Rigido
od estensibile?
di Gian Nicola Bisciotti
Nel precedente
articolo avevamo esemplificato il concetto di
valutazione funzionale attraverso il concetto
del "puzzle", illustrando anche i primi
due tasselli attraverso i quali potevamo cominciare
il suo assemblaggio, ossia i primi due test che
ci permettevano di dare inizio alla composizione
del quadro dinsieme della valutazione funzionale.
I primi due test presi in esame erano il Work-test
ed il Bi-test, che rispettivamente permettono
una visione dinsieme dei principali parametri
del movimento nellarto leso e nel controlaterale
sano, e del pattern di attivazione neuro-muscolare
nei due arti. Proviamo ora ad aggiungere un ulteriore
tassello, che come vedremo potrà risultare
particolarmente utile nellambito di alcune
patologie specifiche. Ci riferiamo allo "Stiffness
test", ossia al test che permette la quantificazione
della rigidità, o "stiffness",
dell unità muscolo-tendinea (UMT).
Per poter ben comprendere il concetto di stiffness,
dobbiamo in primo luogo definire il concetto di
elasticità, dapprima da un punto di vista
meccanico, per poi arrivare al concetto di elasticità
di un complesso biologico come appunto nel caso
dellUMT. L'elasticità è definibile
come la proprietà dei corpi, che subiscono
una deformazione, per effetto di una sollecitazione
esterna, di riprendere, almeno parzialmente, la
forma ed il volume iniziali, al cessare della
sollecitazione stessa. Immaginiamo ora un "continuum
elastico" ossia un continuum ideale nel quale
ad un estremo vi sia un oggetto tipicamente "anelastico",
poniamo il caso la plastilina. Se prendiamo infatti
una sbarretta di plastilina ed esercitiamo su
di essa una certa forza, è facile notare
come questultima subisca un apprezzabile
deformazione che risulterà in funzione
della forza applicata. La deformazione così
causata sulla plastilina sarà di tipo permanente,
in altre parole la plastilina al cessare dellapplicazione
della forza che avrà causato la deformazione
stessa, non ritornerà alla sua forma originale;
questo è dovuto al fatto che la plastilina
non possiede un buon grado di elasticità
perché è appunto troppo deformabile
ed al cessare della sollecitazione sarà
incapace di riacquistare il volume e la forma
originali. Allestremo opposto del nostro
continuum elastico poniamo un altro tipo di materiale
sempre anelastico, come ad esempio una sbarretta
di marmo, in questo caso, a parità di forza
esercitata, la sbarretta non si deformerebbe La
forza esercitata sulla sbarretta di marmo non
riuscirebbe infatti a deformarla in modo apprezzabile,
la sbarretta quindi non sarebbe in grado di accumulare
energia potenziale e conseguentemente restituirla
sotto forma di lavoro meccanico al cessare dellapplicazione
della forza. Anche il marmo, come la plastilina
quindi mostra un comportamento anelastico ma questa
volta per ragioni opposte a quelle che abbiamo
esaminato nel caso della plastilina. Ai due estremi
del nostro continuum elastico ritroviamo due materiali
dal comportamento anelastico il primo, la plastilina,
perché troppo deformabile ed il secondo,
il marmo, perché troppo rigido. Quindi
se ai due estremi del continuum elastico troviamo
due materiali anelastici per eccellenza, anche
se per ragioni opposte, nel mezzo del continuum
elastico stesso troveremo il materiale elastico
per definizione, ossia un materiale sufficientemente
deformabile per poter accumulare unapprezzabile
quantità di energia elastica potenziale
e nel contempo sufficientemente rigido per poterla
trasformare, minimizzando gli effetti della termodispersione,
in lavoro meccanico al cessare dellapplicazione
della forza di deformazione. Diciamo che un materiale
che possegga simili caratteristiche e che potrebbe
a giusta ragione trovarsi allincirca a metà
di questo immaginario continuum elastico, potrebbe
essere ad esempio un sbarretta di gomma, che essendo
in grado sia di deformarsi, che di riacquistare,
al cessare dellapplicazione della forza
deformante, la sua forma originale, è capace
di restituire sotto forma di lavoro meccanico
lenergia elastica potenziale accumulata
durante la fase di deformazione stessa.
Figura
1: in un continuum elastico troviamo ad una delle
sue estremità, poniamo il caso a destra,
lanelasticità data dalleccessiva
rigidità, o stiffness, del materiale, allestremo
opposto troviamo lanelasticità causata
da uneccessiva deformabilità o compliance.
Un grado ideale di elasticità si ritrova
in effetti in un materiale sufficientemente deformabile
per immagazzinare energia elastica sotto forma
potenziale ma nel contempo sufficientemente rigido
per ritornare, in tempi brevi, alla sua forma
originale, restituendo in tal modo lenergia
elastica immagazzinata durante la deformazione
sotto forma di lavoro meccanico nel momento in
cui cessi la forza deformante.
Le caratteristiche
elastiche dellUMT
Le caratteristiche
elastiche dellUMT, ed in particolar modo
del tendine, che è il maggior "stoccatore"
di energia elastica1,2 costituiscono
un importante fattore nellambito del controllo
motorio e bioenergetico del movimento3.
Infatti molto difficilmente nelluomo, come
daltro canto nellanimale, un movimento
comporta unattivazione muscolare di tipo
puramente isometrico, eccentrico oppure concentrico.
La maggior parte dei movimenti umani ed animali,
è caratterizzata infatti da un tipo di
attivazione muscolare che comporta una fase di
contrazione muscolare di tipo eccentrico immediatamente
seguita da una fase concentrica. Questo particolare
tipo di attivazione è noto con il termine
di "ciclo stiramento-accorciamento"
(SSC)4,5. Il comportamento elastico
di una struttura, anche di tipo biologico come
nel caso dellUMT è caratterizzato
dalla relazione che intercorre tra la sua deformazione
e la forza applicata sulla struttura stessa. Nel
caso di una molla lineare ideale, una deformazione
D L è una funzione lineare della forza
D F:
D F = K .
D L (1)
nella quale K
rappresenta la costante di rigidità della
molla.
La rigidità
(o stiffness) di un sistema elastico è
rappresentata quindi da una variazione di forza
su di una variazione di lunghezza (D F/D
L), mentre il rapporto inverso (D L/D
F) rappresenta lestensibilità (o
compliance) del sistema. Le caratteristiche elastiche
muscolari possono riferirsi, sia ad un elasticità
di tipo "globale", che è determinata
dallinterazione sinergica delle componenti
muscolari e tendinee, oppure ad unelasticità
specifica della parte passiva della componente
elastica seriale (SEC), ossia del solo tendine6.
Le caratteristiche elastiche, sia della SEC, che
del complesso muscolo tendineo in toto, costituiscono
un fattore fortemente correlato alla produzione
di forza da parte del muscolo stesso7,8.
Lelasticità ideale dellUMT,
durante un movimento che preveda una fase di SSC,
implica una compliance tale da permettere un ottimale
accumulo di energia elastica durante la fase eccentrica
del movimento ed una stiffness che consenta unefficace
e rapida riconversione di questultima in
lavoro meccanico durante la fase concentrica,
minimizzando leffetto di termodispersione7.
Le patologie
tendinee ed il cambiamento delle caratteristiche
elastiche dellUMT.
Abbiamo pocanzi
ricordato come il tendine sia la struttura anatomica
maggiormente preposta all accumulo ed alla
conseguente restituzione di energia elastica.
Il tendine infatti immagazzina circa il 72% dellenergia
elastica totale, mentre la parte S2
della miosina solamente il restante 28%1,2.
E quindi logico pensare come una patologia
tendinea di tipo acuto come una tendinite, o degenerativa
come una tendinosi, od a maggior ragione un insulto
traumatico a livello tendineo che comporti una
conseguente riparazione chirurgica, possa influenzare
negativamente lelasticità ideale
dellUMT in generale e del tendine in particolare.
Infatti uno spostamento delle caratteristiche
elastiche dellUMT sul continuum elastico,
verso una maggior compliance oppure verso una
maggior stiffness, conseguenti allevento
traumatico e chirurgico, potrebbero di fatto limitare
le espressioni meccaniche dellUMT stessa.
Lo scopo dello "Stiffness test" è
appunto quello di verificare il possibile spostamento
nellambito del continuum elastico delle
caratteristiche meccaniche dellUMT della
muscolatura della gamba , in seguito ad una patologia
tendinea del tipo sopra elencato.
Lo Spring
Mass Model
Grazie allo Stiffness
Test è possibile stabilire lo spostamento
delle caratteristiche elastiche dellUMT
della gamba sul continuum elastico in seguito
ad una patologia tendinea. Tramite questo tipo
di test si è infatti in grado di quantificare
la stiffness dellUMT. Un aumentato valore
di stiffness starà ad indicare un irrigidimento
dellUMT stessa mentre, al contrario, una
diminuzione del valore di stiffness testimonierà
un aumento della compliance dellUMT. Il
calcolo della stiffness è possibile grazie
alladozione di un modello meccanico che
rappresenti il comportamento biomeccanico della
muscolatura degli arti inferiori durante la locomozione
e che ne permetta quindi il calcolo della stiffness.
Il modello meccanico a cui fare riferimento è
costituito dallo Spring Mass Model,9
questo tipo di modellizzazione è stata
inizialmente concepita per lo studio del meccanismo
di stoccaggio e restituzione di energia elastica
nellambito della locomozione del canguro
ma in seguito è stato applicato con successo
anche per ciò che riguarda la locomozione
ed il salto in ambito umano3, 7, 8, 10, 11,
12. In questo tipo di modello meccanico
il soggetto viene assimilato ad un sistema composto
da una massa e da una molla rimbalzante (figura
2) partendo dal presupposto concettuale che la
forza esercitata da tale complesso al suolo, durante
la meccanica della corsa o del balzo, passi per
il suo peso durante il periodo di contatto e di
stacco. La durata tra questi due istanti, misurata
su pedana di forza viene considerata come pari
alla metà del periodo di risonanza del
sistema oscillante (T / 2) e la rigidità
(K) del sistema massa-molla rimbalzante al suolo
può essere calcolata attraverso la seguente
formula13:
K = p
2 / (
T / 2) 2 (in N . m-1 . kg-1)
(1)
Recentemente il
calcolo della stiffness del sistema è stato
reso possibile anche senza lausilio della
pedana dinamometrica, ma solamente grazie allutilizzo
di una semplice pedana a contatto (ErgoJump, Globus
Italia) ed allapplicazione della seguente
formula7, 8, 14:
(in N . m-1
. kg-1) (2)
Nella quale TC
e TV rappresentano rispettivamente
il tempo di contatto ed il tempo di volo registrati
su pedana a contatto (ErgoJump, Globus Italia).
Figura
2: lo Spring Mass Model (Alexander e Vernon, 1975),
inizialmente utilizzato per lo studio del meccanismo
di stoccaggio e restituzione di energia elastica
nellambito della locomozione del canguro
ed in seguito impiegato anche per lo studio della
locomozione e del salto in ambito umano
Il protocollo
dello Stiffness Test per il calcolo delle caratteristiche
elastiche del tendine di Achille.
Il tendine di Achille
è il tendine umano di maggior spessore
ed il suo compito è quello di generare
una potente azione di flessione plantare trasmettendo
la forza generata dai muscoli soleo e gastrocnemio
mediale direttamente al calcagno. Il tendine di
Achille svolge un ruolo fondamentale per ciò
che riguarda laccumulo e la restituzione
di energia elastica durante gesti motori complessi
come la corsa od il balzo. Durante la fase eccentrica
della corsa ad esempio il tendine di Achille viene
allungato di circa il 4%,ossia di circa 1-1.5
cm, rispetto alla sua lunghezza iniziale ed è
in grado di restituire circa il 93% dellenergia
elastica potenziale immagazzinata, sotto forma
di lavoro meccanico, durante la successiva fase
concentrica del movimento, ottenendo in tal modo
miglioramento del rendimento muscolare nel corso
della locomozione stessa che passa da un valore
del 25% ad oltre il 40%. Oltre a ciò il
tendine di Achille durante la corsa deve necessariamente
controbilanciare la forza esercitata dallavampiede
al suolo nel momento del contatto con questultimo,
sopportando per questa ragione delle forze tensive
pari a circa 7-8 volte il peso corporeo del soggetto.
In virtù di questi dati è facile
comprendere come le caratteristiche elastiche
del tendine di Achille costituiscano una delle
caratteristiche peculiari della sua funzionalità.
Un insulto traumatico a livello tendineo e la
conseguente eventuale riparazione chirurgica oppure
una patologia tendinea specifica come la tendinosi
o la tendinite, potrebbero, come gia detto, influenzare
negativamente lelasticità ideale
dellUMT in generale e del tendine di Achille
in particolare. Infatti uno spostamento, in conseguenza
allevento traumatico e/o chirurgico, delle
caratteristiche elastiche dellUMT sul continuum
elastico, sia verso una maggior compliance oppure
al contrario verso una maggior stiffness, potrebbero
comportare unapprezzabile scadimento dellespressione
meccanica dellUMT stessa.
Il calcolo della
stiffness è possibile grazie ad un protocollo
di test durante il quale viene richiesto al soggetto
di effettuare 5" di balzi monopodalici a
ginocchio esteso con impegno massimale sia sullarto
leso che sul controlaterale sano (figura 3). Durante
il test vengono registrati a carico dei due arti
i seguenti dati:
- Il tempo di contatto
ed il tempo di volo od ogni balzo
- Laltezza
raggiunta e la potenza media espressa ad ogni
salto.
Immettendo i dati
relativi al tempo di contatto ed al tempo di volo
nella (2) è possibile calcolare la rigidità
del UMT della gamba 7, 8, 14, mentre
attraverso il calcolo dellaltezza di salto
e della produzione di potenza è possibile
confrontare lespressione meccanica dellUMT
dellarto leso e del controlaterale sano.
Figura
3: il protocollo dello Stiffness Test prevede
lesecuzione di 5" di balzi monopodalici
eseguiti sia con larto leso che con il controlaterale
sano durante i quali vengono rilevati il tempo
di contatto, il tempo di volo, laltezza
e la potenza media di ogni balzo. La Stiffness
dellUMT così calcolata viene espressa
in N . m-1 . kg-1.
Lo Stiffness
Test nellambito della rottura traumatica
del tendine di Achille
Nel caso di rottura
traumatica del tendine di Achille a cui faccia
seguito una ricostruzione chirurgica si regista
sistematicamente uno spostamento statisticamente
significativo delle caratteristiche elastiche
dellUMT sul continumm elastico che può
evidenziarsi attraverso un aumento della stiffness
o della compliance, normalmente connesso al tipo
di tecnica operatoria utilizzato15.
A questo cambiamento delle caratteristiche elastiche
dellUMT si accompagna sistematicamente uno
scadimento della proprietà meccaniche dellUMT
stessa che si manifesta attraverso una diminuzione
dellaltezza e della potenza media di ogni
balzo. E importante notare che il piano
riabilitativo susseguente allintervento
stesso dovrebbe necessariamente basarsi sul tipo
di cambiamento subito dallUMT. Infatti un
peggioramento delle caratteristiche elastiche
dellUMT imputabile ad un aumento della stiffness
di questultima, necessita di un piano riabilitativo
molto diverso rispetto a quello da effettuarsi
nel caso di uno scadimento delle caratteristiche
elastiche, e conseguentemente del rendimento meccanico,
dovuto ad un aumento della compliance dellUMT.
Nel primo caso infatti la strategia riabilitativa
dovrebbe indirizzarsi prevalentemente verso un
tipo di attività, come lo stretching od
il PNF, che cerchino di riportare le caratteristiche
meccaniche dellUMT verso la parte "estensibile"
del continuum elastico; nel secondo caso invece,
il piano fisioterapico dovrebbe basarsi su un
tipo di lavoro atto ad aumentare la stiffness
dellUMT, riportandola verso la parte "rigida"
del continuum elastico stesso. A questo scopo
sembrerebbero particolarmente adatti dei programmi
di lavoro basati su contrazioni di tipo eccentrico
ed isometrico, che sarebbero in grado di determinare
un aumento della stiffness dellUMT 16,17.
Per sottolineare quanto sia determinante la scelta
del tipo dintervento in campo riabilitativo,
è importante ricordare che un tendine con
uneccessiva stiffness, trasmette in modo
più repentino e brusco al muscolo il cambiamento
di lunghezza, fattore che può costituire
un elemento di rischio per la struttura muscolare
stessa, soprattutto durante la fase eccentrica
della contrazione, 18, 19, 20 inoltre
una eccessiva stiffness del tendine obbligherebbe
di fatto il muscolo a lavorare nella porzione
bassa e destra della relazione forza-velocità,
creando un possibile disadattamento nei confronti
dei carichi elevati 18. Al contrario
uneccessiva compliance del tendine, comportando
un abbassamento della frequenza di risonanza dellUMT
7, provocherebbe uneccessiva
tendenza alloscillazione dellUMT stessa,
soprattutto nel corso di movimenti rapidi e di
piccola ampiezza, durante i quali il fattore di
smorzamento dellUMT risulta basso7,
18.
Conclusioni
Il protocollo dello
Stiffness Test si mostra particolarmente adatto
al calcolo della stiffness della SEC, in quanto
in movimenti rapidi e di piccola ampiezza, come
appunto quelli previsti nel protocollo del test,
la stiffness del tendine è sovrapponibile
alla stiffness del muscolo, in quanto in tali
condizioni lo scivolamento dei miofilamenti, causato
dal ciclo dei ponti acto-miosinici, appare poco
pronunciato e tutti i cambiamenti di lunghezza
sono sostanzialmente a carico della SEC stessa6.
Lo Stiffness Test quindi, non soltanto viene a
colmare la mancanza di prove funzionali attendibili
in grado di quantificare obbiettivamente ed in
modo riproducibile le caratteristiche meccaniche
dellUMT21 ma è inoltre
in grado di fornire delle importanti informazioni
di ordine biomeccanico, grazie alle quali diviene
possibile orientare coerentemente ed in modo efficace
il piano riabilitativo susseguente allintervento
chirurgico.
Figura
4: anche un minimo cambiamento delle caratteristiche
dellUMT, sia nel senso di una maggior stiffness,
oppure di un accresciuta compliance, può
allontanare lUMT stessa dalla propria zona
di "elasticità ideale" determinandone
quindi uno scadimento del rendimento meccanico
durante un movimento che comporti uno SSC.
Figura
5: lo Stiffness Test rappresenta un importante
tassello nella costruzione del "puzzle della
valutazione funzionale" rivelandosi particolarmente
utile soprattutto nelle patologie a carico del
tendine di Achille. Grazie allo Stiffness Test
è infatti possibile verificare il cambiamento
delle caratteristiche elastiche dellUnità
Muscolo Tendinea dellarto leso e conseguentemente
orientare coerentemente il piano dintervento
riabilitativo.
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