Per
ritrovare la funzionalita
di
Bisciotti GN 1 4., Combi F 2.,
Forloni F 3.
- PH.D,
Dipartimento "Entraînement et Performance "
Facoltà di Scienze dello Sport, Università
di Lione
- MD.,
Direttore Dipartimento Medicina Fisica e Riabilitativa
Azienda Ospedaliera S.Gerardo, Monza
- MD.,
Centro Universitario Studi e Ricerche In Medicina
e Traumatologia dello Sport, Università
di Milano
- Consulente
Scientifico Internazionale FC
Introduzione
Per
molti anni linteresse degli studiosi di
fisiologia dellesercizio è stato
essenzialmente concentrato sullanalisi dei
vari aspetti del meccanismo aerobico, solamente
da una quindicina danni si è fatto
sempre più vivo linteresse per lo
studio del meccanismo anaerobico e delle proprietà
contrattili del muscolo scheletrico.
In
questambito dindagine è da
tempo stata avanzata lipotesi di come la
relazione forza-velocità di contrazione
del muscolo scheletrico animale isolato, possa
dare importanti informazioni sulla tipologia delle
fibre, permettendo in tal modo di differenziare
queste ultime in fibre a contrazione rapida o
lenta (Close, 1972).
In
effetti un elevato valore della velocità
di contrazione massimale può suggerire
unalta percentuale di fibre a contrazione
rapida, anche se altri parametri, come la lunghezza
del braccio di leva nonché la lunghezza
e la pennazione delle fibre muscolari dovrebbero
essere in effetti considerati (Vandewalle e coll,.
1998)
I
primi studi concernenti la forza e la velocità
di contrazione del muscolo scheletrico in vitro
risalgono a Fenn e Marsh (1935) che riferirono
una relazione esponenziale tra questi due parametri
ritrovata in seguito anche da Aubert (1956), più
tardi Hill (1938) sempre su muscolo isolato propose
una relazione di tipo iperbolico.
Tuttavia
ultimamente, anche se alcuni Autori hanno ritrovato
nelluomo, in condizioni di attivazione naturale,
delle relazioni forza-velocità di tipo
iperbolico od esponenziale ( Komi, 1973; Thortenson
e coll. 1976; Perrine e Edgerton, 1978; Ingemann
e coll., 1979; Tihanyi e coll., 1982; Kojima,
1991; Mc Cartney e coll. 1985), molti altri riferiscono,
in simili condizioni esperimentali, una relazione
di tipo lineare, (Brue e coll., 1985; Sargeant
e coll., 1981; Mc Cartney e coll. 1983a-b; Catlaw
e coll. 1996; Peres e coll., 1992; Cress e coll.,
1992; Labrecque e coll. 1983; Arsac e coll. 1996;
Jaskólska e coll., 1999; Driss e coll.,
1998; Bisciotti e coll. 1997, 1999).
La
differenza tra linearità della relazione
forza-velocità ritrovabile nel corso di
un movimento naturale, e quella iperbolica ritrovata
in sperimentazioni effettuate su muscolo isolato
(Hill. 1938), può essere sostanzialmente
ricondotta al diverso tipo di attivazione muscolare,
al rapporto dei bracci di leva ed alla deformazione
degli elementi elastici in serie (Vandewalle,
1992)
Questi
dati sottolineano quindi come non sia fondamentalmente
corretto paragonare i risultati registrati durante
una sperimentazione su muscolo isolato a quelli
ricavabili durante una sperimentazione condotta
su muscolo in vivo in condizioni di attivazione
naturale (Sargeant e coll., 1981)
Alla
relazione forza-velocità è indirettamente
legato anche il calcolo della potenza massimale
anaerobica alattacida (Vandewalle e coll. 1988).
Infatti la misura indiretta della potenza massimale
anaerobica è realizzata attraverso la determinazione
della potenza meccanica massimale.
La
potenza meccanica prodotta da un gruppo muscolare
dipende quindi direttamente dalla forza e dalla
velocità di contrazione, il suo valore
massimale sarà quindi il prodotto dei valori
ottimali di forza e di velocità.
Teoricamente
quindi per calcolare il massimo valore di potenza
anaerobica è necessario determinare la
relazione tra la forza esercitata e velocità
di contrazione massimale corrispondente.
La
relazione forza-velocità registrata su
di un muscolo in situazione di attivazione naturale
costituisce quindi un interessante metodo di monitorizzazione
degli effetti dellallenamento (Vandewalle
e coll., 1988; Arsac e coll., 1996)
LA
COSTRUZIONE DELLA RELAZIONE FORZA-VELOCITA
NELLA MODALITA ISOCINETICA OD ISOINERZIALE
.
Un
importante progresso nellambito dellesplorazione
funzionale dellattività muscolare
è stato lintroduzione dei dinamometri
isocinetici, che hanno reso possibile la registrazione
dellattività muscolare, in condizioni
di velocità di movimento costante, nel
corso di un movimento dinamico (Perrine, 1968 ;
Hislop et Perrine, 1967). Questo tipo di indagine
biomeccanica, può fornire delle importanti
informazioni sul comportamento dinamico del muscolo,
tuttavia la contrazione muscolare riscontrabile
nel corso di un movimento naturale presenta delle
importanti differenze rispetto ad una contrazione
di tipo isocinetico.
La
prima sostanziale differenza è costituita
dal fatto che, nel corso di un movimento isocinetico,
il muscolo contraendosi a velocità costante,
non può generare accelerazione, che al
contrario, costituisce una delle caratteristiche
principali del movimento naturale.
Secondariamente
occorre sottolineare come la maggior parte dei
movimenti umani, sia caratterizzata da unattivazione
muscolare che comporta una fase di contrazione
muscolare di tipo eccentrico, immediatamente seguita
da una fase concentrica (Goubel, 1987; Komi, 1987).
Questo
particolare tipo di attivazione, viene comunemente
definito come ciclo stiramento accorciamento (SSC)
(Norman e Komi, 1979; Komi, 1984), il risultato
ottenuto da una fase di pre-stiramento, immediatamente
seguita da una contrazione concentrica, è
un accumulo di energia elastica potenziale che
viene restituita sotto forma di lavoro meccanico,
durante la fase concentrica stessa (Goubel, 1987).
Occorre
ricordare come il muscolo, nel corso di un movimento
che preveda uno SSC, sia in grado d sviluppare
delle velocità angolari molto rilevanti,
che possono raggiungere i 15-16 rad. sec-1 (Bosco,
1982 ; Bosco, 1997), mentre le velocità
angolari raggiungibili nel corso di un movimento
effettuato su di un apparecchiatura isocinetica
possono essere al massimo dellordine dei
6 rad. sec-1.
Inoltre
anche le più moderne apparecchiature isocinetiche,
permettono al massimo un tempo di inversione dalla
fase eccentrica alla fase concentrica (coupling
time) di circa 50-100 ms, mentre nel corso di
uno SSC effettuato in condizioni di attivazione
naturale, questultimo è di circa
10 ms.
Un
ulteriore differenziazione tra il movimento eseguito
in forma isocinetica, rispetto allattivazione
di tipo isoinerziale, è costituita dal
diverso pattern di attivazione neuromuscolare.
Infatti
un movimento di tipo isoinerziale, è caratterizzato
da una forte attivazione mioelettrica iniziale,
corrispondente al momento in cui occorre vincere
linerzia del carico, seguita da un marcato
decremento mioelettrico, dovuto anche ad un probabile
effetto inibitorio da parte dei Corpuscoli Tendinei
del Golgi ( Angel, 1974; Bosco e coll., 1982).
Al
contrario, durante una contrazione di tipo isocinetico,
lattività elettromiografica (EMG)
si mantiene sostanzialmente alla stessa magnitudo
lungo tutto larco del movimento, anche se
normalmente lEMG registrato durante un movimento
isoinerziale, anche nella sua fase di minor magnitudo,
si mantiene comunque più alto rispetto
allEMG registrato durante lo stesso tipo
di movimento eseguito in modalità isocinetica
a parità di carico ( Hislop e Perrine,
1967).
Tutta
queste serie di valutazioni, deve indurci a considerare
sia le esercitazioni, che i test isocinetici,
come un metodo interessante, sia di lavoro, che
di indagine di tipo neuromuscolare, solamente
nella prima fase di una riabilitazione post-traumatica.
Le
grosse differenze inerenti soprattutto la diversità
dei pattern di attivazione neuromuscolare tra
la contrazione isocinetica ed isoienerziale, dimostrano
infatti che attraverso una monitorizzazione di
tipo isocinetico, come la costruzione della relazione
forza-.velocità, il quadro neuromuscolare
di riferimento sia estremamente limitato.
La
relazione forza-velocità ricavata da una
contrazione isocinetica, è infatti solamente
limitata alla porzione sinistra della relazione
stessa considerata nella sua globalità,
come mostrato in figura 1, per le ragioni pocanzi
esposte relative alla limitazione delle velocità
di registrazione delle apparecchiature isocinetiche.
Oltre
a questo importantissimo aspetto, occorre anche
aggiungere la mancanza di accelerazione, che al
contrario costituisce una delle caratteristiche
di base del movimento balistico di tipo isoinerziale
naturale e la conseguente diversità nei
pattern di attivazione neuromuscolare.
Figura
1: La relazione forza-velocità ottenibile
attraverso la modalità isocinetica è
fortemente limitata sia dal range di velocità
registrabili dagli strumenti isocinetici , che
dai diversi pattern di attivazione neuromuscolare
in rapporto alla contrazione isotonica.
LA
RELAZIONE FORZA-VELOCITA ISOINERZIALE COME
METODO DIAGNOSTICO: LESEMPIO DELLARTICOLAZIONE
DEL GINOCCHIO
La
relazione forza-velocità costruita attraverso
la metodica isoinerziale, può quindi, per
tutta la serie di ragioni sopra esposte, costituire
un importante mezzo di informazione per ciò
che riguarda i parametri neuromuscolari tipici
di un pattern di attivazione naturale di tipo
balistico.
La
costruzione di una relazione forza velocità
di tipo inerziale può essere effettuata
sia attraverso un movimento di tipo concentrico,
eccentrico oppure attraverso una modalità
che preveda uno SSC, monitorizzando lazione
muscolare attraverso tutto il possibile range
di relazione forza-velocità, in altre parole
attraverso tutti i i possibili rapporti di velocità
di contrazione e di produzione di forza.
Nel
caso di una relazione forza velocità isoinerziale
costruita attraverso un movimento puramente concentrico
avremmo naturalmente delle informazioni di tipo
meccanico inerenti il solo comportamento della
Componente Contrattile (CC), mentre nel caso di
una relazione forza-velocità costruita
attraverso dei movimenti che comportino una fase
di SSC, avremmo delle informazioni anche sul comportamento
meccanico della Componente Elastica in serie (SEC),
il confronto tra le due curve può fornire
quindi importanti informazioni sul comportamento
elastico della muscolatura considerata.
Infine
nel caso di una relazione forza-velocità
di tipo eccentrico è possibile indagare
il comportamento muscolare della CC in condizioni
di allungamento.
In
campo diagnostico-sportivo la relazione forza-velocità
può dare importantissime informazioni soprattutto
nellambito di due aspetti principali:
-il
primo costituito dalla possibilità di "fotografare
biomeccanicamente" il comportamento neuromuscolare
di un muscolo sano, in previsione, in caso di
trauma, di poter avere , in fase riabilitativa,
un comparativo di biomeccanica muscolare ottimale
al quale fare riferimento durante la fase riabilitativa
stessa.
- il secondo
costituito dal monitoraggio costante, operabile
sempre in fase riabilitativa, attraverso il
quale sia possibile ricavare dati utilizzabili
nella stesura e nel controllo della fase fisioterapica.
Lalta
riproducibilità della relazione forza velocità
(r=0.85-0.967) (Bosco, 1991; Bosco e coll., 1995;
Murphy e Wilson, 1994; Bisciotti e coll. 1999)
garantisce laffidabilità scientifica
di questo metodo di indagine.
Unaffidabile
calcolo della relazione forza-velocità
puo essere effettuato attraverso solamente
tre prove effettuate a carichi progressivi che
quindi determinino una produzione di forza crescente
ed un parallelo decremento della velocità
di spostamento del carico stesso, attraverso il
calcolo dellequazione della retta di regressione
lineare interpolante i punti stessi (Y = ax +
b) è possibile determinare sia il valore
di forza isometrica massimale (F0),
che quello di velocità di contrazione massimale
teoricamente ottenibile a carico nullo (V0)
(Bisciotti e coll., 1999) come mostrato in figura
2 e 3.
Figura
2: Relazione forza velocità calcolata attraverso
i dati desunti da tre movimenti effettuati con
altrettanti carichi crescenti in un movimento
di estensione della gamba sulla coscia effettuati
in catena cinetica aperta. Nellequazione
della retta il coefficiente b esprime il
valore di forza isometrica massimale (F0)
espresso in Newton.
Figura
3 : La stessa relazione forza velocità
di cui sopra, in cui in ascissa compaiono i valori
di forza ed in ordinata quelli relativi alla velocità
di spostamento del carico. In questo secondo caso,
il valore del termine b dellequazione
relativa alla retta di regressione lineare interpolante
i 3 punti considerati, rappresenta il valore di
velocità massimale (V0) ottenibile
a carico nullo.
E
inoltre interessante notare che in una relazione
di tipo lineare, come quella ottenibile durante
una contrazione di tipo naturale, il valore di
potenza massimale sia uguale a 0.5 F0
. 0.5 V0 altrimenti esprimibile come
0.25 (F0 . V0) (Vandewalle,
1992).
Attraverso
la costruzione della relazione forza-velocità
tramite la modalità isoinerziale, è
quindi possibile calcolare anche la massima potenza
teorica esprimile nel corso del movimento indagato.
Questultimo
dato può costituire un ulteriore importante
parametro di valutazione e controllo in ambito
funzionale e riabilitativo.
CONCLUSIONI
La
costruzione della relazione forza-velocità
isoinerziale presenta quindi un indubbio valore
di tipo diagnostico in ambito riabilitativo soprattutto
per la totale attinenza con i pattern di attivazione
neuromuscolare che si ritrovano nel corso di un
movimento naturale di natura balistica, tipico
del gesto sportivo, attinenza al contrario disattesa
nel caso di test di tipo isocinetico.
La
possibilità di effettuare in maniera estremamente
semplificata questo tipo di test, su articolazioni
ad alto rischio traumatico in ambito sportivo,come
quella del ginocchio, riportata nellesempio
precedente, attraverso unapparecchiatura
specificatamente concepita (Real Power, Globus
Italia), costituisce un importante metodo di indagine
a disposizione del fisioterapista, del tecnico
della riabilitazione e del medico sportivo, al
fine di ottimizzare e monitorizzare con precisione
scientifica gli effetti dei piani fisioterapici
di lavoro adottati
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