Gli
indici di forza isometrica possono costituire
un fattore predittivo della performance dinamica?
di
Gian Nicola Bisciotti(1) (2), Sandra Greco(2)
1
Laboratorio di Scienza dello Sport, Facoltà
di Scienza dello Sport Università di Besançon
(Francia)
2 Istituto Superiore di Educazione Fisica di Torino
Abstract:
I valori di forza isometrica vengono spesso assunti,
sia come indici di base nella parametrizzazione
dellallenamento, sia come fattori predittivi
della performance dinamica.
Tuttavia
la loro interpretazione non risulta sempre così
immediata e la loro correlazione con la performance
dinamica risulta spesso discutibile.
Nel
presente studio vengono consideratati i rapporti
esistenti tra la performance dinamica ed il rateo
di produzione di forza isometrica di due gruppi
di atleti costituiti rispettivamente da 7 maschi
e 8 femmine, inoltre è discussa la relazione
esistente tra gli indici di forza isometrica considerati
e la percentuale di riutilizzo di energia elastica
registrata durante le performance dinamiche che
comportino un ciclo stiramento-accorciamento
Key
words: Valutazione della performance dinamica,
Forza isometrica massimale , Rateo di produzione
della forza isometrica, Ciclo stiramento-accorciamento,
Accumulo e restituzione di energia elastica.
INTRODUZIONE
Una
contrazione muscolare è definita isometrica
quando il muscolo è stimolato a lunghezza
costante, senza permettere alle sue estremità
di avvicinarsi.
Sperimentazioni
che comportino contrazioni isometriche vengono
effettuate in laboratorio, su muscolo isolato
al fine di determinare la forza sviluppata dal
muscolo stesso in funzione del tempo.
Oltre
a ciò, la valutazione isometrica della
funzione muscolare è una pratica largamente
impiegata anche nel muscolo in vivo, ed è
a tuttoggi un metodo di indagine ritenuto
valido al fine di studiare le caratteristiche
biomeccaniche del muscolo (Clarke 1948, Hakkinen
1993, Baker e coll. 1994, Murphy e coll. 1995).
In
linea generale questi tipi di test vengono utilizzati
sia per quantificare la forza massimale isometrica
che la sua produzione in funzione del tempo (RFD,
Rate of Force Development).
Tuttavia
negli ultimi anni viene sempre più messa
in discussione la validità dei test di
forza isometrica nel poter fornire indicazioni
valide relative al comportamento dinamico del
muscolo (Wilson e coll. 1996).
Infatti
se esaminiamo le correlazioni tra la massima forza
isometrica e la prestazione dinamica, non possiamo
fare a meno di esprimere alcune perplessità
sulla sua validità in quanto indicatrice
della funzione dinamica del muscolo.
Infatti,
anche se da un lato alcuni Autori dimostrano la
sua correlazione nei confronti della prestazione
sportiva , come nel caso del basket (Hakkinen
1987), del canottaggio ( Secher 1975) e delle
discipline veloci dellatletica leggera (Mero
e coll. 1981), molti altri studi sottolineano
la minima correlazione esistente tra la massima
forza isometrica e la prestazione dinamica , anche
nel caso di protocolli di test molto specifici
nei confronti della disciplina indagata (Considine
e coll. 1973, Viitasalo 1981, Jaric e coll. 1989,
Bloomfield e coll. 1990, Strass 1991, Murphy e
coll. 1994 ).
Per
questo motivo, anche se la forza massimale isometrica
può ritenersi un indice della massima espressione
di forza , le indicazioni che si possono ricavare
da questultima riguardo al comportamento
dinamico del muscolo sono perlomeno discutibili
(Atha 1981, Enoka 1994, Wilson e coll. 1996).
Inoltre
occorre ricordare come i test isometrici siano
scarsamente, se non del tutto insensibili, alle
variazioni muscolari indotte dallallenamento
svolto in regime dinamico ( Baker e coll. 1994,
Wilson e coll. 1997).
Un
ulteriore utilizzazione dei test di forza isometrica,
è rappresentato dal loro utilizzo per quantificare
la velocità di sviluppo della forza isometrica
stessa (RFD).
A
questo scopo vengono utilizzati diversi protocolli
di test , infatti anche se in senso generale l
RFD viene interpretato come il punto di massima
pendenza nella curva forza-tempo, numerosi Autori
identificano diversi metodi di calcolo per la
sua quantificazione.
L
intervallo di calcolo infatti può andare
da 5 a 100 millisecondi (Viitasalo e coll. 1980,
Bürle 1985, Gollhofer 1987, Baker e coll.1994,
Christ e coll. 1994, Wilson e coll. 1994, Verchoshansky
1996.).
Altri
Autori utilizzano una quantificazione dell
RFD basata sul tempo necessario al raggiungimento
di una certa percentuale della forza massimale
isometrica (Hakkinen e coll. 1985, Viitasalo e
coll. 1980), oppure calcolando lintegrale
della forza sul tempo (ò F(dt) ) su diversi
intervalli di questultimo (Verchoshansky
1996).
La
base comune di tutti i protocolli di quantificazione
dellRFD è comunque lindagine
sulle capacità di sviluppare in tempi brevi
unapprezzabile percentuale della massima
forza isometrica, per questo motivo l RDF
viene interpretato da molti autori come un indice
isometrico che potrebbe essere maggiormente correlato
alla performance dinamica.
Anche
in questo campo di indagine i risultati sono abbastanza
contraddittori.
Alcuni
Autori (Vittasalo e coll. 1981) hanno infatti
dimostrato come lRFD sia correlato, seppure
in maniera modesta (0.49-0.66), con lesecuzione
di movimenti balistici degli arti inferiori, in
altri studi più recenti (Viitasalo e Aura
1984) lRFD isometrico è risultato
molto più strettamente correlato alla prestazione
di salto (r 0.9) , oppure si è rivelato
essere un parametro discriminante più importante
nei confronti della performance dinamica , rispetto
al semplice valore di forza massimale isometrica
(Komi 1984).
Tuttavia
numerosi altri Autori non hanno riscontrato nessuna
correlazione significativa tra lRFD isometrico
e la performance dinamica (Mero e coll.1981, Wilson
e coll. 1995, Young e Bilby 1993, Pryor e coll.1994).
Le
ragioni di questa scarsa correlazione che numerosi
Autori rilevano tra i diversi indici di forza
isometrica ed il comportamento muscolare in regime
dinamico, è da ricercarsi nelle notevoli
differenze di tipo nervoso e meccanico tra lattivazione
muscolare di tipo isometrico e quella di tipo
dinamico (Wilson e coll. 1995).
Infatti
alla base della differenza tra attivazione dinamica
ed isometrica del muscolo possono risiedere fattori
neurogeni inerenti al tipo di reclutamento.
Questa
forte disomogeneità di risultati ci ha
indotto allo studio dellandamento dell
RFD isometrico, quantificato secondo diversi protocolli
di calcolo, nei confronti di differenti tipi di
performance dinamica che comportino diversi pattern
di attivazione.
Più
precisamente i tipi di performance dinamica scelti
sono stati: lo Squat Jump (SJ) , ritenuto indicativo
per lespressione di forza a carico della
sola componente contrattile, il Counter Movement
Squat Jump (CMJ) per le informazioni riguardanti
lo stoccaggio ed il riuso di energia elastica
durante uno stretching -shorten cycle di tipo
aciclico , il Rebound Jump 10 (RJ
10) e lo sprint sui 30m.t. per le
informazioni riguardanti lo stoccaggio ed il riuso
di energia elastica durante uno stretching -shorten
cycle di tipo ciclico.
METODI
SOGGETTI
Nel
presente studio è stata presa in considerazione
una popolazione di 7 soggetti di sesso maschile
la cui età era di 18.3 + 1.5 anni (media
+ deviazione standard), di altezza uguale a 169.85
+3.8 cm e di peso pari a 69.29 + 7.54 kg ed 8
soggetti di sesso femminile la cui età
era di 17.9 +1.2 anni, di altezza uguale a 163.81
+6.4 cm e di peso pari a 53.13 + 3.81 kg
Tutti
i soggetti praticavano regolarmente unattività
sportiva e dimostravano buona dimestichezza con
la modalità esecutiva degli esercizi che
costituivano la batteria di test proposta.
Nel
periodo durante il quale sono stati effettuati
i test tutti i soggetti hanno continuato ad allenarsi
regolarmente.
Inoltre
tutti i soggetti sono stati preventivamente informati
sullo scopo della ricerca.
|
MEDIA - dev. st (+)
|
MEDIA- dev. st. (+)
|
|
mASCHI
|
femmine
|
Peso
|
69,29+7,54
|
53,13+3,81
|
Altezza
|
176,74+3,08
|
163,81+6,4
|
Età
|
18,3+1,5
|
17,9+1,2
|
Tabella
1: media e deviazione standard dei dati antropometrici
PROTOCOLLO
Il
Rate of Force Development (RFD) è stato
misurato su pedana dinamometrica a strain gauge
(Techmachine PF 350, Andrezieux-Boutheon, France),
su movimento di distensione degli arti inferiori,
con langolo articolare del ginocchio standardizzato
a 90°.
Ad
ogni soggetto è stato richiesto di effettuare
un test isometrico di distensione delle gambe
dalla posizione di semi-squat, cercando di effettuare
la massima produzione di forza in un tempo minimo.
La durata della contrazione è stata di
~ 3 (Wilson e coll. 1995) .
Per
effettuare tale spinta i soggetti erano posti
sulla pedana di forza, ed utilizzavano una sbarra
di 180 cm., del peso di 8 Kg., che era vincolata
al suolo tramite due catene inestensibili.
In
tutti i test i soggetti furono istruiti a produrre
il massimo della forza nel minimo tempo possibile
(Bemben e coll. 1990.) evitando di applicare forza
prima dellinizio del test (Viitasalo 1982)
L
RFD è stato quantificato attraverso i seguenti
tipi di calcolo:
La
quantità di forza prodotta dopo 30 ms.
dallinizio della spinta (IF 30) (Bürle
1985).
La
quantità di forza prodotta dopo 50 ms.
dallinizio della spinta (IF 50) (Gollhofer,
1987).
La
quantità di forza prodotta dopo 100, 200,
300 ms. dallinizio della spinta (IF 100,
IF 200, IF 300) (Wilson e coll., 1994).
Lintegrale
della Forza sul tempo durante i primi 30,50, 100,
200, 300 ms. di spinta (ò F(dt) 30), (ò
F(dt) 50) , (ò F(dt) 100), (ò F(dt)
200), (ò F(dt) 300) (Verchoshansky 1996).
Il
tempo necessario alla produzione del 30%, 50%
e del 90% della MIF (t 30%, t 50%, t 90%) (Hakkinen
e coll., 1985, Viitasalo e coll., 1980).
Linizio
della spinta è stato parametrizzato sulla
variazione del 5% del peso corporeo registrato
sulla pedana di forza (Belli, comunicazioni personali,
1997).
Gli
esercizi di performance dinamica che costituivano
la batteria di test sono stati :
- lo Squat Jump
(Sj) come esercizio indicativo di un pattern
di attivazione della sola componente contrattile.
- il Counter
Mouvement Squat Jump (Cmj), indicativo per
un pattern di attivazione dinamico che comprenda
lo stoccaggio ed il riuso di energia elastica
(stretching shorten cycle) di tipo singolo
- il Rebound
Jump 10 (Rj10) e lo
sprint sui 30 metri come esercitazioni indicative
nei confronti di un pattern di attivazione
dinamico in un movimento ciclico.
I
test di Sj, Cmj, Rj sono stati effettuati su di
una pedana a conduttanza (Ergo Jump Bosco System®)
secondo il protocollo utilizzato normalmente per
questa batteria di test (Bosco 1992).
Lo
sprint sui 30 m.t. è stato effettuato su
di una pista di atletica ed il relativo tempo
di percorrenza è stato rilevato attraverso
cronometraggio elettronico effettuato mediante
una doppia serie di fotocellule, piazzate rispettivamente
sulla linea di partenza e di arrivo e collegate
ad un cronometro al centesimo di secondo .
Inoltre
è stata calcolata la percentuale di restituzione
di energia elastica partendo dai valori delle
altezze registrate durante i test di Sj e Cmj
attraverso la seguente formula (Wilson e coll.
1991) :
(Cmj
Sj ) / Cmj · 100
ANALISI
STATISTICA
Sono
stati calcolati gli indici statistici ordinari
come media, deviazione standard e varianza per
ogni variabile e condizione considerata.
Infine
sono state effettuate le regressioni lineari per
tutti gli indici considerati utilizzando il metodo
di minimizzazione dei minimi quadrati.
La
significatività statistica è stata
fissata ad un p<0.05.
RISULTATI
Per
la consultazione dei risultati ritrovati rimandiamo
alla consultazione della tabella di correlazione.
TEST
|
MEDIA
|
DEV.ST. (+)
|
30 mt [
s]
|
5.32
|
0.46
|
Sj [
cm]
|
28.07
|
6.94
|
Cmj [
cm]
|
30.85
|
8.02
|
Rj [
W]
|
34.66
|
6.91
|
Rj [
cm]
|
24.67
|
4.91
|
IF 30 [
N]
|
74.73
|
46.29
|
IF 50 [
N]
|
103.73
|
71.00
|
IF 100 [
N]
|
159.80
|
110.46
|
IF 200 [
N]
|
238.93
|
165.61
|
IF 300 [
N]
|
309.13
|
164.65
|
t 30% [
s]
|
0.33
|
0.23
|
t 50% [
s]
|
0.67
|
0.41
|
t 90% [
s]
|
2.73
|
1.31
|
ò
F(dt)30 [
N]
|
1.59
|
0.74
|
ò
F(dt)50 [
N]
|
3.39
|
1.92
|
ò
F(dt)100 [
N]
|
10.08
|
6.40
|
ò
F(dt)200 [
N]
|
30.19
|
20.06
|
ò
F(dt)300 [
N]
|
58.39
|
35.65
|
Res E.E. [
%]
|
9.17
|
3.62
|
Tabella
2 : media e deviazione standard dei dati considerati
DISCUSSIONE
Il
dato più significativo che emerge dal presente
studio è la sostanziale mancanza di correlazione
tra i valori di RFD, nei confronti della performance
dinamica.
Questa
mancanza di correlazione da noi ritrovata ben
si colloca nellambito della bibliografia
già esistente (Considine e coll. 1973,
Viitasalo 1981, Jaric e coll. 1989, Bloomfield
e coll. 1990, Strass 1991, Murphy e coll. 1994
).
In
primo luogo occorre sottolineare come la possibile
scarsa specificità dei test isometrici
nei confronti della performance dinamica non possa
essere considerata lunica ragione dei risultati
ottenuti.
Nellambito
dei test da noi considerati infatti, la maggior
specificità dovrebbe risultare tra la IF
100 , ò F(dt) 100 ed i 30 metri di sprint;
in effetti limpulso di forza nei primi 100
ms. è stato ultimamente frequentemente
usato per la quantificazione dell RFD, quando
questultimo viene correlato alla performance
di sprint, dal momento che i tempi di contatto
del piede al suolo nelle discipline di sprint
sono dellordine di circa 100 ms. Per cui
lRFD calcolato nei primi 100 ms. dovrebbe
essere un indice che riflette la performance di
sprint (Mero e coll., 1992; Wilson e coll., 1995).
Anche
in questo caso non è stata registrata alcuna
correlazione statisticamente significativa anche
se, dal punto di vista della specificità
del test, dobbiamo sottolineare che buona parte
della forza nella biomeccanica dello sprint viene
sviluppato nella fase eccentrica dello stretching
shorten cycle (Mero e coll. 1982, Mero e Komi
1986).
Questo
risultato comunque ben si accorda con quanto reperibile
in bibliografia , dove numerosi Autori sottolineano
la mancanza di correlazione tra forza isometrica
e prestazione dinamica anche nel caso di protocolli
di test molto specifici nei confronti dellattività
considerata (Considine e coll. 1973, Viitasalo
1981, Jaric e coll. 1989, Murphy e coll. 1994
).
In
effetti alcune limitazioni di tipo fondamentale
potrebbero inficiare concettualmente la piena
validità dei test di forza isometrica ,
soprattutto per ciò che riguarda la loro
correlazione con la prestazione dinamica.
Uno
dei maggiori limiti della valutazione isometrica
è la specificità dei valori di forza
legati allangolo articolare di misurazione.
Il
valore di forza isometrica è infatti fortemente
legato allangolo articolare di misurazione,
in ragione del fatto che a diversi angoli articolari
corrispondono diversi gradi di ricopertura dei
miofilamenti di actina e di miosina e quindi differenti
valori di forza (Cavagna 1988, Sale 1991, Duchateau
e coll. 1984).
Questo
fatto costituisce uno dei maggiori problemi inerenti
alla misurazione della MIF e conseguentemente
dell RFD , infatti non si può supporre
che esistano valide correlazioni tra i valori
di forza isometrica ottenuti ai differenti angoli
articolari in un determinato ciclo di movimento
(Wilson e coll. 1996).
In
bibliografia non esiste infatti nessuna ricerca
che documenti che ogni angolo del movimento sia
rappresentativo della totalità del movimento
stesso ( Murphy e coll. 1995).
A
questo proposito una ricerca di Murphy e coll.
(1995) documenta la relazione tra i valori di
MIF registrati durante lesecuzione dellesercizio
di bench press ad angoli articolari a carico dellarticolazione
del gomito di rispettivamente 90° e 120°
.
Questa
ricerca documenta come la correlazione tra i valori
di forza misurati ai due angoli articolari sia
di 0.7 , indicando in tal modo che più
del 50% della varianza non era comune ai due angoli
articolari considerati.
Questi
dati ben si accordano con quelli desumibili da
unaltra esperienza simile, dove i valori
di MIF a carico della muscolatura estensoria degli
arti superiori sempre durante lesercizio
di bench press, registrati rispettivamente al
25% dellintero ciclo del movimento (pari
ad un angolo articolare al gomito di 80+10°)
ed al 75% (pari ad un angolo articolare al gomito
di 116,3 +12,3°) mostravano una correlazione
di 0.74 (Bisciotti e Belli. 1997).
Inoltre
recentemente Murphy e Wilson (1996) utilizzando
analisi di spettro hanno evidenziato come attivazioni
isometriche e dinamiche siano caratterizzate,
sia da diversi pattern di reclutamento delle unità
motorie, che da diverse frequenze di scarica.
Tali
considerazioni avvallano le ipotesi di differenti
tipi di attivazione neuromuscolare tra i due meccanismi
già avanzate da Henry e coll. (1960) ,
anche se le loro conclusioni non erano in verità
suffragate da indagini elettromiografiche.
Infatti
le unità motorie potrebbero seguire il
classico principio di reclutamento di Hennemann
e coll. (1965) solamente in particolari condizioni
di attivazioni isometrica , mentre lattivazione
di tipo dinamico potrebbe comportare un pattern
di reclutamento molto diverso (Person 1974, Caldwell
e coll.1993, , Nakazawa e coll. 1993, Bosco e
coll. 1995).
A
questo proposito occorre sottolineare come lattività
elettromiografia (IEMG rms) sia notevolmente superiore
nel caso di un movimento balistico rispetto ad
unattivazione muscolare isometrica, sottolineando
la differenza di pattern di reclutamento muscolare
(Bosco e coll. 1977, Desmet e coll. 1977).
Daltro
canto la differenza di pattern di attivazione
tra contrazione isometrica e dinamica viene sottolineato
anche da Bosco e coll. (1995) , Nakazawa e coll.
(1993 ), Desmet e Godaux (1977), Pearson (1974).
Tali
Autori concordano infatti nellaffermare
che in caso di contrazioni isometriche sia le
Ft che le St contribuiscono allo sviluppo della
forza, mentre, nel caso di movimenti dinamici
di tipo balistico, le Ft sembrano contribuire
maggiormente nello sviluppo della tensione muscolare
rispetto alle St.
Questa
teoria viene confortata anche dal fatto che lattività
elettromiografica registrata durante lesecuzione
di un movimento balistico, presenta valori significativamente
maggiori a quelli di una contrazione isometrica.
In
effetti laumento dellattività
elettrica in un movimento di tipo balistico è
da attribuirsi al fatto che le Ft posseggono un
potenziale di azione molto più elevato
rispetto alle St (Bosco e coll. 1979 a).
Inoltre
nella contrazione isometrica lincremento
della tensione avviene soprattutto attraverso
il reclutamento di nuove unità motorie,
è possibile infatti notare una correlazione
di tipo lineare tra incremento di tensione e laumento
della IEMG (Bosco 1997).
Al
contrario, in un'attivazione dinamica lattività
elettrica subisce un incremento statisticamente
significativo nel passaggio dal 40 al 50 % del
carico massimale.
Al
di sopra di questo limite è possibile notare
un appiattimento dellattività elettrica
, il che sta a testimoniare come già al
50% del carico massimale siano già state
reclutate tutte le unità motorie possibili
ed un ulteriore aumento della tensione possa avvenire
solo attraverso un aumento della frequenza di
scarica (Bosco 1997).
Un
altro aspetto, questa volta di tipo meccanico,
che può differenziare la contrazione isometrica
dalla contrazione dinamica, è la stiffness
muscolo-tendinea.
La
stiffness dellunità muscolo tendinea
appare infatti maggiormente correlata allattivazione
di tipo isometrico rispetto a quella di tipo dinamico
(Wilson e coll. 1994).
Concettualmente
un insieme muscolo-tendineo più rigido
dovrebbe aumentare la produzione di forza sia
in regime isometrico che dinamico.
Tuttavia
occorre sottolineare come durante la contrazione
dinamica la componente contrattile si accorci
soprattutto a causa del movimento in atto, mentre
nella contrazione isometrica laccorciamento
della componente contrattile sia prevalentemente
dovuto allallungamento dellunità
muscolo-tendinea.
Per
questa ragione una maggior stiffness muscolo-tendinea
rivestirebbe maggiore importanza nella contrazione
isometrica rispetto a quella concentrica (Wilson
e coll. 1994).
In
ultimo è da ricordare come le prestazioni
dinamiche che comportino un ciclo stiramento-accorciamento
(stretch-shorthening cycle) comportino, al contrario
di quanto avvenga nella contrazione isometrica,
un notevole utilizzo di energia elastica ( Bosco
e coll. 1982, Wilson e coll. 1997).
Il
nostro studio quindi, in accordo con quanto già
reperibile in letteratura ( Bosco 1997; Wilson
e coll. 1995; Wilson e coll. 1994 ; Murphy e coll.
1994 ; Pryor e coll. 1994) sottolinea lapparente
superiorità dei test dinamici nello studio
della funzione muscolare rispetto a quelli isometrici,
in quanto coinvolgerebbero meccanismi di attivazione
essenzialmente analoghi alla performance dinamica
indagata.
Dallanalisi
dei risultati da noi registrati appare infatti
chiaro come i valori di RFD, seppur calcolati
attraverso differenti procedure, e pur costituendo
nellambito dei test isometrici una modalità
più "dinamica" dinterpretazione
della Massima Forza Isometrica, non si rivelino
maggiormente indicativi nei confronti della prestazione
concentrica di tipo dinamico.
A
nostro avviso quindi i dati desumibili dai test
di tipo isometrico potrebbero fornire delle false
informazioni nel caso in cui fossero utilizzati
come indici previsionali nei confronti della performance
dinamica.
Voler
assumere questi indici come dei fattori predittivi
nei confronti della performance dinamica appare
quindi quantomeno discutibile, ed anche nel caso
in cui il loro utilizzo sia limitato ad indagini
improntate sulla massima specificità tra
test isometrico e prestazione dinamica , linterpretazione
dei risultati non appare così ovvia e la
prudenza interpretativa resta comunque dobbligo.
Oltre
a ciò occorre sottolineare come dal presente
studio non sia emersa nessuna correlazione statisticamente
significativa tra i valori di RDF calcolati e
la restituzione di energia elastica ricavabile
dai valori di SJ e CMJ.
Questa
mancanza di correlazione tra i valori di restituzione
denergia elastica ed i valori di
RDF, potrebbe indicare l indipendenza delle
capacità elastiche della muscolatura in
rapporto alle sue possibilità di produzione
di forza massimale isometrica, avvallando in tal
senso le considerazioni già espresse in
merito da altri Autori (Bosco 1979 a, b; Bosco
1985).
CONCLUSIONI
In
conclusione questo studio ha permesso di sottolineare
lapparente maggior specificità dei
test dinamici rispetto alle valutazione di tipo
isometrico nei confronti della performance sportiva
.
Questa
scarsa specificità si è rivelata
tale anche nel caso della maggiore attinenza tra
il test isometrico e la performance dinamica.
Per
cui questa esigua correlazione tra prestazione
statica e dinamica è soprattutto da imputarsi
alla forte differenza dei pattern dattivazione
tra i due meccanismi e non tanto alla scarsa specificità
a volte ritrovabile in alcuni protocolli di studio.
Per
questa ragione possiamo avanzare forti dubbi sulluso
sistematico dei valori di forza isometrica come
indici di parametrizzazione dellallenamento.
In
effetti nellutilizzo pratico di tali indici
occorrerebbe sempre nel corso della pianificazione
dellallenamento quantomeno controllare,
lattinenza e landamento di questi
ultimi in rapporto alla performance sportiva indagata.
In
qualsiasi caso, sia il loro utilizzo pratico,
che la loro validità concettuale dal punto
di vista teorico devono essere sempre improntati
sulla massima prudenza interpretativa .
In
ultimo dobbiamo sottolineare lapparente
indipendenza delle caratteristiche delasticità
del muscolo in rapporto alle capacità di
produzione di forza massimale isometrica da parte
del muscolo stesso.
Anche
questo indice dovrebbe costituire un importante
parametro di riferimento nellambito della
pianificazione dellallenamento di forza,
soprattutto nellambito di discipline sportive
che si basino sulla massimalizzazione dello stoccaggio
e della conseguente restituzione denergia
elastica nellambito di movimenti balistici.
|