costituiti
da anomalie di allineamento, iperpronazione del
piede, rigidità del complesso muscolare
gastrocnemio-soleo. Oltre a ciò anche letà
del soggetto può giocare un ruolo determinante
nellinsorgenza dellevento lesivo,
infatti, già a partire dai 25-30 anni il
tendine di Achille comincia a mostrare delle modificazioni
di tipo degenerativo che possono determinare un
suo indebolimento, ma che comunque possono essere
prevenute, o quantomeno ritardate, grazie ad unattività
fisica praticata con regolarità.
I
più ricorrenti fattori estrinseci invece
sono rappresentati, in ambito sportivo, da unimprovvisa
variazione del carico di lavoro, da un cambiamento
delle caratteristiche del terreno sul quale si
effettua di norma lallenamento oppure dalluso
di calzature non idonee. Anche il brusco passaggio
da un periodo di inattività, dovuto ad
esempio ad una malattia, ad uno di attività
intensa, può costituire la causa di un
evento lesivo, questo è maggiormente vero
in atleti non più giovani nei quali possono
essere già presenti i fenomeni di degenerazione
tendinea sopra-descritti.
Oltre
a ciò, anche particolari gesti sportivi
assumono, proprio in funzione della loro biomeccanica
esecutiva, un carattere di rischio per lintegrità
del tendine di Achille. Due esempi particolarmente
calzanti in proposito, sono costituiti dal servizio
nel tennis e dallo stacco nel salto in alto. Entrambi
questi movimenti comportano infatti un deciso
stacco della gamba unitamente ad una sua rotazione,
situazione che aumenta il lo stress a carico del
tendine dAchille e della muscolatura della
gamba, che può esitare in una lacerazione
parziale del tendine Achilleo nella sua giunzione
muscolo-tendinea e del muscolo gastrocnemio. In
ultimo,anche superfici scarsamente elastiche,
come il cemento o lasfalto, possono causare
lesioni da sovraccarico del tendine dAchille.
La
rottura dellAchilleo costituisce, in ambito
sportivo, una delle lesioni più comuni,
interessando 1 atleta ogni 10.000 praticanti attività
sportiva con un aumento dellincidenza in
funzione delletà. La popolazione
maschile è maggiormente coinvolta rispetto
a quella femminile con un rapporto di 6:1. Gli
sport dove si registra una maggior incidenza del
fenomeno sono in calcio, il tennis, i salti e
la corsa nellambito dellatletica leggera,
la pallamano, la pallavolo. Letà
media di insorgenza lesiva è di 35 anni
e normalmente questultima avviene in tendini
già degenerati soggetti ad un aumento del
sovraccarico funzionale.
Introduzione
Le
caratteristiche elastiche dellunità
muscolo tendinea (UMT) costituiscono un importante
fattore nellambito del controllo motorio
e bioenergetico del movimento1. Raramente
nelluomo, come del resto nellanimale,
un movimento comporta unattivazione muscolare
di tipo puramente isometrico, eccentrico oppure
concentrico. La maggior parte dei movimenti umani,
è caratterizzata infatti da unattivazione
muscolare che comporta una fase di contrazione
muscolare di tipo eccentrico, immediatamente seguita
da una fase concentrica, altrimenti definita come
fase di stiramento-accorciamento10,12
(SSC). La comprensione del ruolo e dellimportanza
delle caratteristiche elastiche dellUMT
è concettualmente basata sulla legge di
Hooke, secondo la quale il comportamento elastico
di una struttura è caratterizzato dalla
relazione che intercorre tra la sua deformazione
e la forza applicata sulla struttura stessa. Nel
caso di una molla lineare ideale, una deformazione
D L è una funzione lineare della forza
D F:
D
F = K . D L (1)
nella
quale K rappresenta la costante di rigidità
della molla.
La
rigidità (o stiffness) di un sistema elastico
è rappresentata quindi da una variazione
di forza su di una variazione di lunghezza (D
F/D L), mentre il rapporto inverso (D
L/D F) rappresenta lestensibilità
(o compliance) del sistema. Le caratteristiche
elastiche muscolari possono riferirsi, sia ad
un elasticità di tipo "globale",
che è determinata dallinterazione
sinergica delle componenti muscolari e tendinee,
oppure ad unelasticità specifica
della parte passiva della componente elastica
seriale (SEC), ossia del solo tendine8.
Le caratteristiche elastiche, sia della SEC, che
del complesso muscolo tendineo in toto, costituiscono
un fattore fortemente correlato alla produzione
di forza da parte del muscolo stesso3,4.
Lelasticità
ideale dellUMT, durante un movimento che
preveda una fase di SSC, implica una compliance
tale da permettere un ottimale accumulo di energia
elastica durante la fase eccentrica del movimento
ed una stiffness tale da poter permettere una
rapida riconversione di questultima in lavoro
meccanico durante la fase concentrica, minimizzando
leffetto di termodispersione4.
Linsulto traumatico a livello tendineo e
la conseguente riparazione chirurgica, potrebbero
influenzare negativamente lelasticità
ideale dellUMT in generale e del tendine
in particolare. Infatti uno spostamento delle
caratteristiche elastiche dellUMT sul continuum
elastico, verso una maggior compliance oppure
verso una maggior stiffness, conseguenti allevento
traumatico e chirurgico, potrebbero di fatto limitare
le espressioni meccaniche dellUMT stessa.
Lo scopo di questo studio è stato quello
di verificare il possibile spostamento nellambito
del continuum elastico delle caratteristiche meccaniche
dellUMT della muscolatura della gamba ,
in seguito a rottura del tendine di Achille e
conseguente riparazione chirurgica effettuata
attraverso due diverse tecniche operatorie ( tecnica
di tenorrafia e rinforzo con tendine del plantare
gracile e tecnica di Ma e Griffith). Inoltre sono
state verificate le capacità di lavoro
meccanico e di produzione di potenza a carico
dellUMT lesa confrontandole con gli stessi
dati desunti dallarto controlaterale sano.
Soggetti
Allo
studio hanno partecipato due gruppi di soggetti,
il primo dei quali era composto da 9 individui
di sesso maschile (G1) la cui età, peso
ed altezza erano rispettivamente di ), 36.1±
9.2 anni (media ± deviazione standard), 73.4
± 6.8 kg, 176.5 ± 5.4 cm, mentre il
secondo comprendeva 9 soggetti, otto di sesso
maschile ed uno di sesso femminile (G2), la
cui età, peso ed altezza erano rispettivamente
di 35.4 ± 10.2 anni,72.4 ± 8.3 kg, 175.5
± 6.7 cm. Tutti i soggetti del gruppo G1
avevano subito un intervento ricostruttivo al
tendine di Achille tramite tecnica di tenorrafia
e rinforzo con tendine del plantare gracile, il
follow-up era di 2.0 ± 1.2 I soggetti
appartenenti al gruppo G2 erano stati sottoposti
ad un intervento, sempre a carico del tendine
di Achille tramite tecnica di Ma e Griffith, il
follow-up 2.7 ± 1,4 anni Nessun
soggetto appartenente ai suddetti gruppi presentava
un altro tipo di patologia al di là di
quella descritta, inoltre tutti furono informati
sugli scopi della ricerca ed i possibili rischi
ad essa connessi ed in ultimo invitati a fornire
un consenso informato scritto nei riguardi della
stessa.
PROTOCOLLO
Metodi
Ad
ogni soggetto, veniva richiesto di effettuare,
dopo previo riscaldamento, una serie di balzi
monopodalici della durata complessiva di 5 secondi4,
mantenendo le mani aderenti ai fianchi e larticolazione
del ginocchio il più estesa possibile,
su di una pedana a conduttanza (Ergotester, Globus
Italia, Codognè) (figura 1). I balzi venivano
effettuati, sia sullarto leso che sullarto
sano, adottando un criterio di randomizzazione.
Durante i suddetti balzi, i soggetti venivano
incitati dalloperatore nellosservare
un minimo contatto del piede al suolo, seguito
da una spinta verso lalto tale da raggiungere
ad ogni balzo la massima altezza possibile. Nessun
soggetto ha lamentato durante lesecuzione
del test una sintomatologia dolorosa a carico
dellarto leso tale da inficiare la validità
della prova stessa. Durante il test attraverso
la registrazione dei tempi di contatto e dei tempi
di volo di ogni salto, è stato possibile
calcolare, sia per larto leso che per il
controlaterale sano, i seguenti parametri:
-Laltezza
media raggiunta dal centro di gravita ad ogni
serie (H cdg)
-La
potenza media espressa in ogni serie (P)
-La
stiffness globale media dellUMT (S)
La
S dellUMT è stata calcolata grazie
alla seguente formula 4,5
(N . m-1 . kg-1 ) (2)
nella
quale Tc e Tv
sono rispettivamente il tempo di contatto
ed il tempo di volo registrato ad ogni salto.
La dimostrazione matematica della (2) e riportata
nellallegato 1.
Descrizione
delle tecniche operatorie.
Tecnica di tenorrafia e rinforzo con tendine del
plantare gracile
Il
paziente è posto in posizione prona, in
anestesia loco-regionale, con laccio emostatico
alla radice dellarto inferiore. La tecnica
prevede la pratica di un incisione cutanea
paratendinea laterale, dieresi del sottocute ed
incisione della guaina peritendinea. Si reperta
poi la rottura tendinea.
Successivamente
si eseguono la pulizia dei monconi e la tenorrafia
termino-terminale con filo non riassorbibile,
quindi si applicano punti staccati di filo riassorbibile.
Si reperta successivamente il tendine del plantare
gracile che viene disinserito prossimalmente.
Mantenendo linserzione distale si utilizza
quindi il tendine come augmentation passandolo
a doppia ansa nei due monconi. Si rinforza la
sutura con punti staccati in vycril.Si rimuove
il laccio e si esegue emostasi accurata, inoltre
applica un drenaggio in aspirazione, si sutura
il piano sottocutaneo e si applicano steril-streeps.
In ultimo si applica una medicazione compressiva
con piede in equino e ginocchio flesso.
Tecnica
di Ma e Griffith
Il
paziente è in posizione prona, anestesia
periferica senza tourniquet.Il moncone tendineo
prossimale viene individuato palpatoriamente a
circa 2 cm dal vallo ed a questo livello vengono
praticate due incisioni cutanee, mediale e laterale.
Utilizzando una pinza emostatica curva, introdotta
attraverso ognuna delle due incisioni, si procede
allo scollamento del tessuto sottocutaneo dal
piano tendineo sottostante. Si utilizza quindi
una fibra non riassorbibile dotata di doppio ago
retto. Partendo dallincisione laterale,
si attraversa il moncone tendineo, sino a fuoriuscire
dallincisione mediale ed avere unuguale
lunghezza di filo su entrambi i versanti. I due
aghi vengono quindi reinseriti nelle rispettive
incisioni, orientati distalmente di circa 45°
rispetto allasse del tendine, per fuoriuscire
poi dalla cute controlaterale. Il punto di uscita
dalla cute di ciascun ago, è generalmente
prossimo al margine del moncone prossimale. Una
forza applicata simultaneamente sui due fili,
traziona la parte prossimale della sutura. Lago
del filo laterale, viene a questo punto sostituito
con un ago curvo che passa distalmente attraverso
il tessuto sottocutaneo, decorre parallelamente
alla rottura tendinea, quindi attraversa la porzione
distale del tendine, circa 1,5 cm distalmente
rispetto al punto di rottura. Questo punto di
uscita dellago vine accuratamente deteso
attorno allago saliente la sutura viene
trazionata. Si ri-sostituisce lago curvo
con uno retto ripassato attraverso lultimo
foro praticato nella cute, dirigendosi questa
volta in senso trasversale rispetto allasse
del tendine e fuoriuscendo dalla cute laterale.
La sutura sul versante mediale è trazionata
e fuoriesce dal punto distale prima praticato.
Ancora, un ago curvo sostituisce lago retto
del filo mediale e ripassa attraverso il punto
cutaneo passando poi prossimamente fra tessuto
sottocutaneo e rottura tendinea per fuoriuscire
dal punto allargato mediale. Le due suture fuoriescono
a questo punto dalla cute mediale della caviglia.
Con la caviglia posizionata in equino, si applica
una trazione sui due fili e si avvicinano i due
monconi tendinei. Completato lavvicinamento
si annodano i fili ( tre nodi), si taglia il filo
in eccesso e si annidano i nodi nel sottocute.
Statistica
Per
ogni parametro considerato sono stati considerati
i valori statistici medi (media e deviazione standard).
Dopo aver verificato la distribuzione dei dati
attraverso il test di normalità della distribuzione
di Kolgomorov e Smirnov, è stata verificata
la significatività delle differenza tra
le medie dei parametri calcolati attraverso un
test non parametrico di Wilkoxon. La significatività
della differenza di percentuale tra H cdg, P ed
S tra larto sano e larto leso registrata
nel G1 e nel G2 è stata testata statisticamente
attraverso il test non parametrico U di Mann-Withney.
La significatività statistica è
stata fissata a p<0.05.
Risultati
Nel
gruppo G1 il valore di H cdg raggiunto grazie
alla spinta propulsiva dellarto leso è
risultato essere pari al 72.76 ± 19.68% del
valore di H cdg raggiunto mediante la spinta effettuata
sullarto sano. La differenza è risultata
statisticamente significativa (p<0.05).
Nel
gruppo G2 il valore di H cdg raggiunto grazie
alla spinta propulsiva dellarto leso è
risultato essere pari al 77.61 ± 12.41% del
valore di H cdg raggiunto mediante la spinta effettuata
sullarto sano. La differenza è risultata
statisticamente significativa (p<0.01).
La
differenza statistica tra i suddetti valori registrati
nei due gruppi non è risultata statisticamente
significativa.
Nel
gruppo G1 il valore di P prodotto dallarto
leso è risultato essere pari all
80.98 ± 13.39 % del valore di P raggiunto
dallarto sano. La differenza è risultata
statisticamente significativa (p<0.05).
Nel
gruppo G2 il valore di P prodotto dall leso
è risultato essere pari all 82.81
± 9.16 % del valore di P raggiunto dall
arto sano. La differenza è risultata statisticamante
significativa (p<0.01).
La
differenza statistica tra i suddetti valori registrati
nei due gruppi non è risultata statisticamente
significativa.
Nel
gruppo G1 il valore di S a carico dell leso
è risultato essere maggiore dello 0.35
± 16.47% rispetto allo stesso valore relativo
allarto sano . La differenza non è
risultata statisticamente significativa.
Nel
gruppo G2 il valore di S a carico dell leso
è risultato essere maggiore del 6.10 ±
7.64% rispetto allo stesso valore relativo allarto
sano . La differenza è risultata statisticamente
significativa (p<0.05).
La
differenza statistica tra i suddetti valori registrati
nei due gruppi è risultata statisticamente
significativa (p<0.05).
I
risultati riguardanti le medie dei parametri calcolati
nei due gruppi e la significatività statistica
della differenza tra le medie è riportata
in tabella 1 per il gruppo G1 ed in tabella 2
per il gruppo G2.
Discussione
I
dati relativi alla S, indicano che i pazienti
del G2, sottoposti alla tecnica operatoria di
Ma e Griffith, mostrano un aumento significativo
della S nellarto operato rispetto al controlaterale
leso (212.26 ± 38.27 versus 197.35 ±
24.72, p<0.05). Questo irrigidimento del UMT
potrebbe essere imputabile, sia al tipo di suturazione
effettuato, che al numero di suture utilizzate
in questo tipo di tecnica operatoria 11,
nonché ad una maggior formazione di tessuto
collagene contestualmente ad una possibile variazione
del diametro e dellangolazione delle fibre
di collagene stesse14. Lintervento
utilizzato nel gruppo G1, al contrario non comporterebbe
un incremento statisticamente significativo della
S dellUMT. Tuttavia, come evidenziabile
dallampio valore di dispersione registrato
riguardante laumento percentuale di S nellarto
leso rispetto al controlaterale (0.35 ± 16.47%
), occorre sottolineare come il 56% dei pazienti
(5 su nove) abbia fatto registrare un aumento
significativo della S, mentre il 44% (4 su nove)
abbia mostrato un aumento significativo della
compliance. Laumento di S registrato nei
5 pazienti sopraindicati, può essere essenzialmente
dovuto alle stesse cause invocate nel caso dei
pazienti del gruppo G2. Al contrario, laumento
di compliance osservato negli altri 4 pazienti,
potrebbe essere attribuibile ad un aumento della
sinuosità intratendinea susseguente allatto
operatorio6. In ragione dellalto
grado di dispersione registrato, è comunque
ragionevole avanzare lipotesi che questo
tipo dintervento, paragonato a quello utilizzato
nel gruppo G2, che determina un netto aumento
della S dellUMT, induca una risposta strutturale
dellUMT meno standardizzata.
In
entrambi i gruppi è stato registrato un
decremento statisticamente significativo nei parametri
di Hcdg e P a carico dellarto leso nei confronti
del controlaterale. Inoltre tale decremento è
sostanzialmente della stessa entità, sia
nel gruppo G1, che nel gruppo G2. Questo dato
conferma il fatto che, anche una leggero spostamento
delle caratteristiche dellUMT sul proprio
continuum elastico, sia nel senso di un accresciuta
stiffness, che di un aumento della compliance,
determina in ogni caso uno scadimento delle caratteristiche
elastiche, e conseguentemente meccaniche, dellUMT
stessa4,18.
Tuttavia
è importante notare, soprattutto per ciò
che riguarda il tipo di intervento utilizzato
nel gruppo G1, nel quale la risposta meccanica
dellUMT allo stesso appare maggiormente
variabile, che il piano riabilitativo susseguente
allintervento stesso dovrebbe necessariamente
basarsi sul tipo di cambiamento subito dallUMT.
Infatti uno scadimento delle caratteristiche elastiche
dellUMT dovuto ad un aumento della stiffness
di questultima, necessita di un piano dintervento
riabilitativo completamente diverso rispetto a
quello da effettuarsi nel caso di una diminuzione
delle caratteristiche elastiche, e quindi di rendimento
meccanico, dovuto ad un aumento della compliance
dellUMT. Nel primo caso infatti la strategia
riabilitativa deve indirizzarsi verso un tipo
di attività, come lo stretching od il PNF,
che tendano a riportare le caratteristiche meccaniche
dellUMT verso la parte "compliance"
del continuum elastico; nel secondo caso invece,
il piano riabilitativo deve basarsi su un tipo
di lavoro che tenda ad aumentare la stiffness
dellUMT, riportandola verso la parte "stiff"
del continuum elastico stesso. A questo scopo
sembrerebbero particolarmente adatti programmi
riabilitativi basati su contrazioni eccentriche
ed isometriche, le quali sarebbero in grado di
determinare un aumento della stiffness dellUMT15,16.
Per sottolineare quanto sia importante la scelta
dintervento in campo riabilitativo, in special
modo nello sportivo, è necessario ricordare
che un tendine con uneccessiva stiffness,
trasmette in modo più repentino al muscolo
il cambiamento di lunghezza, questo può
costituire un elemento di rischio per la struttura
muscolare soprattutto durante la fase eccentrica
della contrazione2,9,17, inoltre una
eccessiva stiffness del tendine obbligherebbe
di fatto il muscolo a lavorare nella porzione
bassa e destra della relazione forza-velocità,
creando un possibile disadattamento nei confronti
dei carichi elevati17. Al contrario
uneccessiva compliance del tendine, comportando
un abbassamento della frequenza di risonanza dellUMT4
e provocherebbe uneccessiva tendenza alloscillazione
dellUMT stessa, soprattutto in movimenti
rapidi e di piccola ampiezza, durante i quali
il fattore di smorzamento dellUMT è
basso4,17. E inoltre importante
sottolineare come il protocollo del test utilizzato
nel presente studio si dimostri particolarmente
adatto al calcolo della stiffness della SEC, in
quanto in movimenti rapidi e di piccola ampiezza,
come appunto quelli previsti nel protocollo utilizzato,
la stiffness del tendine è sovrapponibile
alla stiffness del muscolo, in quanto in tali
condizioni lo scivolamento dei miofilamenti, causato
dal ciclo dei ponti acto-miosinici, appare poco
pronunciato e tutti i cambiamenti di lunghezza
sono sostanzialmente a carico della SEC stessa8.
Questo tipo di test quindi, non soltanto viene
a colmare la mancanza di prove funzionali attendibili
in grado di quantificare obbiettivamente ed in
modo riproducibile le caratteristiche meccaniche
dellUMT13 ma è anche in
grado di fornire delle importanti informazioni
che permettono di orientare coerentemente il piano
riabilitativo susseguente allintervento
chirurgico.riabilitativo susseguente allintervento
chirurgico.
|
Arto sano
|
Arto leso
|
Significatività della differenza
tra le medie
|
H cdg (m)
|
12.29 ±
3.73
|
8.97 ±
2.52
|
*
|
P (W . kg-1)
|
15.77 ±
2.49
|
13.00 ±
2.74
|
*
|
S (N . m-1 .
kg-1)
|
217.80 ±
38.44
|
219.59±
27.01
|
n.s
|
Tabella
1: valori medi dei parametri registrati e significatività
statistica della differenza tra le medie riguardante
il G1. * p<0.05.
|
Arto sano
|
Arto leso
|
Significatività della differenza
tra le medie
|
H cdg (m)
|
12.16 ±
2.27
|
9.54 ±
2.97
|
**
|
P (W . kg-1)
|
16.01 ±
2.55
|
13.31 ±
3.03
|
**
|
S (N . m-1 .
kg-1)
|
197.35 ±
24.72
|
212.26 ±
38.27
|
*
|
Tabella
2: valori medi dei parametri registrati e significatività
statistica della differenza tra le medie riguardante
il G2. * p<0.05, ** p<0.001.
Figura 1: esemplificazione
delle registrazione dei tempi di contatto e dei
tempi di volo su pedana a conduttanza.
Figura
2: anche un minimo cambiamento delle caratteristiche
dellUMT, sia nel senso di una moggior stiffness,
che di un accresciuta compliance, può allontanare
lUMT stessa dalla propria zona di "elasticità
ideale" e quindi determinarne lo scadimento
del rendimento meccanico durante un movimento
che comporti uno SSC4.
ALLEGATO
1
Il
calcolo della stiffness, espressa in N . m-1
. kg-1 è basato sulla modellizzazione
della forza di reazione al suolo attraverso una
curva di tipo sinusoidale7:
F(t) = Fmax . sin (p / TC
. t) [ 1]
nella
quale Fmax rappresenta il valore
del picco di forza e TC il tempo
di contatto che a sua volta corrisponde al semi-periodo
del segnale sinusoidale. Assumendo che larea
sottesa al di sotto della curva sinusoidale, sia
eguale allimpulso della forza di reazione
al suolo, diviene possibile determinare, il picco
di forza, lo spostamento verticale e la stiffness
del sistema.
Determinazione
di Fmax
Il
cambiamento del momento durante il tempo di contatto
è eguale a:
Dove
v rappresenta la velocità verticale,
M la massa del corpo, g laccelerazione
di gravità e TC il tempo
di contatto.
Sostituendo
la [ 1] nella precedente equazione si
avrà:
Il
picco di forza sarà dunque uguale a :
[ 2]
Determinazione
della velocità
Attraverso
lintegrazione dellaccelerazione verticale
del corpo si ottiene che la velocità sarà
eguale a:
nella
quale v(0) è la velocità verticale
verso il basso al momento del contatto al suolo.
La
velocità può essere quindi espressa
come:
Sapendo
che a metà del contatto la velocità
è nulla, si avrà:
Da
cui lespressione finale della velocità
sarà uguale a:
[ 3]
Determinazione
dello spostamento verticale
Attraverso
lintegrazione della precedente espressione
della velocità avremo:
nella
quale z(0) rappresenta la posizione verticale
del centro di massa al momento del touch-down.
Assumendo
che z(0) = 0 e sostituendo la [ 3] alla
precedente avremo:
Lequazione
relativa allo spostamento risulterà quindi
essere :
[
4]
In
funzione del calcolo della stiffness deve essere
calcolato anche lo spostamento totale a metà
del contatto, che risulterà eguale a :
[ 5]
La
determinazione della stiffness
La
stiffness è definibile come la ratio del
picco di forza sullo spostamento totale:
Utilizzando
la [ 2] e la [ 5] lequazione
finale che permette il calcolo della stiffness
è:
[ 6]
Utilizzando
la [ 6] è
quindi possibile calcolare la stiffness dellUMT
attraverso la misurazione dei tempi di contatto
(TC) e dei tempi di volo (TV)
nel corso del test di salto effettuato su pedana
a conduttanza.
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