Lincidenza
fisiologica dei parametri di durata, intensità
e recupero nell'ambito dell'allenamento intermittente
di
Bisciotti Gian Nicola
CRIS,
UFR-STAPS Université Claude Bernard, Lyon
1, France
Sommario
Lo scopo del presente
studio è stato quello di verificare il
coinvolgimento del meccanismo aerobico ed anaerobico
lattacido durante un esercizio di tipo intermittente
svolto a diverse intensità rispetto alla
velocità aerobica massimale. Al presente
studio hanno partecipato 15 soggetti ai quali,
dopo un test di determinazione della velocità
aerobica massimale, è stato richiesto di
effettuare un test di corsa intermittente ad una
percentale della velocità aerobica massimale
pari mediamente al 100%, 105%, 110% e 115%, secondo
le seguenti modalità : 10" di
lavoro seguito da 10" di recupero passivo,
20" di lavoro seguito da 20" di recupero
passivo e 30" di lavoro seguito da 30"
di recupero passivo. La produzione di lattato
durante il test di corsa intermittente è
stata determinata grazie a due prelievi di sangue
capillare arterializzato effettuati rispettivamente
a metà ed alla fine delle sessioni di corsa
previste. In base alla differenza tra la concentrazione
di lattato ematico registrata a metà ed
alla fine di ogni tipo di test ed allanalisi
statistica dei dati è stato possibile classificare
i vari tipi di lavoro intermittente studiati come
di tipo : "aerobico" (la differenza
assoluta tra il valore di lattato registrato a
metà ed alla fine dellesercitazione
era < di 1 mmol . l-1), "blandamente
anaerobico lattacido" (la differenza tra
il valore di lattato registrato a metà
ed alla fine dellesercitazione era compresa
tra 1 e 2 mmol . l-1). anaerobico lattacido"
(la differenza tra il valore di lattato registrato
a metà ed alla fine dellesercitazione
era compresa tra 2 e 3 mmol . l-1)
e "fortemente anaerobico lattacido"
(la differenza tra il valore di lattato registrato
a metà ed alla fine dellesercitazione
risultava > 3 mmol . l-1).
I dati desunti
dal presente studio dimostrerebbero quindi come
nel corso di un lavoro di tipo intermittente,
variando i parametri di tempo di lavoro, tempo
di recupero ed intensità di lavoro, sia
possibile variare la risposta adattiva fisiologica
allesercizio.
Parole Chiave :
Allenamento intermittente, velocità aerobica
massimale, lattato.
Introduzione
Nellambito
delle esercitazioni rivolte al miglioramento delle
caratteristiche aerobiche ed anaerobiche dellatleta,
lallenamento definito con il termine di
"intermittente" ha conosciuto nellarco
degli ultimi anni un interesse sempre maggiore
(Colli e coll., 1997; Impellizzeri e coll., 2001).
Per lavoro intermittente (IT) si intende un tipo
di attività composta da una serie di sforzi
la cui durata sia minore di 1, questa tipologia
di esercitazioni differisce dal lavoro intervallato
per il fatto che questultimo è composto
da una serie di momenti di lavoro la cui durata
è compresa tra i 2 ed i 6 (Åstrand,
1992), anche se occorre comunque ricordare come
un particolare tipo di lavoro intervallato, denominato
"Friburghese classico" consiste in prove
di 200, 300 e 400 metri che, nel caso di un atleta
di buon livello prestativo, vengono svolte in
tempi minori di 1 (Van Aaken e Berben, 1971).
Entrambi questi tipi di allenamento si pongono
in alternativa al lavoro di tipo continuo, inteso
appunto come un tipo di attività che sia
prolungata nel tempo.
Il principio di
base su cui si fonda lIT è quello
di alternare degli sforzi di elevata intensità
a fasi di recupero passivo oppure di recupero
attivo, durante le quali comunque lattività
sia di bassa intensità (Billat, 2001).
LIT trova
un buon campo applicativo sostanzialmente in tre
tipi di attività sportive (Colli e coll.,
1997) che sono costituite da :
- i giochi sportivi
- le prove di
mezzofondo la cui durata sia compresa tra i
90" e gli 8
- lallenamento
della forza resistente
Linteresse
dellIT può essere ricondotto a due
diversi aspetti. In primo luogo, secondo alcuni
Autori, il lavoro di tipo intermittente favorisce
un maggior incremento del VO2max ,
una maggior produzione di lattato ed un maggior
tempo trascorso a velocità aerobica massimale
(VAM) rispetto ad un lavoro di tipo continuo svolto
alla medesima intensità (Gorostiaga e coll.,
1991; Billat e coll., 2000). Secondariamente lIT
si rivela essere maggiormente specifico nei confronti
del modello prestativo in attività di tipo
frazionato come il calcio od il basket (Colli
e coll., 1997).
Gli studi condotti
sullIT possono essere suddivisi in due categorie
principali. Nella prima ritroviamo tutti gli studi
inerenti lavori la cui intensità sia compresa
tra il 130 ed il 160 % del VO2max,
di una durata che va da un minimo di 15 ad un
massimo di 40, interrotta da un breve
intervallo di recupero, compreso tra i 15 ed i
40. Lo scopo di questi studi, che
peraltro rappresentano i protocolli maggiormente
datati, era quello di stabilire il tempo limite
e/o il massimo numero di ripetizioni eseguibili
da parte dellatleta rispettando i diversi
criteri di lavoro (Billat, 2001). Nella seconda
categoria, in cui ritroviamo gli studi più
recenti e numericamente più consistenti,
i protocolli di lavoro prevedono lesecuzione
di sforzi massimali di breve durata intervallati
da pause più o meno lunghe (da 30
a 5), il cui scopo è quello di stabilire
gli eventuali cambiamenti nella produzione di
potenza in funzione dei successivi periodi di
lavoro, nonché i cambiamenti metabolici
indotti nella muscolatura interessata (Billat.,
2001).
In questa seconda
categoria ritroviamo quindi protocolli di lavoro
di tipo "all out", in cui si richiede
allatleta uno sforzo di tipo massimale,
di breve durata e reiterato nel tempo. In questi
tipi di protocollo tuttavia vi è lobbiettiva
difficoltà per latleta nel poter
mantenere unidentica velocità in
tutte le prove richieste a causa dellinsorgenza
del fenomeno della fatica (Impellizzeri e coll.,
2001), questo potrebbe comportare una difficoltà
nella standardizzazione dellintensità
dello sforzo richiesto dal protocollo di studio
stesso. In effetti latleta riesce a mantenere
unidentica velocità di percorrenza
in tutte le prove richieste, solamente se la velocità
richiesta non è massimale (Impellizzeri
e coll., 2001), questo permetterebbe una maggior
standardizzazione dellintensità di
lavoro allinterno del protocollo di studio.
E ragionevole pensare infatti che diverse
intensità di lavoro, sempre in ambito sub-massimale,
che prevedano prove la cui velocità sia
compresa tra il 65 e l80% della massima
velocità sostenibile sulla distanza oppure
sul tempo previsti (in altri termini prove sostenute
ad intensità medie comprese tra il 100
ed il 130% della VAM), inducano diverse risposte
per ciò che riguarda i meccanismi di ripristino
energetico principalmente chiamati in causa durante
i diversi tipi di lavoro richiesti. Variando i
tre parametri principali che permettono la costruzione
di un protocollo di IT, ossia il tempo di lavoro,
lintensità di lavoro, ed il tempo
di recupero, sarebbe quindi possibile costruire
dei protocolli che incidano maggiormente sul meccanismo
aerobico oppure su quello anaerobico lattacido.
Questo potrebbe costituire un interessante criterio
discriminante nella scelta del tipo di lavoro
intermittente da adottare in funzione degli stimoli
funzionali ricercati.
Lo scopo di questo
lavoro è appunto quello di identificare
i meccanismi di ripristino energetico maggiormente
sollecitati in funzione della diversa combinazione
dei parametri di tempo ed intensità di
lavoro e di durata del tempo di recupero utilizzabili.
Materiale e
metodi
Soggetti
In questo studio
sono stati considerati quindici soggetti la cui
età, peso ed altezza erano rispettivamente
23 ± 3 anni (media ± standard deviation) 78.3
± 5.5 kg e 177.6 ± 5.4 cm. Tutti i soggetti considerati
praticavano calcio a livello semi-professionale
e durante il periodo dei test tutti continuarono
la loro normale attività di allenamento.
Nessun soggetto mostrava problemi di tipo muscolare
o neuromuscolare. Tutti i soggetti furono informati
sullo scopo dello studio e sui possibili rischi
ad esso connessi. Inoltre ogni soggetto fornì
un consenso scritto relativo alla propria partecipazione
alla sperimentazione prima di sottoporsi ad i
vari test richiesti.
Protocollo
Test di determinazione
della VAM
Ad ogni soggetto
è stato richiesto di effettuare una corsa
a velocità progressivamente crescente su
treadmill (modello Run- race, Technogym, Italy).
La velocità di partenza era fissata per
tutti gli atleti a 2.5 m . s-1 (9 km
.h-1) e veniva progressivamente aumentata
di 0.13 m.s-1 (0.5 km .h-1)
ogni 60 (Brue, 1985). Il consumo di
O2 veniva calcolato grazie ad un misuratore
di gas espirati (Teem 100, Aero Sport, U.S.A),
la misurazione dellaria espirata era registrata
ed integrata ogni 20. Inoltre ad ogni
soggetto, alla fine di ogni incremento di velocità
di corsa, veniva prelevato da un lobo dellorecchio
un campione di sangue venoso arterializzato di
20 microlitri allo scopo di determinare la produzione
di lattato. Il campione sanguigno era analizzato
ad un analizzatore fotoenzimatico (modello Accusport,
Boehringer and Mannheim, Germany).
Veniva considerata
come VAM di ogni atleta la velocità alla
quale venivano registrati i seguenti parametri
(Billat, 1998; Bird and Davison, 1997):
- Il raggiungimento
della FC massimale teorica
- Un quoziente
respiratorio > di 1.1
- Una produzione
di lattato > di 8 mmol . l-1
- Il raggiungimento
di un plateau nel consumo di O2
Test intermittente
Ad ogni soggetto
veniva richiesto di effettuare tre diversi tipi
di corsa intermittente, effettuati su di una pista
di atletica, in cui il tempo di lavoro ed il tempo
di recupero erano rispettivamente di :
- 10-10
- 20"-20"
- 30"-30"
In ogni tipo di
lavoro il recupero era effettuato in forma passiva
(atleta fermo sul posto), durante il test il ritmo
di corsa veniva dato da un segnale sonoro prodotto
da un computer equipaggiato di un programma specificatamente
concepito. I tre tipi di lavoro sopra menzionati
venivano effettuati a quattro diverse intensità
calcolate in base alla VAM di ogni soggetto ricavata
dal test di VAM precedentemente descritto. Le
quattro intensità medie di lavoro adottate
erano pari al 100%, 105%, 110% e 115% della VAM
individuale. Le distanze medie percorse in funzione
dellintensità di corsa adottata,
i tempi totali di lavoro ed i tempi di prelievo
sanguigno relativi ai diversi tipi di IT sono
presentati in tabella 1. Ad ogni sessione di test
veniva richiesto allatleta di effettuare
un solo tipo di IT, le sessioni di test per ogni
atleta erano intervallate da 24 h di recupero.
Alla metà ed alla fine di ogni sessione
di IT veniva effettuato un prelievo di sangue
capillare arterializzato di 20 microlitri dal
lobo dellorecchio che veniva analizzato,
al fine di registrare la produzione di lattato
grazie ad un analizzatore fotoenzimatico (modello
Accusport, Boehringer and Mannheim, Germany).
Durante i due giorni che precedevano ogni prova
veniva richiesto ad ogni partecipante di astenersi
dalleffettuare attività fsiche spossanti
ed inoltre di controllare il proprio regime alimentare,
cercando, per quanto possibile di standardizzarlo.
Prima di ciascuna prova ogni atleta effettuava
un riscaldamento standard a base di corsa e stretching
della durata di 15. Ogni atleta effettuava
tutte le prove richieste nella stessa fascia oraria
(tra le 10:00 e le 13:00) al fine di minimizzare
gli effetti delle variazioni di tipo circadiano
(Reilly and Brooks, 1986).
Statistica
Per ogni variabile
considerata sono stati calcolati gli indici statistici
di base (media e deviazione standard), è
stata inoltre calcolata, per ogni percentuale
di VAM considerata, la differenza aritmetica delle
medie dei valori di lattato registrati a metà
ed alla fine del test di IT. Lipotesi di
equivalenza tra il valore di lattato registrato
a metà test e quello registrato alla fine
del test stesso è stata verificata attraverso
un test di c 2
(valore osservato contro valore atteso). La significatività
statistica è stata posta a p< 0.05.
La magnitudo della
differenza tra la produzione di lattato registrata
a metà esercizio e la produzione di lattato
registrata alla fine dello stesso, è stata
calcolata attraverso un test di effect size (ES)
utilizzando la seguente formula ( Thomas e coll.
1991):
ES= M1
M2 / SD
Dove M1
= media del primo risultato, M2 = media
del secondo risultato an SD = deviazione standard
Risultati
Il valore di VAM
registrato durante il test specifico e stato di
16.5 ± 2.3 km . h-1 , corrispondente
ad un valore di VO2 max pari a 58.62
± 7.76 ml . kg-1 . min-1.
I risultati riguardanti
il valore di lattato registrato durante i diversi
tipi di test intermittenti effettuati al 100%,
105%, 110% e 115% della VAM, congiuntamente ai
valori relativi ai test di c 2
e di ES, sono riportati rispettivamente nelle
tabelle 2, 3, 4 e 5.
Intensità media in % della VAM
|
Modalità di corsa (secondi)
|
Distanza (metri)
|
Tempo totale di lavoro (minuti)
|
Tempo 1° prelievo
|
Tempo 2° prelievo
|
100
|
10"-10"
|
45.8 ±
6.4
|
12
|
6
|
12
|
100
|
20"-20"
|
91.6 ±
12.8
|
12
|
6
|
12
|
100
|
30"-30"
|
137.4 ±
19.2
|
12
|
6
|
12
|
105
|
10"-10"
|
48.1 ±
6.70
|
12
|
6
|
12
|
105
|
20"-20"
|
96.2 ±
13.4
|
12
|
6
|
12
|
105
|
30"-30"
|
144.3 ±
20.1
|
12
|
6
|
12
|
110
|
10"-10"
|
50.4 ±
7.0
|
12
|
6
|
12
|
110
|
20"-20"
|
100.8 ±
14.0
|
12
|
6
|
12
|
110
|
30"-30"
|
151.2 ±
21.0
|
12
|
6
|
12
|
115
|
10"-10"
|
52.7 ±
7.4
|
8
|
4
|
8
|
115
|
20"-20"
|
105.4 ±
14.8
|
8
|
4
|
8
|
115
|
30"-30"
|
158.1 ±
22.2
|
8
|
4
|
8
|
Tavola 1: distanze
percorse, tempi totali di lavoro svolto e tempi
di prelievo sanguigno relativi ai test di IT effettuati
alle diverse percentuali della VAM e secondo le
tre differenti modalità previste dal protocollo
di test.
Modalità di corsa (secondi)
|
1o prelievo (mmol . l-1)
|
2à prelievo (mmol . l-1)
|
Differenza (mmol . l-1)
|
Significatività statistica
|
ES
|
10"-10"
|
4.94 ± 0.39
|
5.33 ± 0.33
|
0.39 ± 0.06
|
**
|
0.54
|
20"-20"
|
5.02 ± 0.36
|
5.43 ± 0.29
|
0.41 ± 0.07
|
**
|
0.63
|
30"-30"
|
5.24 ± 0.38
|
5.69 ± 0.31
|
0.45 ± 0.07
|
**
|
0.65
|
Tavola 2: valori
relativi al lattato registrato a metà test
(6) ed a fine test (12) durante le
diverse modalità di corsa effettuate al
100% della VAM. In colonna 4 sono riportate le
differenze di produzione di lattato riscontrate
tra il 1° ed il secondo prelievo, in colonna
5 è riportata la significatività
statistica relativa allipotesi di equivalenza
ed in colonna 6 è riportato il valore del
test di ES.
* p< 0.05; **
p < 0.01; *** p< 0.001
Modalità di corsa (secondi)
|
1o prelievo (mmol . l-1)
|
2à prelievo (mmol . l-1)
|
Differenza (mmol . l-1)
|
Significatività statistica
|
ES
|
10"-10"
|
5.70 ± 0.51
|
7.48 ± 1.06
|
1.78 ± 0.55
|
n.s.
|
1.13
|
20"-20"
|
6.02 ± 0.50
|
7.82 ± 1.03
|
1.80 ± 0.53
|
n.s.
|
1.17
|
30"-30"
|
6.29 ± 0.61
|
8.14 ± 1.06
|
1.85 ± 0.45
|
n.s.
|
1.10
|
Tavola 3: valori
relativi al lattato registrato a metà test
(6) ed a fine test (12) durante le
diverse modalità di corsa effettuate al
105% della VAM. In colonna 4 sono riportate le
differenze di produzione di lattato riscontrate
tra il 1° ed il secondo prelievo, in colonna
5 è riportata la significatività
statistica relativa allipotesi di equivalenza
ed in colonna 6 è riportato il valore del
test di ES.
- p< 0.05;
** p < 0.01; *** p< 0.001.
Modalità di corsa (secondi)
|
1o prelievo (mmol . l-1)
|
2à prelievo (mmol . l-1)
|
Differenza (mmol . l-1)
|
Significatività statistica
|
ES
|
10"-10"
|
5.71 ± 0.33
|
7.75 ± 0.40
|
2.04 ± 0.11
|
n.s.
|
2.79
|
20"-20"
|
6.20 ± 0.61
|
8.90 ± 0.65
|
2.70 ± 0.04
|
n.s.
|
2.14
|
30"-30"
|
7.37 ± 0.51
|
10.3 ± 0.69
|
2.93 ± 0.18
|
n.s.
|
2.44
|
Tavola 4: valori
relativi al lattato registrato a metà test
(6) ed a fine test (12) durante le
diverse modalità di corsa effettuate al
110% della VAM. In colonna 4 sono riportate le
differenze di produzione di lattato riscontrate
tra il 1° ed il secondo prelievo, in colonna
5 è riportata la significatività
statistica relativa allipotesi di equivalenza
ed in colonna 6 è riportato il valore del
test di ES.
p< 0.05; **
p < 0.01; *** p< 0.001.
Modalità di corsa (secondi)
|
1o prelievo (mmol . l-1)
|
2à prelievo (mmol . l-1)
|
Differenza (mmol . l-1)
|
Significatività statistica
|
ES
|
10"-10"
|
5.73 ± 0.35
|
9.10 ± 0.60
|
3.37 ± 0.25
|
n.s.
|
3.54
|
20"-20"
|
6.44 ± 0.51
|
10.52 ± 0.80
|
4.08 ± 0.29
|
n.s.
|
3.11
|
30"-30"
|
8.64 ± 0.49
|
13.16 ± 0.95
|
4.52 ± 0.46
|
n.s.
|
3.13
|
Tavola 5: valori
relativi al lattato registrato a metà test
(4) ed a fine test (8) durante le
diverse modalità di corsa effettuate al
115% della VAM. In colonna 4 sono riportate le
differenze di produzione di lattato riscontrate
tra il 1° ed il secondo prelievo, in colonna
5 è riportata la significatività
statistica relativa allipotesi di equivalenza
ed in colonna 6 è riportato il valore del
test di ES.
p< 0.05; **
p < 0.01; *** p< 0.001.
Discussione
Il livello di concentrazione
di lattato ematico [ Las] , è sempre
stato considerato uno degli indici principali
nell'ambito del controllo e della pianificazione
dellallenamento di resistenza organica ,
tuttavia alcuni aspetti legati a questo parametro
fisiologico , come ad esempio il concetto di soglia
anaerobica, sono stati recentemente oggetto di
numerose discussioni ( Yeh e coll., 1983; Brooks,
1985; Hughson e coll., 1987; Di Prampero e coll.,
1998 ). Correntemente la SA è definita
come lintensità di lavoro alla quale
la produzione di lattato ematico si stabilizza
a 4 mmol . l-1 ( Heck e coll., 1985),
fermo restando che questultima possa essere
determinata anche con mezzi indiretti come la
relazione intercorrente tra il consumo di O2,
lintensità del lavoro effettuato
e la velocità da un lato e la produzione
di CO2 , la frequenza cardiaca oppure
la ventilazione polmonare dallaltro. Il
concetto di SA suggerisce quindi il fatto che,
al di sopra di tale intensità di lavoro,
lorganismo debba ricorrere massicciamente
al sistema anaerobico lattacido quale principale
fonte di ripristino energetico. Tuttavia il concetto
di SA legato alla stabilizzazione della produzione
di lattato a 4 mmol . l-1 è
fortemente criticabile (Di Prampero e coll., 1998).
In effetti alcuni lavori sperimentali ( Pinto
Ribeiro e coll., 1986) hanno dimostrato come,
durante un lavoro svolto ad unintensità
pari alla SA, la produzione di lattato, dopo un
primo picco iniziale, si stabilizzi ad un valore
che può essere anche superiore a quello
di 4 mmol . l-1 e tenda a restare tale
sino alla fine dellesercitazione stessa.
In questo caso la totale "aerobicità"
dellesercizio verrebbe comunque dimostrata
dal valore del quoziente respiratorio che rimane
allo stesso livello osservato durante lavori svolti
ad intensità inferiori, durante i quali
la [ Las] era compresa tra 2 e 3 mmol
. l-1. Per questo motivo, la costanza
della [ Las] , seppure ad un valore superiore
rispetto a quello classicamente adottato per la
definizione della SA, dimostrerebbe lo stato di
aerobicità organica globale al quale lesercizio
viene effettuato (Di Prampero e coll., 1998).
Il fatto che la [ Las] possa stabilizzarsi
a livelli relativamente più elevati rispetto
alle classicamente accettate 4 mmol . l-1,
implica di per se la maggior produzione di lattato
da parte di alcune fibre, verosimilmente le fibre
di tipo FT, e la metabolizzazione del medesimo
da parte di altre fibre muscolari, presumibilmente
di tipo ST. Questo meccanismo permetterebbe di
mantenere un equilibrio tra la produzione di lattato
ed il suo smaltimento ed in ultima analisi consentirebbe
lo svolgimento dellesercitazione in un regime
di equilibrio aerobico.
Questo concetto,
oltre che nel caso del lavoro continuo, può
essere adottato anche nel caso di un IT, durante
il quale il mantenimento o meno di un equilibrio
tra produzione e smaltimanto di lattato, può
essere adottato come criterio discriminativo della
aerobicità o meno dellesercitazione
stessa. In altre parole un esercitazione che mantenga,
dopo un primo picco di incremento (Pinto Ribeiro
e coll., 1986), una [ Las] stabile, indipendentemente
dal valore assoluto di questultima, può
a tutti gli effetti essere considerato come unesercitazione
di tipo aerobico, al contrario il verificarsi
di un progressivo aumento di [ Las] ,
starebbe ad indicare il pieno coinvolgimento dei
processi anaerobici lattacidi quale meccanismo
precipuo di resintesi energetica (Pinto Ribeiro
e coll., 1986; Di Prampero e coll., 1998). Sempre
a questo proposito, Heck e coll. (1985) proposero
di fissare al valore di 1 mmol . l-1
la massima differenza tra i livelli di [ Las]
registrati ad inizio e fine esercizio, stabilendo
che al di là di tale valore lesercitazione
fosse classificabile come anaerobica lattacida.
I dati ritrovati nel presente studio dimostrerebbero
che tale equilibrio tra smaltimento e produzione
di lattato, che testimonierebbe appunto la completa
"aerobicità" dellesercizio,
è ritrovabile solamente nel corso dell
IT effettuato ad un intensità pari al 100%
della VAM, indipendentemente dalla modalità
di esecuzione richiesta (10"/10" , 20"/20"
oppure 30"/30"). Tale stato dequilibrio
non sarebbe più osservabile già
a partire da esercitazioni svolte al 105% della
VAM seppure con tempi di lavoro ridotti (10"/10").
Tuttavia sarebbe, a nostro avviso, non propriamente
corretto, definire genericamente come "anaerobiche
lattacide" tutte le esercitazioni durante
le quali questo stato di equilibrio non venga
più rispettato. Al contrario ci sembra
più razionale, soprattutto ai fini metodologici
dellallenamento, cercare di gerarchizzare
questo stato di "disequilibrio", in
modo da poter definire con maggior accuratezza
il grado dintervento del meccanismo anaerobico
lattacido durante lesercitazione stessa.
In questo senso, in base ai valori del test di
ES effettuato, proniamo la seguente classificazione:
- per valori di
ES < di 1 il tipo di esercitazione viene
definito di tipo "aerobico", come
viene daltronde anche confortato dalla
significatività statistica dellipotesi
di equivalenza tra il valore di [ Las]
registrato a metà ed alla fine dellesercitazione.
Inoltre, è importante sottolineare come
i valori registrati a questo livello dintensità
di lavoro, siano perfettamente in accordo con
la teoria proposta da Hech e coll. (1985), in
questo caso infatti la differenza assoluta tra
il valore di [ Las] registrato a metà
ed alla fine dellesercitazione è
< di 1 mmol . l-1).
- per valori
di ES compresi tra 1 e 2 lesercitazione
viene classificata come di tipo "blandamente
anaerobico lattacido", (la differenza tra
il valore di [ Las] registrato a metà
ed alla fine dellesercitazione è
compresa tra 1 e 2 mmol . l-1).
- per valori
di ES compresi tra 2 e 3 lesercizio è
definibile come "anaerobico lattacido"
(la differenza tra il valore di [ Las]
registrato a metà ed alla fine dellesercitazione
è compresa tra 2 e 3 mmol . l-1).
- infine per
valori di ES > di 3 lesercitazione
è classificabile come "fortemente
lattacida" (in questultimo caso la
differenza tra il valore di [ Las] registrato
a metà ed alla fine dellesercitazione
risulta > 3 mmol . l-1).
Adottando questo
criterio di classificazione è possibile
ricondurre nelle quattro categorie suddette
tutti i tipi di IT contemplati dal protocollo
di studio come riportato nella tabella 6.
Intensità media in % della VAM
|
Modalità di corsa (secondi)
|
Classificazione dellesercitazione
|
100
|
10"-10"
|
Aerobico
|
100
|
20"-20"
|
Aerobico
|
100
|
30"-30"
|
Aerobico
|
105
|
10"-10"
|
Blandamente anaerobico lattacido
|
105
|
20"-20"
|
Blandamente anaerobico lattacido
|
105
|
30"-30"
|
Blandamente anaerobico lattacido
|
110
|
10"-10"
|
Anaerobico lattacido
|
110
|
20"-20"
|
Anaerobico lattacido
|
110
|
30"-30"
|
Anaerobico lattacido
|
115
|
10"-10"
|
Fortemente anaerobico lattacido
|
115
|
20"-20"
|
Fortemente anaerobico lattacido
|
115
|
30"-30"
|
Fortemente anaerobico lattacido
|
Tavola 6: classificazione
dei diversi tipi di IT osservati in base al valore
del test di ES effettuato.
I dati desunti
dal presente studio dimostrerebbero quindi come
la risposta fisiologica allIT sia, come
daltronde già sottolineato da altri
Autori ( Christensen e coll., 1960), fortemente
sensibile alla ratio tra tempo di lavoro e tempo
di recupero, oltre che naturalmente allintensità
del lavoro richiesto. Agendo quindi su questi
tre parametri, intensità di lavoro, tempo
di lavoro e tempo di recupero, è possibile
cambiare totalmente limpatto fisiologico
dellesercitazione stessa, sollecitando diversi
meccanismi fisiologici ( sistema aerobico o anaerobico
lattacido) oppure variando lintensità
dintervento del meccanismo anaerobico lattacido.
La risposta organica adattiva allesercizio
può essere quindi completamente diversa
a parità di alcuni parametri considerati,
come avviene ad esempio in un IT 10"-10"
effettuato al 100% ed al 115% della VAM, nel primo
caso lesercitazione è classificabile
come "aerobica", mentre nel secondo
caso diverrebbe "fortemente anaerobica lattacida".
Questi dati ci fanno chiaramente intendere come,
ai fini di unottimale programmazione metodologica
dellallenamento di resistenza organica che
preveda lutilizzo dellIT come mezzo
di lavoro, divenga imperativo conoscere i diversi
effetti fisiologici e quindi le differenti risposte
organiche adattive, conseguenti alla variazione
dei parametri di intensità di lavoro, tempo
di recupero e tempo di lavoro adottati.
|
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