Un
semplice test da campo per la determinazione della
soglia anaerobica
di
Bisciotti GN. Ph D(1 2 3)., Arcelli E. MD(4),
Sagnol JM. Ph D(1)
- Dipartimento
"Entraînement et performance" , Facoltà
di Scienze dello Sport, Università
Claude Bernard, Lione (F).
- Scuola Universitaria
Interfacoltà di Scienze Motorie, Torino
(I)
- Consulente
Scientifico Internazionale FC
- Sport Service
Mapei, Laboratorio valutazioni metaboliche,
Castellanza (I)
Abstract
La
determinazione della velocità corrispondente
alla soglia anaerobica, anche se costituisce un
argomento non privo di polemiche, rappresenta
comunque un importante indice nel controllo e
nella pianificazione dell'allenamento nell'ambito
degli sport di resistenza.
Tuttavia,
la sua determinazione richiede l'impiego di attrezzature
specifiche, relativamente costose e/o l'applicazione
di protocolli invasivi, non sempre graditi dall'atleta.
Lo
scopo di questa ricerca è stato quello
di validare una semplice metodica indiretta che
potesse fornire una stima affidabile della velocità
di percorrenza corrispondente alla soglia anaerobica
dell'atleta.
Un
test di percorrenza massimale sulle distanze dei
2000 e dei 3000 metri su pista , permette, attraverso
l'elaborazione dei dati di percorrenza registrati,
il calcolo della velocità di corsa corrispondente
ad una produzione stabile di lattato pari a 4
mml · l-1.
La
facilità esecutiva del test e la semplicità
dell'attrezzatura richiesta, rivestono pertanto
un indubbio interesse di ordine pratico.
The
determination of the velocity corresponding to
the anaerobic threshold represent an important
index in the control and in the planning in the
sports endurance training. But his determination
requires the employment of specific equipments,
relatively expensive and/ or the application of
intrusive protocols. The purpose of this study
has been to validate a simple businesslike
indirect that could furnish
Introduzione.
Il
livello di concentrazione di lattato ematico [
Las] , resta uno degli indici principali nell'ambito
del controllo e della pianificazione dellallenamento,
nonostante il fatto che alcuni aspetti legati
a questo parametro fisiologico , come ad esempio
il concetto di soglia anaerobica, siano stati
recentemente oggetto di numerose discussioni (
Yeh e coll., 1983; Brooks, 1985; Hughson e coll.,
1987; Di Prampero e coll., 1998 ).
Da
un punto di vista fisiologico, il concetto di
soglia di un dato parametro, nel senso più
ampio del termine, sottintende una determinata
intensità funzionale, legata ad un determinato
carico di lavoro, durante il quale, il parametro
considerato, si trova in uno stato relativamente
stabile, tale da essere considerabile come stazionario
(Heck e coll., 1993; Beneke e coll., 1996).
In
base a questo concetto, possiamo pertanto considerare
differenti valori fisiologici, come la frequenza
cardiaca, il VO2, il VCO2 e la ventilazione, tuttavia,
almeno da un punto di vista strettamente valutativo,
la soglia anaerobica (SA) assume un importanza
particolare, soprattutto legata al suo ampio utilizzo
pratico, che la vede come uno degli indici più
realistici delle capacità di lavoro dell'atleta
nel campo delle discipline di resistenza.
La
buona riproducibilità della curva lattato-prestazione
(Hartmann, 1998) e l'indiscussa importanza della
determinazione della produzione di lattato ematico
in molte discipline sportive, hanno determinato
la messa a punto di numerose metodologie di determinazione
della SA, che hanno contribuito in modo sistematico
ad un suo ampio utilizzo.
Tutti
questi metodi di indagine, sono tuttavia legati
a delle condizioni quadro-temporali molto specifiche,
e non sempre il concetto di "soglia anaerobica
individuale" proposto da alcuni Autori (Stegmann
e Kindermann 1981; 1982; Stegmann e coll. 1981
), si è rivelato maggiormente preciso di
quello legato al concetto di produzione di una
quota di lattato fissa pari a 4 mml l-1.
Occorre
inoltre sottolineare che, se [ Las] ,
indipendentemente dal suo valore assoluto, rimane
costante nel tempo, il tipo di lavoro al quale
l'organismo è sottoposto, è da considerarsi
da un punto di vista energetico, interamente aerobico
(Di Prampero, 1998).
Infatti,
un valore di [ Las] costante, può
essere mantenuto solamente nel caso in cui la
produzione di lattato e la sua ossidazione si
equivalgano. Questa condizione è meglio
definibile come "aerobica non omogenea", al fine
di distinguerla da quella definibile come "omogeneamente
aerobica", nella quale la produzione netta di
lattato è nulla, in quanto, ne la sua produzione,
ne la sua ossidazione sono significativamente
aumentate e da quella identificabile con il termine
di "anaerobica vera" , nella quale la quantità
di lattato prodotta è costantemente superiore
a quella rimossa, con un conseguente progressivo
aumento di [ Las] (Di Prampero, 1998).
Indipendentemente
da queste considerazioni e dalla metodologia con
la quale la SA venga determinata, quest'ultima
rimane comunque un affidabile indicatore dell'intensità
dell'esercitazione alla quale avvenga il momento
di transizione dal lavoro, che abbiamo definito
con il termine di "aerobico non omogeneo", a quello
"anerobico vero". Il suo valore può pertanto,
a buona ragione, riflettere il grado di allenamento
dell'atleta e la sua buona riproducibilità
, giustifica il suo largo utilizzo nell'ambito
del controllo e dalla programmazione dell'allenamento
(Tanaka e coll., 1983; 1984).
Lo
scopo di questo lavoro, è quello di validare
un semplice metodo non invasivo, che permetta,
in condizioni "da campo", un'affidabile determinazione
del valore di SA, senza ricorrere all'utilizzo
di nessun tipo di attrezzatura specifica, dettaglio
quest'ultimo, da non sottovalutarsi da un punto
di vista pratico, soprattutto in determinate condizioni,
particolarmente sfavorevoli ad atleti ed allenatori
ma tuttavia di ,purtroppo, sovente sconsolata
attualità.
Soggetti
Sono
stati considerati 6 soggetti di sesso maschile
la cui età, peso ed altezza erano rispettivamente
19 ± 2 anni (media ± deviazione standard), 75.8
± 5.3 kg e 178.7 ± 3.2 cm e 6 soggetti di sesso
femminile di età peso ed altezza pari a
17 ± 1 anni 58.6 ± 3.4 kg e 168.4 ± 4.6 cm.
Tutti
gli atleti considerati praticavano tennis a livello
professionistico, nessuno di loro presentava particolari
patologie di tipo muscolare o neuro-muscolare.
Infine,
ogni soggetto che abbia preso parte a questo studio,
era stato preventivamente informato dello scopo
della ricerca e degli eventuali rischi ad essa
connessi.
Protocollo
e metodi
Ad
ogni soggetto, dopo previo riscaldamento, è
stato richiesto di effettuare un test di percorrenza
massimale sulle seguenti distanze: 1000, 1500,
2000 e 3000 metri.
I
test sono stati eseguiti su di una pista di atletica
di 400 m (omologata FIDAL), in 4 giornate intervallate
tra loro da 24 ore di riposo, alla stessa ora
della giornata.
In
seguito, per ogni atleta, è stata calcolata
la retta unente i valori di percorrenza dei test
sui 1000 e sui 1500 m e dei test sui 2000 e 3000
m, è stata inoltre calcolata la retta di
regressione lineare interpolante i valori di percorrenza
dei 4 test (1000, 1500, 2000 e 3000 metri).
Il
valore del coefficiente b (y = a + bx)
delle due rette e della retta di regressione così
calcolate, è stato assunto come valore
della velocità critica, assumibile come
il valore di velocità corrispondente alla
soglia anaerobica, in accordo a quanto enunciato
da Ettema ( 1966).
Venivano
in tal modo calcolati tre diversi valori di percorrenza
corrispondenti alla soglia anaerobica (VSA), il
primo ricavato dalla retta unente i valori di
percorrenza del test dei 1000 e dei 1500 m, il
secondo relativo alla retta di regressione lineare
interpolante i valori di percorrenza dei 4 test
e l'ultimo ricavato dalla retta che univa i valori
di percorrenza relativi ai test dei 2000 e 3000
m.
In
tre giorni successivi, intervallati tra loro da
24 ore di riposo, alla stessa ora della giornata,
ad ogni soggetto veniva richiesto di effettuare
un test di corsa su pista della durata di 20'
(Billat e coll, 1994) al ritmo corrispondente
alla VSA calcolata con i tre metodi sopra descritti.
Al
fine di poter garantire una percorrenza il più
possibile uniforme, sul lato interno della pista
erano stati posti dei marcatori ogni 50 m, ogni
soggetto veniva dotato di un walkman portatile
e di una audiocassetta che riproduceva un segnale
sonoro che doveva coincidere, durante la prova,
ad ogni passaggio rispetto ad un marcatore.
Durante
la prova veniva monitorizzata, battito per battito,
la frequenza cardiaca, tramite un cardiofrequenzimetro
Polar (modello Vantage NV).
Alla
fine di ogni prova venivano effettuati tre prelievi
di sangue capillare arterializzato di 32 m
(
capillari ringcaps, Li Heparin, Reflotron) dal
polpastrello di un dito, tale campione veniva
analizzato tramite un analizzatore di lattato
fotoenzimatico (Accusport, Boeringher Mannheim,
Germany). I prelievi erano effettuati: immediatamente
dopo il test, dopo 3' e dopo 5', veniva ritenuto
valido il valore di lattato maggiormente elevato.
Nel caso in cui il valore di lattato registrato
dopo 5' fosse stato ancora superiore al valore
precedente (3'), venivano effettuati ulteriori
prelievi (uno ogni 2'), sino all'ottenimento di
una cinetica completa.
Infine,
per cercare di evitare ogni possibile interferenza
di tipo alimentare nei confronti del risultato
concernente l'analisi di produzione di lattato,
ad ogni soggetto veniva preventivamente raccomandato
di mantenere lo stesso regime alimentare nel pasto
precedente il test (Hartmann, 1998).
Statistica
Per
ogni variabile considerata sono stati calcolati
gli indici statistici ordinari come media, varianza
e deviazione standard. I valori medi di percorrenza
a ritmo di soglia calcolati ed valori di lattato
prodotto, sono stati tra loro confrontati attraverso
un test per campioni appaiati di Wilcoxon.
I
valori di lattato registrati sono inoltre stati
confrontati statisticamente con il valore atteso
di 4 mml l-1 attraverso un test di c 2 (valori
osservati contro valori attesi).
Il
livello di significatività è stato
posto a p<0.05.
Risultati
I
tempi di percorrenza registrati durante i test
dei 1000, 1500, 2000 e 3000 m, sono riportati
in tabella 1.
Il
valore VSA ricavato dal test dei 1000 e 1500 m
(VSA1) m è stato pari a 12.54 ± 1.78
km ·h-1.
Il
valore VSA ricavato dai test dei 1000, 1500, 2000
e 3000 m (VSA2) m è stato pari a 12.22
± 1.60 km ·h-1.
Il
valore VSA ricavato dal test dei 2000 e 3000 m
(VSA3) m è stato pari a 11.90 ± 1.42
km ·h-1..
La
differenza tra le medie dei valori di VSA1 con
VSA2 e VSA3, è risultata statisticamente
significativa (p<0.001).
La
differenza tra le medie dei valori di VSA2 e VSA3,
è risultata statisticamente significativa
(p<0.002)
I
massimi valori di lattato registrati dopo i 20'
di percorrenza a VSA1, VSA2 e VSA3 sono stati
rispettivamente di 5.21 ± 0.99, 4.90 ±
0.94 e 4.51 ± 0.79 mml · l-1.
La
differenza tra le medie dei valori di lattato
registrati è stata statisticamente significativa
in tutti i tre casi considerati (p<0.001).
La
FC a VSA1, VSA2 e VSA3 è risultata pari
rispettivamente a 176 ± 11, 174 ± 9,
172 ± 8 p · min-1.
La
differenza tra le medie dei valori di FC registrati
è stata statisticamente significativa per
tutti i tre casi considerati (p<0.05).
I
valori del c 2 concernente i valori di lattacidemia
registrati dopo il palier di 20'' di percorrenza
a ritmo di VSA1, VSA2 e VSA3, contro il valore
atteso di 4 mm · l-1 sono stati rispettivamente
di 4.67, 3.15 e 1.61.
Tali
valori indicavano l'assenza di differenze statisticamente
significative tra i dati registrati ed il valore
atteso.
Discussione
La
velocità critica, è identificabile
nella pendenza della retta che esprime l'evoluzione
del tempo limite in funzione della distanza limite,
ossia l'evoluzione del record dell'atleta su determinate
distanze di percorrenza.
La
velocità così determinata sarebbe
molto prossima alla VSA, ovvero alla velocità
alla quale l'atleta presenta una lattacidemia
stabile di 4 mml · l-1 (Lechevalier, 1989;
Ettema, 1966).
Questa
relazione, nell'ambito di uno stesso atleta, si
presenta di tipo lineare per distanze comprese
tra i 1500 ed 5000 m, riflettendo in tal modo
la progressiva sollecitazione del metabolismo
aerobico in rapporto all'aumento della distanza
di corsa (Sherr, 1989).
La
figura 4 rappresenta la relazione di tipo lineare
che intercorre distanza e tempo limite secondo
l'equazione proposta da Ettema (1966):
Dlim
= a + blim (1)
Nella
quale il coefficiente a rappresenta la
distanza, espressa in metri, percorribile grazie
alle riserve di O2 ed al metabolismo anaerobico,
nel caso riportato pari a circa 286 m, ed il coefficiente
b costituisce la velocità critica,
nel caso specifico 3.96 m · s-1 pari a 14.2
km/h. Il concetto di velocità critica è
quindi quello di massima velocità compatibile
con la ricostituzione delle riserve metaboliche
attraverso il meccanismo aerobico.
La
VSA, che come abbiamo già accennato, presenta
una buona correlazione con la velocità
critica, rappresenta quindi il valore superiore
nell'ambito della velocità sostenibile
in uno stato di equilibrio, che vede il debito
di produzione del lattato uguale alla sua debito
di utilizzo (Brooks, 1985, Di Prampero, 1998).
L'interesse
della determinazione della VSA, risiede nella
sua buona correlazione con la performance quando
quest'ultima è costituita dalla corsa prolungata,
correlazione generalmente maggiore rispetto a
quella riscontrabile con il VO2 max (Sjödin
e Svedenhag, 1985), anche se, questo solo parametro,
non risulta sufficiente nello spiegare la performance
in un gruppo di atleti omogeneo (Billat, 1994).
Nell'ambito
del presente studio, la VSA registrata attraverso
i tre diversi tipi di calcolo descritti nel protocollo
(VSA1, VSA2 e VSA3), non presenta in nessun caso
una differenza statisticamente significativa con
il valore atteso di 4 mml · l-1.
Questo
risultato, confermerebbe come, nell'ambito della
relazione distanza-tempo considerata, il valore
di velocità critica calcolabile sia ben
sovrapponibile al valore di VSA reale.
Questo
dato viene avvalorato anche dal fatto che la FC
registrata durante le tre prove, rientra nell'ambito
di valori di frequenza normalmente compatibili
(80-85% della FC massimale teorica) con un lavoro
svolto ad intensità pari alla soglia anerobica
dell'atleta (Billat, 1998).
Tuttavia
il miglior valore di c 2 (1.61) registrato
tra la reale produzione di lattato registrata
a VSA3 ed il valore atteso di 4 mml · l-1,
indica la maggior affidabilità di questo
tipo di calcolo nella determinazione della VSA
stessa.
Il
maggior valore di lattato prodotto durante le
percorrenze a VSA1 e VSA2 rispetto alle 4 mml
· l-1 attese (rispettivamente 30.25 e 22.5%),
può essere spiegato dal fatto che, il test
sulla distanza dei 1000 m, inserito per cercare
di rendere più veloce il possibile protocollo
di determinazione, si è rivelato troppo
corto temporalmente (3'29'' ± 22'' nel gruppo
maschile, 4'00'' ± 13'' nel gruppo femminile)
in rapporto al tempo ideale necessario durante
un protocollo triangolare, rivolto alla determinazione
della velocità di percorrenza a lattacidemia
stabile .
Il
tempo ideale di percorrenza ad ogni palier risulterebbe
infatti essere di 10'' (Stegmann e Kindermann,
1981; Denis, 1988; Billat 1998), molto più
vicino quindi ai tempi di percorrenza relativi
alle prove sui 2000 m (7'56'' ± 56'' nel
gruppo maschile, 9'22'' ± 30'' nel gruppo
femminile) e sui 3000 m (12'37'' ± 1'30''
nel gruppo maschile e 14'56'' ± 49'' nel
gruppo femminile).
Nel
caso dell'inserimento del valore relativo al test
dei 1000 m, il valore di velocità critica
e conseguentemente di VSA, venivano sovrastimati
del 5.15% (p<0.001) nel caso di VSA1 e del
2.6% (p<0.002) nel caso di VRA2.
Occorre
tuttavia sottolineare come un valore di lattato
pari a quello registrato durante le due prove
sopraindicate ( rispettivamente 5,21 ± 0.99
e 4.9 ± 0,94 mml · l-1) siano comunque
ragionevolmente accettabili come valori attendibili
di VSA.
Infatti
alcuni Autori (Pinto Ribeiro e coll. 1986), hanno
evidenziato come ad intensità di lavoro
corrispondenti alla VSA il valore di [ Las]
, registrato dopo 20' di percorrenza, fosse pari
a 5.5 mml · l-1, valore che restava praticamente
invariato sino al 40° minuto, quando l'esercizio
giungeva a conclusione.
Inoltre
è interessante notare come gli Autori riferiscano
che, dal 20° al 40° minuto, il quoziente
respiratorio fosse uguale a quello osservato ad
intensità inferiori, quando il [ Las]
era compreso tra le 2 e le 3 mml · l-1.
Le
distanze dei 2000 e dei 3000 m sembrerebbero comunque
le più adatte all'effettuazione di questo
tipo di calcolo, anche se, probabilmente, l'inserimento
di un test sui 5000 m potrebbe migliorare ulteriormente
l'attendibilità del risultato.
Occorre
tuttavia sottolineare, sia l'appesantimento del
protocollo di test, sia la relativa difficoltà,
soprattutto di natura psicologica, per un atleta
non specialista, nell'affrontare una prova di
questa lunghezza.
Conclusioni
Questo
lavoro ha permesso la validazione di un semplice
test attraverso il quale è possibile ottenere
un affidabile valore di VSA, senza l'utilizzo
attrezzature particolari, che comportino costi
relativamente elevati e/o metodiche di tipo invasivo,
che possano risultare non particolarmente gradite
all'atleta.
Questa
considerazione naturalmente, nulla toglie all'utilizzo
di metodiche invasive di determinazione della
VSA, quando le condizioni richiedano un'accurata
precisione di calcolo di quest'ultima.
Vorremmo,
per concludere, fornire un'ulteriore indicazione
di ordine pratico , al fine di poter determinare
la VSA, senza dover necessariamente calcolare
l'equazione della retta distanza-tempo.
La
velocità critica, e conseguentemente la
VSA, sono calcolabili dividendo la differenza
tra le due distanze espresse in metri ( 3000 e
2000, nel caso di VSA3) per la differenza tra
i due tempi di percorrenza espressi in secondi,
si ottiene in tal modo il valore della VSA espressa
in m · s-1, è quindi sufficiente moltiplicare
questo valore per 3.6 per ottenere la velocità
di VSA espressa in km/h.
La
parte di lavoro, espressa in metri, sostenuta
attraverso le riserve di O2 ed il meccanismo anaerobico,
è calcolabile sottraendo al valore di una
delle due distanze, non importa se la maggior
oppure la minore, il prodotto tra la velocità
critica calcolata ( espresso in m · s-1)
ed il tempo relativo alla distanza considerata
(espresso in secondi).
In
quest'ultimo caso l'attrezzatura necessaria per
effettuare il test, è veramente ridotta
al minimo essenziale: un semplice cronometro.
|
1000 m
|
1500 m
|
2000 m
|
3000 m
|
Uomini
|
3'29'' ±
22''
|
5'41'' ±
39''
|
7'56'' ±
56''
|
12'37'' ±
1'30''
|
Donne
|
4'00'' ±
13''
|
6'42'' ±
21''
|
9'22'' ±
30''
|
14'56'' ±
49''
|
Tabella 1: tempi
di percorrenza (media ± deviazione standard)
registrati durante i test sui 1000, 1500, 200
e 3000 m.
Figura 1: valori
di VSA calcolati attraverso i tre tipi di test
Figura 2: massimi
valori di lattato ematico registrati dopo la prova
di percorrenza, ai diversi ritmi di VSA calcolati,
protratta per 20'.
Figura
3: valori di c 2 riguardanti il valore di
lattato ematico registrato dopo la prova di percorrenza,
ai diversi ritmi di VSA calcolati, protratta per
20' ed il valore atteso di 4 mml · l-1.
Figura 4: Relazione
distanza-tempo per un atleta che abbia come record
personale sui 1500 m 5'09'', sui 2000 m : 7'10'',
sui 3000 m 11' 23'' e sui 5000 m 19'50''. La velocità
critica calcolata è di 3.96 m · s-1
pari a 14.2 km/h.
|