Effetti
periferici e centrali della produzione di lattato
e di ammonio
di Gian Nicola Bisciotti (1), Stefano Pucci
Stefano (2), E. Bertolini (3)
1)Dipartimento
"Entraînement et Performance" Facoltà
di Scienze dello Sport , Università Claude
Bernard, Lione (F)
2)Scuola
Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie,
Torino (I)
3) Presidio
Ospedaliero S. Giovanni Abate, Pontremoli (I)
Abstract
La
fatica costituisce il denominatore comune di molte
attività sportive, il lattato e l'ammonio
sono dei markers fisiologici dell'instaurarsi
del fenomeno della fatica nell'organismo; mentre
il primo è piuttosto un buon testimone
della fatica periferica, il secondo potrebbe essere
responsabile del transfert di quest'ultima a livello
centrale, data la sua possibilità di permeare
la barriera emato-encefalica.
In
questo lavoro, vengono trattati brevemente i principali
meccanismi di risposta fisiologica legati all'accumulo
di lattato e di ammonio, inoltre vengono presentati
i dati di un lavoro sperimentale incentrato sullo
studio della correlazione intercorrente tra la
produzione di lattato e quella di ammonio.
La produzione di lattato
In
un ambiente acquoso, come quello ritrovabile all'interno
della fibra muscolare, l'acido lattico, si presenta
sotto forma dissociata ( uno ione caricato negativamente,
La- ed uno ione positivamente, H+),
e come quindi sia più corretto definirlo
lattato piuttosto che appunto acido lattico.
A
questo proposito, una prima distinzione, può
essere fatta relativamente alle diverse dimensioni
dei due ioni ed alla conseguente loro differente
possibilità di fuoriuscire dalla fibra
muscolare che li ha prodotti.
In
effetti, la perfusione degli H+, dalla fibra muscolare
al sangue, avviene circa 30 volte più velocemente
rispetto a quella di LA-, proprio in
virtù della loro minore dimensione rispetto
a questi ultimi (Shepard 1986).
E'
altresì importante notare che, laumento
della concentrazione di H+ nella fibra
muscolare, non risulta proporzionale alla loro
reale produzione, poiché già nel
citoplasma cellulare della fibra stessa sono presenti
sostanze-tampone, come ad esempio la carnosina,
in grado di tamponare una parte degli H+
prodotti.( Parkhouse e coll., 1985.)
L'aumento
della concentrazione degli H+ ,sia
a livello muscolare, che a livello ematico, costituisce
la causa dell'abbassamento del pH e quindi dell'instaurarsi
di un ambiente acido, tali condizioni inibiscono
il ruolo degli CA++ nel meccanismo di contrazione
muscolare, sino a farla cessare completamente,
in presenza di acidità critiche, che nel
muscolo possono raggiungere i valori limite di
pH 6.3-6.4, od addirittura inferiori a 6.0, come
riporterebbero alcuni protocolli sperimentali
che hanno utilizzato la risonanza magnetica nucleare
(RMN), come metodo di indagine (Sahlin, 1978).
Al
contrario lo ione LA- deve essere considerato
come una fonte di energia chimica di cui lorganismo
può ancora servirsi, soprattutto nel corso
di attività moderata.
Infatti
il destino metabolico LA- può essere schematicamente
riassunto come segue:
- un piccolo
quantitativo viene escreto con lurina
e con il sudore (Arcelli, 1995; Fox e coll.,
1995)
- una quota
leggermente superiore, ma comunque estremamente
esigua, viene convertita chimicamente in proteine
durante la fase di recupero immediatamente
successiva allesercizio ( Fox e coll.,
1995)
- Una apprezzabile
quantità può essere riconvertita
in glicogeno, sia nel fegato, che nel muscolo
scheletrico (Arcelli, 1995; Fox e coll., 1995)
- infine un
quantitativo considerevole, viene ossidato
in CO2 ed H2O ed utilizzato
a fini energetici (Buono e coll., 1984), come
combustibile metabolico dal muscolo scheletrico,
dal miocardio, che trae oltre il 50 % dellenergia
necessaria a contrarsi dal lattato ad intensità
di lavoro pari al 70 % del VO2 max. (Arcelli,
1995) , dal cervello, dal fegato e dai reni.
(Arcelli, 1995; Fox e coll., 1995; Buono e
coll., 1984). A questo proposito è
interessante ricordare come Brooks (1985)
abbia ipotizzato la teoria dell "effetto
shuttle" del lattato, considerando la
fuoriuscita di quest'ultimo dalle fibre muscolari,
come un mezzo di mobilizzazione e ridistribuzione
delle scorte energetiche.
La
maggior parte degli effetti negativi del lattato,
nell'insorgenza della fatica muscolare, sono dunque
causati dalle alte concentrazioni di H+
,create dalla dissociazione dellacido lattico
nei due ioni; infatti, oltre l85 % dell
H+ libero è generato dalla dissociazione
dellacido lattico (Sahlin 1982 ). Laumento
della concentrazione di ioni idrogeno determina
un aumento dellacidità e labbassamento
del pH che, nella cellula muscolare, come abbiamo
già avuto modo di vedere, può passare
da valori di 6,9 sino a 6,3 e forse ancor meno
e nel sangue da 7,4 fino a 6,9. Una simile acidità
può essere pericolosa per la cellula, motivo
per cui, subentrano sistemi di difesa che, in
ultima analisi, comportano larresto della
contrazione o la riduzione dellintensità
dellesercizio (Bosco e Viru, 1996)
L'eccessiva
concentrazione di ione H+ determina
infatti , sia uninibizione della fosfofruttokinasi
(PFK), enzima che catalizza una delle reazioni
della glicolisi anaerobica, limitando il rifornimento
energetico alla cellula , sia un'inibizione nei
confronti degli Ca++, ostacolando anche
in questo modo la possibilità di proseguire
un lavoro troppo intenso.
Nonostante
ciò, il ruolo del pH nella fatica muscolare
non è ancora ben stabilito, ed il suo abbassamento
nel muscolo potrebbe non essere sempre decisivo
nello sviluppo della fatica (Bangsbo, 1995) anche
se, il decremento della produzione di potenza,
normalmente viene associato con il basso pH intramuscolare
e viene attribuito proprio allinibizione
della via glicolitica (Karlsson, 1971; Gollnick
e Hermansen, 1973). Altri Autori, infatti (Renaud
e coll. 1986) conclusero, che i cambiamenti del
pH intracellulare, non potevano essere i soli
responsabili delle perdite di forza muscolare.
A
questo proposito è interessante citare
una ricerca di Liesen (1983) ha dimostrato come
un giocatore, non in ottime condizioni fisiche,
mostri mancanze di natura tattica già a
valori di lattacidemia attorno alle 6 8
mmol · l-1.,
Dal
momento che le carenze di natura tattica rientrano
nell'ambito degli aspetti decisionali della prestazione
(Sagnol e Bisciotti, 1998), riguardando quindi
prettamente l'affaticamento del S.N.C. e considerando
che esiste una barriera, che impedisce la diffusione
del lattato nel fluido cerebrospinale (Bosco e
Viru, 1996) , occorre senz'altro analizzare il
fenomeno della fatica, come un elemento multifattoriale
(Robert e Smith, 1989).
Iperammonemia
e fatica centrale
Un
ruolo importante nell'insorgenza dei processi
di affaticamento, potrebbe essere imputabile all'aumento
della concentrazione ione ammonio (NH4+),
nel corso dell'esercizio intenso.
Lammonio,
in condizioni di riposo, è generato principalmente
nellintestino, dai processi di digestione
ed entra nella circolazione portale per giungere
al fegato.
Nelluomo,
lo ione ammonio, è prodotto nei muscoli
scheletrici, durante esercizio, dalla deaminazione
dellAdenosina 5-monofosfato , AMP, ad Inosina
5-monofosfato, IMP, in seguito ad una crescente
attività del ciclo purina-nucleotide, catalizzata
dall AMP deaminase. (Fox e coll. 1995; Roberts
e Smith, 1989; Banister e Cameron, 1990 ; Buono
e coll., 1984, Bosco, 1997).
L'iperammonemia
è anche dipendente da altri fattori come:
- la deaminazione
nei muscoli scheletrici degli aminoacidi,
soprattutto quelli a catena ramificata, tipica
di prestazioni di endurance di lunghissima
durata, quando il metabolismo proteico ricopre
anche un ruolo energetico (Lockwood e coll.,
1979; Rowell, 1983)
- un decremento
del flusso ematico ai reni, che potrebbe ridurre
la captazione renale di ammonio e conseguentemente
la sua escrezione attraverso le urine.
- un decremento
del flusso ematico al fegato che potrebbe
determinare uno smistamento extraepatico dellammonio
nella circolazione (Rowell, 1983; Eriksson
e coll., 1985; Felig e Wharen , 1971; Katz
e coll., 1986)
Liperammonemia
indotta da esercizio fisico è condizionata
da diversi fattori, primi tra i quali, la composizione
delle fibre muscolari che vengono reclutate in
prevalenza durante l'esercizio, nonché
l'intensità e la durata dellesercizio
( Dudley e coll., 1983; Weicker e coll., in corso
di stampa; Babij e coll., 1983; Banister e coll.,
1983, Buono e coll., 1984; Graham e coll., 1987,
Winder e coll., 1974)
La
produzione dellammonio, infatti, avviene
principalmente nelle fibre veloci glicolitiche
(Bosco, 1997; Dudley e coll., 1983; Meyer e coll.,
1980; Meyer e coll., 1979; Weicker e coll., in
corso di stampa) .
Durante
l'accumulo dellammonio, prodotto durante
l' esercizio, il fegato è il primo organo
che mostra un progressivo elevarsi dei valori
di ammonemia, essendo lorgano maggiormente
deputato alla detossificazione, ma, successivamente,
anche cuore, muscoli scheletrici, cervello e siero
mostrano la stessa tendenza (Singh e Banister,
1978).
Il
ruolo svolto dall NH4+,
è ancora da stabilirsi in maniera definitiva;
a livello muscolare, sembrerebbe che agisca sul
sarcolemma, aumentando la resistenza della membrana
(Heald, 1975), costituendo, in tal modo, unimportante
concausa nella perdita di forza dovuta all'insorgenza
del fenomeno della fatica. Infatti, quando la
concentrazione di NH4+,
cresce eccessivamente, all'interno della fibra
muscolare tende a ridurre il metabolismo ossidativo,
inibendo la piruvato-deidrogenasi (Roberts and
Smith, 1989)
Tuttavia
sembra che gli effetti negativi della presenza
di NH4+, abbiano inizio
solamente ad un dato livello di concentrazione,
mentre basse concentrazioni di NH4+,
contribuirebbero, al contrario, al tamponamento
degli H+ prodotti durante un esercizio intenso
(Arsenio e Strata, 1995), attraverso crescenti
concentrazioni di IMP, tramite il ciclo purino
nucleotide, ed attraverso la deaminazione di aspartati
ad NH4+ (Mutch e Bannister,
1983).
Tuttavia
un eccessivo aumento di NH4+,
comporta una stimolazione della fosfofruttokinasi,
costituendo in tal modo un aspetto negativo, poiché,
in questo caso, si produce una contemporanea inibizione
della carbossilazione-piruvato e della decarbossilazione,
riducendo, in tal modo, le capacità di
rimozione del lattato (Donovan e Brooks., 1983).
L'ammonio
può attraversare la barriera ematoencefalica,
sia come base libera NH3 , che come
ione NH4+ (Cooper
e coll., 1973,1979,1987; Raichle e coll., 1981)
Leffetto
principale dell NH4+
e dell' NH3 sul SNC, è una forte,
transitoria e reversibile azione di disturbo (Gjedde
e coll., 1978; Hindfelt, 1973).
Un
aumentata concentrazione di NH4+
e di NH3, infatti, determina scompensi
abbastanza gravi in alcune zone critiche del SNC,
che si traducono, per quanto riguarda lattività
fisica, in un abbassamento delle capacità
di coordinazione (Bannister e Cameron. 1990; Roberts
e Smith, 1989; Buono e coll., 1984).
Sembra
inoltre che, gli effetti delliperammonemia
da esercizio , possano aumentare la deplezione
di ATP in regioni critiche dell'encefalo ( Cooper
e coll. 1985, 1987; Kvamme, 1983; Much e Bannister,
1983; Hindfelt, 1973).
Un
ulteriore effetto dell'iperammonemia da esercizio
è costituito dalla sua interferenza sulla
produzione di serotonina.
Per
capire questo meccanismo, invero alquanto complesso,
occorre ricordare che il triptofano, il precursore
della serotonina, è un amminoacido che
non può venire sintetizzato a livello cerebrale,
per questo motivo, la sua unica via di accesso
all'encefalo, è costituita dal passaggio
attraverso la barriera emato-encefalica. Il passaggio
del triptofano attraverso quest'ultima, avviene
in maniera competitiva ( ossia utilizzando gli
stessi carrier) con gli aminoacidi a catena ramificata
(BCAA), i quali, a loro volta, competono con altri
aminoacidi a molecola di maggior dimensione (LNAA),
per utilizzare i loro carrier, quindi triptofano,
BCAA ed LNAA, sono dipendenti dagli stessi carrier
per poter passare attraverso la barriera emato-encefalica
e giungere nell'area cerebrale.
La
frequenza di passaggio con la quale il triptofano
può passare la barriera emato-encefalica,
dipende dalla concentrazione plasmatica di BCAA,
infatti, in caso di carichi di resistenza, i BCAA
passano dal torrente circolatorio al muscolo scheletrico
in misura maggiore di quanto non avvenga per il
triptofano, in tal modo la concentrazione ematica
di BCAA si riduce, facendo aumentare, per il triptofano,
la possibilità di legarsi ai carrier disponibili.
La
quantità di triptofano che è in
grado di passare la barriera emato-encefalica
quindi, aumenta, a questo consegue una maggior
produzione di serotonina, un neurotrasmettitore
fortemente implicato nell'insorgenza del fenomeno
della fatica, attraverso una reazione catalizzata
dall'enzima triptofanidrossilasi.
Durante
un carico intenso, come abbiamo già avuto
modo di sottolineare, si registra un consistente
aumento dei valori ematici dell'ammoniaca, questo
fatto aumenta le capacità dei carrier di
tipo L, che, in presenza di un'abbassameto dei
valori ematici di BCCA, trasporteranno attraverso
la barriera emato-encefalica una maggior quantità
complessiva, sia di amminoacidi di tipo LNAA,
che di triptofano, aumentando in tal modo la sintesi
di serotonina (Cardelli-Cangiano e coll., 1984;
Mans e coll, 1983).
Occorre
inoltre sottolineare che, l'iperammonemia, causa
un aumento della fuoruscita di glutammina (GLN)
dall'encefalo, fuoruscita che avviene grazie ai
carrier di tipo L, in tal modo viene favorita
l'entrata di amminoacidi di tipo LNAA, con un
possibile parallelo incremento anche dell'ingresso
di triptofano (Mans e coll. 1987).
L'iperammonemia
dovuta all'esercizio, sembrerebbe essere quindi,
uno dei meccanismi maggiormente responsabili,
sia direttamente, che indirettamente, di quella
che potremmo definire come la "traduzione della
fatica periferica a fatica centrale".
La
relazione tra produzione di lattato e di ammonio
Dal
momento che i livelli di concentrazione di ammonio
a livello ematico, sono strettamente correlati
a quelli di lattato e fortemente dipendenti dall'intensità
dell'esercizio (Buono e coll., 1984), l'analisi
di 60 dati relativi a prelievi simultanei, per
la determinazione dei livelli di produzione di
lattato ed NH4+ , effettuati su 12 atleti, nel
corso di prove di percorrenza sulla distanza di
1000 m effettuate a diverse velocità di
corsa, comprese tra il 60% ed il 100% della Velocità
Aerobica Massimale , ci ha permesso di mettere
a punto un coefficiente di conversione, in base
alle diverse concentrazioni ritrovate , su sangue
capillare arterializzato, per poter risalire,
dai valori di ammonio a quelli di lattato, o viceversa
(Bisciotti e coll. 1999).
La
relazione, per valori di ammonio compresi tra
39.94 e 100 m mol ·l-1 e valori di lattato
compresi tra 2 ed 8mmol ·l-1 è
riportata nella figura 48 .
E'
possibile risalire dai valori di ammonio a quelli
di lattato e viceversa, attraverso la seguente
equazione :
Lattato (mmol ·l-1. ) = 0.096 · ammonio
(m mol ·l-1 ) - 1.1852
Ammonio
(m mol ·l-1 ) = 8.7454 · lattato
(mmol ·l-1 ) + 20.248
Figura
1: Correlazione tra i valori di ammonio e lattato
riscontrati tramite prelievi paralleli di sangue
capillare arterializzato.
Il
fatto di poter agevolmente risalire dal valore
di ammonio a quello del lattato o viceversa, attraverso
un semplice calcolo matematico, permette, a nostro
avviso, perlomeno in alcune condizioni non strettamente
sperimentali, di poter evitare la problematica
del doppio prelievo, abbattendo notevolmente i
costi ed i tempi di analisi. Fermo restando il
fatto che, tale tipo di calcolo indiretto, non
possa sostituire la metodica di rilevazione diretta,
quando le condizioni di indagine richiedano un
calcolo accurato, e quindi necessariamente diretto,
dei due parametri considerati.
E'
inoltre interessante sottolineare che, dal momento
che la fatica di ordine centrale , comporta un
abbassamento del rendimento tecnico e tattico
(Liesen,1983), influendo negativamente nell'ambito
della sfera decisionale, da un punto di vista
prettamente metodologico, l'allenamento incentrato
sulla scelta decisionale, in condizioni di fatica
centrale, conseguente alla fatica di ordine periferico,
come nel caso di aumentata produzione di ammonio,
può costituire un interessante metodologia
di allenamento delle capacità tecnico-tattiche,
soprattutto in alcune discipline specifiche, come
ad esempio gli sport di combattimento o quelli
di squadra (Sagnol e Bisciotti, 1998).
A
questo proposito, alcuni studi (Kuhlmann e Beitel,
1989; Abernethy, 1988), dimostrano chiaramente
come, le prestazioni nei compiti di tipo decisionale,
migliorino significativamente nei giovani che
comincino ad accumulare delle esperienze, nella
pratica competitiva in sport situazionali, soprattutto
dai 12 ai 15 anni.
Figura
2: Concentrazione di NH3 a riposo e
durante esercizio sub-massimale e massimale. (da
Bannister e Cameron, 1990, modificato)
|
Abernethy B.
The effects of age and expertise upon perceptual skill
development in a raquet sport. Research Quarterly for
Exercice and Sport 3:210-212, 1988.
Arcelli E.
Acido lattico e prestazione. Cooperativa Dante Editrice,
Novara, 1995.
Arsenio L., Strata A.
Alimentazione ed esercizio fisico. Edizioni Guattieri
S.p.A. Praticello di Gallatico (RE), 1995.
Babij P., Matthews SM., Rennie MJ.
Changes in blood ammonia, lactate and amino acids in relation
to workload during bicycle ergometer exercise in man.
Eur. J. Appl. Physiol. 50: 405-411, 1983.
Banister EW., Cameron BJC.
Exercise-induced hyperammonemia: Peripheral and central effects.
Int. J. Sport. Med. 11: 129-142, 1990.
Banister EW., Allen M., Mekjavic IB., Singh AK., Legge B:,
Mutch BJC.
The time course of ammonia and lactate accumulation in blood
during bicycle exercise. Eur. J. Appl. Physiol. 51: 195-202,
1983.
Bisciotti GN., Pucci S., Bertolini E.
dati non pubblicati, 1999.
Bosco C.
La forza muscolare, aspetti fisiologici ed applicazioni pratiche.
Società Stampa Sportiva (Eds.). Roma, 1997.
Bosco C., Viru A.
Biologia del'allenamento. Ed. Società Stampa
Sportiva. Roma, 1996.
Brooks GA.
Lactate metabolism during exercise : the "lactate shuttle"
hypothesis. In "Advanced in biochemistry " a cura di G.
Benzi, John Libbey Eurotest. Pp 319-331, 1987.
Buono JM., Clancy TR.,
Cook JR. Blood lactate and ammonium ion accumulation during
graded exercise in humans. J Appl Physiol. 57 (1): 135-139,
1984.
Cooper AJL., McDonald JM., Gelbard AS., Duffy TE.
13N as a tracer for studying ammonia uptake and metabolism
in the brain. In Root JW and Krohn KA (Eds.): Short lived
radionuclides in chemistry and biology. Washington. DC, Am.
Chem. Soc. pp 369-388,1973.
Cooper AJL., McDonald JM., Gelbard AS.,Gledhill RF., Duffy
TE.
The metabolic fate of 13N -labelled ammonia in rat brain.
J. Biol. Chem. 254: 4982-4992, 1979.
Cooper AJL., Plum F:
Biochemistry and physiology of brain ammonia. Physiol.
Rev. 67: 440-519, 1987.
Donovan CM., Brooks G.A.
Endurance training affects lactate clearance, not lactate
production. Am. J. Physio. 224: 83-92, 1983.
Dudley GA., Staron RS., Murray TF., Hagerman FC., Luginbuhl
A.
Muscle fiber composition and blood ammonia levels after
intense exercise in humans.. J. Appl. Physiol. 54: 582-586,
1983.
Eriksson LS., Broberg S., Bjorkman O., Wahren J.
Ammonia metabolism during exercise in man. Clin. Physiol.
5: 325-336, 1985.
Felig P., Wahren J.
Amino acid metabolism in exercising in man. Clin. Invest.
50: 2703-2714, 1971.
Fox EL., owers RW., Foss ML.
Le basi fisiologiche dell'educazione fisica e dello sport.
Il pensiero Scientifico Editore, Roma, 1995.
Freund H., Zouluomian P.,
Lactate after exercise in man I. Evolution kinetics in
arterial blood. Eur J Appl Physiol. 46: 121-133, 1981.
Gjedde A., Lockwood AH., Duffy TE., Plum F.
Cerebral blood flow and metabolism in chronically hyperammonemic
rats: effect on acute ammonia challenge. Ann. Neur. 3:
325-330, 1978.
Gollnick P., Hermansen L:
Biochemical adaptations to exercise: anaerobic metabolism.
Exercise and Sport Science Reviews. 1 : 1-43, 1973.
Graham TE., Pedersen PK., Saltin B.
Muscle and blood ammonia and lactate responses to prolonged
exercise with hyperoxia. J. Appl. Physiol. 63: 1457-1462,
1987.
Heald D.
Influence of ammonium ions on mechanical and electrophysiologicalreponses
of skeletal muscle. American Journal of Physiology. 229:
1174-1179, 1975.
Hindfelt B.
The effect of acute ammonia intoxication upon the brain energy
state in rats pre-treated with L-methionine DL-sulphoximine.
Scand. J. Clin. Lab. Invest. 31: 289-299, 1973.
Karlsson J.
Lactate and phosphagen concentrations in working muscles of
man. Acta. Physio: Scan. (Suppl. 35) 1-72, 1971. 1971.
Katz A., Broberg S., Sahlin K., Wahren J.
Muscle ammonia and amino acid metabolism during dynamic exercise
in man. Clin Physiol. 6: 635-379, 1986.
Kuhlmann JS., Beitel PA.
Age, sex, experience, possible explanations of differences
in anticipation of coincidence. Int: Jour. of Sports Biomechanics.
3: 1283-1289, 1989.
Kvamme E.
Ammonia metabolism in the CNS. Prog. Neurobiol. 20:
109-132, 1983.
Liesen H. In:
La preparazione fisica ottimale del calciatore, Weinek
K. Calzetti e Mariucci (Ed), pg 23, 1983.
Loockwood AH., Mc Donald JM., Reiman RE., Gelbard AS., Laughlin
JS., Duffy TE., Plum F.
The dynamics of ammonia metabolism in man. Effect of liver
disease and hyperammonemia. J. Clin. Invest. 63: 449-460,
1979.
Meyer RA., Dudley GA., Terjung RL.
Ammonia and IMP in different skeletal muscles fibres after
exercise in rats. J. Appl. Physiol. 49: 1037-1041, 1980.
Meyer RA., Terjung RL.
Differences in ammonia and adenylate metabolism in contracting
fast and slow muscle. Am. J. Physiol. 237: 118-118, 1979.
Much B., Bannister E.
Ammonia metabolism in exercise and fatigue : a review.
Medicine and Science in Sports and Exercise. 15: 41-50, 1983.
Parkhouse WS., Mc Kenzie DC., Hochachka PW., Ovalle WK.,
Buffering capacity of deproteinized human vastus lateralis
muscle. J Appl Physiol. 58: 14-17, 1985.
Raichle ME., Larson KB. The significance of the NH3-NH3+
equilibrium on the passage of 13N-ammonia from blood to brain.
A new regional residue detection model. Circ. Res. 48:
913-937, 1981.
Renaud J. Allard Y., Mainwood G. Is the change in intracellular
pH during fatigue large enough to be main cause of fatigue
? Canadian Journal of Physiology and Pharmacology. 64:
764-767, 1986.
Roberts D., Smith DJ.
Biochemical aspects of peripheral muscle fatigue. A
review. Sports Medicine. 7: 125-138, 1989.
Rowell LB.
Cardiovascular adjustment to thermal stress. In: Shepherd
JT., Abbound FM. (Eds.): Handbook of Physiology. The cardiovascular
system, peripheral circulation and organ blood flow.Sect:
II, Vol III pt 2 ch27. Bethesda, American Physiological Society,
pp. 967-1023, 1983.
Sagnol JM., Bisciotti GN.
La scelta decisionale nel judo: aspetti psicofisiologici e
biomeccanici. SdS, anno XVII, 41-42: 97-103, 1998.
Sahlin K.
Effect of acidosis on energy metabolism and force generation
in skeletal muscle. In: Knuttgen et al. (Eds.). The biochemistry
of exercise. Vol 13, pp. 151-160 Human Kinetics Publishers
Inc. Champaign, 1982.
Sahlin K.
Intracellular pH and energy metabolism in skeletal muscle
of man with special reference to exercise. Acta Physiol.
Scand. (supp) 445: 1-56, 1978.
Shephard R.
Physical activity and growth. Chicago, Year-Book Medical
Publishers, 1986.
Sing AK., Banister EW.,
Alterations in ammonia and amino acid levels in normal
rat subjected to oxygen at high pressure. IRCS med. Sci.
6: 38, 1978.
Weicker H., Hageloch W., Luo J., Müller D., Werle E.,
Sehling KM.
Purine nucleotides and AMP deamination during maximal and
endurance swimming exercise in heart and skeletal muscle of
rats. Int. J. Sports. Med. in press.
Winder WW., Terjung RL., Baldwin KM., Holloszy JO.
Effect of exercise on AMP deaminase and adenylosuccinase
in rat skeletal muscle. Am. J. Physiol. 227: 1411-1414,
1974.
|