Analisi
delle caratteristiche elastiche dellunita
muscolo tendinea e delle capacita di equilibrio
di due diverse tipologie atletiche
di
Bisciotti Gian Nicola Ph D.(1)(2), Scanavino Andrea(1),
Trevisson Paola(1), Necchi Pierino(3), Kratter
Gioachino(1), Gaudino Claudio(1), Sagnol Jean Marcel
Ph D. (2)
- Istituto Superiore
di Educazione Fisica di Torino (I)
- Facoltà
di Scienze dello Sport Università di
Lione, Département Entraînement
et Performance (F)
- I.P.S.I.A.,
Pontremoli (I)
Abstract:
Nel
presente studio sono state confrontate le proprietà
elastiche del quadricipite femorale e del tricipite
crurale di due gruppi di atleti, sette sprinter
e sette mezzofondisti di livello nazionale nellambito
dellatletica leggera. La stiffness neuro-muscolare
è stata calcolata attraverso una nuova
metodica di calcolo1che si basa sulla registrazione
dei tempi di contatto e dei tempi di volo durante
lesecuzione del test di Rebound Jump 10
effettuato su pedana di Bosco. I due gruppi hanno
presentato diverse caratteristiche di elasticità,
da ricondursi alla tipicità dellattività
sportiva svolta. Gli sprinter infatti hanno fatto
registrare una maggior stiffness (p<0.05) a
carico del quadricipite femorale rispetto ai mezzofondisti,
mentre nessuna differenza è evidenziabile
tra i due gruppi per ciò che concerne il
tricipite crurale. Dai dati desunti è possibile
desumere come lo studio delle caratteristiche
elastiche dellunità muscolo-tendinea
possa rivelarsi utile non soltanto nellambito
della ricerca, ma anche in funzione di una razionalizzazione
della metodologia di allenamento. Inoltre le caratteristiche
elastiche della muscolatura degli arti inferiori
sono state messe in relazione con le capacità
di equilibrio, indagate attraverso lutilizzo
di una tavoletta basculante a fulcro mobile (Delos
Equilibrium Board) interfacciata ad un computer,
che permetteva lacquisizione dei dati relativi
ai gradi di inclinazione della tavola stessa con
una frequenza di campionamento pari 100 Hz. Le
capacità di equilibrio in tal modo indagate
si sono rivelate indipendenti dalle qualità
elastiche del sistema. Questi dati testimonierebbero
quindi come la gestione ottimale delle capacità
di equilibrio sia piuttosto da ricondursi ad abilità
di tipo prettamente coordinativo.
INTRODUZIONE
Le
caratteristiche elastiche del muscolo scheletrico
costituiscono un fattore importante nel campo
del controllo motorio e bioenergetico della locomozione
2 3 4 5 6
La
comprensione del ruolo e dellimportanza
del comportamento elastico della struttura muscolo-tendinea
implica una rigorosa analisi di tipo biomeccanico
che si basa concettualmente sullapplicazione
della legge di Hooke riguardante i materiali elastici,
secondo la quale il comportamento elastico di
una struttura è caratterizzato dalla relazione
intercorrente tra la sua deformazione e la forza
applicata sulla struttura stessa.
Nel
caso di una molla lineare ideale, una deformazione
D L è una funzione lineare della forza
D F:
D
F = k · D L
dove
k è la costante di rigidità della
molla. La rigidità o stiffness (k) di un
sistema elastico è costituita quindi da
una variazione di forza su di una variazione di
lunghezza (D F/D L), linverso di
questa costante (D L/D F) rappresenta
lestensibilità del sistema.
Le
caratteristiche elastiche del muscolo possono
riferirsi, sia ad unelasticità di
tipo "globale", determinata dallinterazione
di tutte le componenti muscolari e riguardante
proprietà appartenenti allintera
unità muscolo-tendinea, sia ad unelasticità
propria della componente elastica seriale del
muscolo (SEC), in questo secondo caso si fa riferimento
alle caratteristiche elastiche della sola SEC.
7
Le
caratteristiche elastiche, sia della SEC, che
del sistema muscolare in toto, sembrerebbero essere
un fattore fortemente correlato alle modalità
di produzione di forza da parte del muscolo stesso.
Infatti,
nel corso di un movimento che preveda una fase
di stiramento-accorciamento (SSC), il meccanismo
di stoccaggio e di restituzione di energia elastica
da parte della SEC verrebbe enfatizzato da ununità
muscolo-tendinea (UMT) di estensibilità
e rigidità ottimali, tale da essere in
grado di poter immagazzinare una quota soddisfacente
di energia elastica ed allo stesso tempo capace
di restituirla sotto forma di lavoro meccanico
minimizzando leffetto di termodispersione
8 9 (fig. I).
Le
caratteristiche elastiche ideali della SEC sembrerebbero
propendere verso la parte distensibile del continuum
elastico10 11 soprattutto in movimenti effettuati
a velocità non eccessivamente elevate e
con tempi di passaggio tra la fase eccentrica
e la fase concentrica relativamente lunghi. 12
Al
contrario una maggior rigidità dellUMT
sarebbe significativamente correlata alla performance
di tipo concentrico ed isometrico. 11 13
Infatti,
poiché lunità muscolo-tendinea
rappresenta il legame funzionale tra lo scheletro
ed il sistema muscolare,14 durante movimenti concentrici
od isometrici un complesso muscolo-tendineo più
rigido sarebbe in grado di trasmettere più
efficacemente e più rapidamente la forza
generata. 15
Tuttavia
altri studi dimostrerebbero, al contrario, come
un aumento della performance nelle esercitazioni
che coinvolgono gli arti inferiori e che prevedano
un SSC, sia contemporanea ad una diminuzione significativa
dellestensibilità della SEC.9 Una
spiegazione a questo fenomeno potrebbe risiedere
nel fatto che una struttura più rigida,
trasmettendo più rapidamente le tensioni,
16 17 potrebbe contribuire a diminuire la durata
della fase di transizione tra la fase eccentrica
e quella concentrica del movimento, minimizzando
in tal modo leffetto di termodispersione.
18
Inoltre,
secondo alcuni autori, una maggior stiffness sarebbe
in grado di potenziare lespressione meccanica
del riflesso da stiramento. 19
E
importante comunque notare come la rigidità
muscolare aumenti allaumentare della forza;7
20 21 22 23 infatti la relazione tra rigidità
muscolare e forza risulterebbe fortemente dipendente
dal numero di unità motorie attive implicate
nella contrazione stessa.24 Per questo motivo
la massima capacità di produzione di forza
da parte del muscolo potrebbe essere un fattore
importante nella determinazione del grado di rigidità
dellUMT. 25
Anche
la tipologia delle fibre mostra differenti caratteristiche
di rigidità: sperimentazioni effettuate
sul muscolo isolato,26 27 28, malgrado critiche
fondate29, tendono a dimostrare come una rigidità
elevata possa essere associata alle caratteristiche
meccaniche tipiche delle fibre di tipo lento
in virtù di una maggior presenza di
tessuto connettivale; al contrario, una maggior
percentuale di fibre rapide nel muscolo, sarebbe
associata ad un aumento della sua estensibilità.
28 30 31 32
Questa
differenza di caratteristiche elastiche in rapporto
alla tipologia delle fibre, potrebbe essere anche
attribuita al ritmo di formazione e di rilasciamento
dei ponti actomiosinici. 24 33
La
rigidità dellUMT determina inoltre,
insieme alla massa, la frequenza di risonanza
del sistema considerato. Qualsiasi struttura vibra
ad una sua frequenza naturale di oscillazione
attorno alla propria posizione di equilibrio.
Il complesso muscolare è un sistema vibrante
la cui frequenza di oscillazione f è
dipendente dal suo grado di rigidità k
e dalla sua massa m ed è calcolabile
attraverso la seguente formula:
Lo
scopo del presente studio è appunto rivolto
da un lato allindagine delle caratteristiche
neuromuscolari, valutate attraverso le caratteristiche
elastiche dellUMT di due gruppi di atleti
che possiedono delle caratteristiche neuromuscolari
sostanzialmente diverse, come gli sprinter ed
i mezzofondisti nellambito dellatletica
leggera, e dallaltro allo studio della possibile
inter-relazione tra caratteristiche di rigidità
dellUMT e la capacità di equilibrio.
Infatti
una maggiore frequenza di oscillazione, che comporterebbe
a sua volta una accresciuta termodispersione da
parte del sistema, potrebbe teoricamente favorire
il ritorno allo stato di quiete del sistema stesso
e quindi influenzare il mantenimento od il ripristino
dello stato di equilibrio.
Le
capacità di equilibrio infatti potrebbero
essere interpretate sia alla luce di unottimale
gestione delle capacità coordinative,34
35 sia attraverso una strutturazione particolare
e quindi un altrettanto particolare risposta funzionale
del sistema neuromuscolare nei confronti delle
sollecitazioni esterne.
PROTOCOLLO
E METODI
Soggetti
Sono
stati presi in considerazione due gruppi di atleti
costituiti rispettivamente da 7 fondisti (GF)
di livello nazionale la cui età, peso ed
altezza erano rispettivamente di: 20.2 ±
2.4 anni (media ± deviazione standard), 70.1
± 6.2 kg, 183.7 ± 4.2 cm e da 7 sprinter
(GS) anchessi di livello nazionale di età,
peso ed altezza rispettivamente di: 21.8 ±
2.5 anni, 73.5 ± 8.2 Kg, 179.2 ± 4.6
cm.
Tutti
i soggetti hanno mantenuto nel periodo del test
la loro normale attività di allenamento
e nessuno di loro presentava patologie di tipo
dermatologico, muscolare o neuromuscolare. Inoltre
tutti gli atleti che hanno preso parte al protocollo
di test erano stati preventivamente informati
sullo scopo della ricerca e sui possibili rischi
ad essa connessi.
Test
su Pedana di Bosco
Ogni
atleta, dopo unadeguata fase di riscaldamento,
eseguiva su una pedana a conduttanza (Ergo Jump
Bosco System â ) la seguente batteria di
test:
Rebound
Jump 10 a gambe tese (RJ t.)
Rebound
Jump 10 a gambe piegate a 90°
(RJ 90°).
La
procedura dei vari test si atteneva alla procedura
standard relativa al test di Bosco36
La
batteria di test è stata randomizzata per
ogni soggetto. Per ogni test veniva registrata
laltezza media (h), il tempo di contatto
(TC) e il tempo di volo (TV) relativo ad ogni
salto.
Attraverso
i valori di TC e TV registrati durante il Test
di RJ t. è stato possibile calcolare la
rigidità muscolo-tendinea riguardante prevalentemente
il tricipite crurale (Rig. t-c) mentre utilizzando
i valori di TC e TV registrati durante il Test
di RJ 90° è stato possibile calcolare
la rigidità muscolo-tendinea inerente principalmente
il quadricipite femorale (Rig. q).
In
entrambi i calcoli è stata utilizzata la
seguente formula: 1
(1)
Test
di equilibrio
Il
test di equilibrio prevedeva lutilizzazione
di una particolare apparecchiatura (Delos Equilibrium
Board) costituita da una tavoletta basculante
a fulcro mobile (fig. II) interfacciata ad un
computer che permetteva lacquisizione dei
dati relativi ai gradi di inclinazione della tavola
stessa con una frequenza di campionamento pari
a 100 Hz (fig. III).
Il
test veniva eseguito con le seguenti modalità:
Il
soggetto si poneva sulla tavola stessa in equilibrio
monopodalico, alternativamente con la gamba destra
e con la sinistra, le mani vincolate ai fianchi.
La gamba libera durante il test era vincolata
alla gamba di appoggio in modo da minimizzare
la componente di oscillazione. Il basculamento
della tavola era bloccato per mezzo di un carrellino
scorrevole posto al disotto della stessa. Allinizio
del test il carrellino veniva sfilato da un operatore
ed il soggetto doveva mantenere per un tempo limite,
fissato in un massimo di 30", la posizione
di equilibrio. Qualsiasi punto di basculamento
della tavola era considerato come un punto di
equilibrio stabile a condizione che a tale punto
non si registrasse un basculamento apprezzabile
della tavoletta stessa. Con questo concetto è
stato fissato arbitrariamente un indice di tolleranza
di basculamento in rapporto al punto di equilibrio
considerato. Per poter fissare tale indice è
stata concettualizzata una modellizzazione del
sistema atleta-tavoletta riportata in fig. IV.
In tale modellizzazione è stata considerata
linclinazione relativa allasse unente
le due spine iliache antero-superiori in relazione
al basculamento laterale della tavola di equilibrio.
Lindice
di tolleranza scelto è stato pari a 0.5°
che corrispondea ad uninclinazione della
linea unente le due creste iliache rispetto allasse
sagittale di 0.372 ± 0.01 cm.. In tal modo venivano
effettuate 2 prove per gamba ed ai fini statistici
veniva contabilizzata la prova nella quale il
soggetto faceva registrare il maggior tempo di
mantenimento dellequilibrio.
Da
tale prova veniva estrapolato il tempo di basculamento
(TB) (rientrante nellordine di tolleranza
di 0.5°) allinterno del primo secondo
dallinizio del test escludendo, dal momento
dello sbloccaggio della tavoletta, i primi 500
ms. considerati come primo tempo di adattamento
alle nuove condizioni di equilibrio venutesi a
creare.
Calcolo
della frequenza di risonanza del sistema
La
frequenza di risonanza del sistema, modellizzato
sul principio dello Spring Mass Model,37 (fig.
V) è stata calcolata per ogni soggetto
attraverso la seguente formula:
(2)
in
cui k è la rigidità degli
arti inferiori calcolata con la (1) (sia a carico
tricipite crurale che a carico del quadricipite
femorale) ed m è la massa dellatleta.
Statistica
Per
ogni variabile e condizione considerata sono stati
calcolati gli indici statistici ordinari come
media, deviazione standard e varianza.
La
differenza dei gruppi è stata testata attraverso
un test non parametrico di Mann Whitney.
Infine
è stata effettuata una regressione lineare
semplice, utilizzando il metodo di minimizzazione
dei minimi quadrati, tra i valori di frequenza
di risonanza ed i valori di mantenimento di un
punto di equilibrio stabile registrati.
La
significatività statistica è stata
fissata a p < 0.05.
RISULTATI
Dati
relativi alle caratteristiche elastiche dellUMT
La
Rig. q del gruppo GS è risultata pari a
81.17 ± 21.88 N · m-1 ·
kg-1
La
Rig. q del gruppo GF è risultata pari a
55.51 ± 12.62 N · m-1 ·
kg-1
La
differenza è risultata statisticamente
significativa (p<0.05).
La
Rig. t-c del gruppo GS è risultata essere
uguale a 460.55 ± 53.02 N · m-1
· kg-1
La
Rig. t-c del gruppo GF è risultata essere
uguale a 462.88 ± 113.43 N · m-1
· kg-1
La
differenza tra le medie non è risultata
statisticamente significativa.
Dati
relativi allinter-relazione tra le caratteristiche
elastiche dellUMT e le capacità di
equilibrio
I
valori di frequenza di risonanza calcolati con
la (2) utilizzando il coefficiente Rig. q sono
risultati pari a 1.64 ± 0.23 Hz e 1.39 ±
0.18 Hz rispettivamente per il gruppo GS e per
il gruppo GF.
La
differenza tra le medie non è risultata
statisticamente significativa.
I
valori di frequenza di risonanza calcolati con
la (2) utilizzando il coefficiente Rig. t-c sono
risultati pari a 3.95 ± 0.38 Hz e 4.04 ±
0.65 Hz rispettivamente per il gruppo GS e per
il gruppo GF.
La
differenza tra le medie non è risultata
statisticamente significativa.
Il
tempo di recupero di un punto di equilibrio stabile
(TB) è risultato essere pari a 30 ±
10.40 ms nel
gruppo
GS e 38.57 ± 10.69 ms nel gruppo GF.
La
differenza tra le medie non è risultata
statisticamente significativa.
Nessuna
correlazione statisticamente significativa è
stata registrata tra i valori di frequenza di
risonanza ed i dati relativi allequilibrio.
DISCUSSIONE
Caratteristiche
elastiche dellUMT
Ladozione
del protocollo di test sopradescritto ha permesso
di quantificare la stiffness neuromuscolare degli
arti inferiori diversificandola per ogni soggetto
in un valore di rigidità prevalentemente
a carico del quadricipite femorale (Rig. q) ed
in un secondo valore concernente principalmente
il valore di rigidità a carico del tricipite
crurale (Rig. t-c). Questo dato ci sembra particolarmente
interessante, in quanto, a nostra conoscenza,
non esiste a tuttora in bibliografia una simile
differenziazione. I valori di Rig. t-c registrati
nel presente studio sia per il gruppo GS (33.70
± 4.06) kN.m-1 (range 29.31
41.37), che per il gruppo GF (31.92 ± 5.52)
kN.m-1 (range 25.12 39.46) sono
ben paragonabili ai dati di un precedente studio
dove si registrano valori di Rig. t-c pari a 27.70
± 3.94 kN.m-1 (range 22.31
33.65) relativi ad un gruppo di sciatori slalomisti
di livello nazionale e di 32.64 ± 7.56 kN.m-1
(range 26.36 51.63) relativi ad un gruppo
di sciatori fondisti anchessi di livello
nazionale. 38
Parallelamente
anche i valori di Rig. q da noi registrati sia
per il gruppo GS (5.98 ± 1.85 ) kN.m-1
(range 3.72 9.02), che per il gruppo GF
(3.88 ± 0.86) kN.m-1 (range 3.04
4.88) sono confrontabili con i dati di
rigidità relativa alla muscolatura estensoria
degli arti inferiori dei due sopracitati gruppi
di sciatori i cui valori sono stati pari a 4.76
± 0.89 kN.m-1 (range 3.86
6.5) per ciò che riguarda gli sciatori
slalomisti, e 4.27 ± 0.99 kN.m-1
(range 3.02 6.16) per quanto riguarda gli
sciatori fondisti. Il primo dato che ci sembra
interessante sottolineare scaturisce appunto dal
confronto dei valori di rigidità muscolo-tendinea
tra gli sprinter ed i mezzofondisti nellambito
dellatletica leggera ed i fondisti e gli
slalomisti nellambito dello sci.
Lo
sprinter è caratterizzato, allopposto
del mezzofondista, da una forte rigidità
del complesso muscolotendineo del quadricipite
femorale; al contrario, non si evidenzierebbero
differenze statisticamente significative a livello
della rigidità del complesso muscolare
gamba-caviglia.
Negli
sciatori invece, i fondisti presenterebbero una
rigidità muscolare del complesso gamba-caviglia
nettamente superiore a quella fatta registrare
dagli slalomisti e nessuna differenza di rigidità
muscolare apparirebbe a carico del quadricipite
femorale (per maggiori approfondimenti vedi 38).
Queste
differenze di rigidità dellUMT in
funzione della specialità sportiva praticata
potrebbero testimoniare come la rigidità
neuromuscolare verrebbe fortemente influenzata
dalla specificità biomeccanica del gesto
abitualmente riprodotto dallatleta e dai
pattern di attivazione muscolare che costituiscono
il sovraccarico funzionale tipico dellattività
sportiva svolta.8 39 40
Nellambito
del presente studio il fatto che il gruppo GS
mostri dei valori di Rig. q maggiori rispetto
al gruppo GF (p<0.01) e che i TV registrati
dal gruppo GS durante i test RJ t. e RJ 90°
siano risultati significativamente maggiori rispetto
ai valori fatti registrare dal gruppo GF (p<0.05),
possono avvallare lipotesi, già avanzata
da altri autori, 9 secondo la quale una maggior
rigidità neuro-muscolare potrebbe ottimizzare
un movimento effettuato in SSC trasmettendo più
rapidamente la forza muscolare e diminuendo la
fase di inversione del movimento. Tale ottimizzazione
potrebbe anche essere giustificata da un potenziamento
del riflesso da stiramento indotto dalla maggior
rigidità muscolo-tendinea. 19
La
diversa conclusione alla quale giungono altri
autori, 12 che attribuirebbero ad unaumentata
distensibilità della SEC il potenziamento
di un movimento che preveda un SSC, potrebbe attribuirsi
al fatto che tali considerazioni si riferiscono
a studi effettuati sullesercizio di bench
press, ossia a movimenti effettuati a velocità
non eccessivamente elevate e con tempi di inversione
tra la fase eccentrica e quella concentrica relativamente
lunghi.
I
dati del presente studio quindi ci permetterebbero
di avanzare lipotesi che la rigidità
dellUMT relativa ai muscoli estensori della
gamba sulla coscia, sia uno dei principali parametri
discriminanti per ciò che riguarda le espressioni
di forza esplosiva in movimenti effettuati attraverso
SSC, eseguiti a velocità elevate e con
tempi brevi di inversione tra la fase eccentrica
e quella concentrica, come il salto con contromovimento
o lo sprint.
Nessuna
differenza significativa di rigidità e
stata registrata tra i due gruppi per ciò
che riguarda il tricipite crurale. Questo dato
può essere spiegato considerando che, come
già ipotizzato da altri autori, 41 i muscoli
monoarticolari come il vasto laterale sarebbero
responsabili della produzione di potenza, mentre
i muscoli biarticolari come il gemello laterale
sarebbero responsabili soprattutto del transfert
di questa potenza tra i differenti segmenti corporei,
svolgendo principalmente il ruolo di "transduttori
di forza".
Dai
dati in nostro possesso sembrerebbe inoltre che
i muscoli "propulsivi" come il quadricipite
femorale, responsabili della produzione di potenza,
siano meno rigidi (p<0.05), rispetto ai "trasduttori"
come il tricipite crurale probabilmente in ragione
della necessità di aumentare lo stoccaggio
di energia elastica durante la fase eccentrica
del movimento.
Dal
momento che la rigidità, soprattutto della
parte passiva della SEC, mostra una certa plasticità
nei confronti degli stimoli meccanici e metabolici
dellallenamento40 soprattutto in rapporto
ad unintensa attivazione muscolare di tipo
isometrico ed eccentrico, 8 39 un incremento della
rigidità della muscolatura estensoria degli
arti inferiori, rivolta alla massimalizzazione
della performance, potrebbe essere ottenuta negli
sprinter attraverso lintegrazione programmata
di tali metodiche nel piano di allenamento.
Ovviamente
le caratteristiche di rigidità dellUTM
andrebbero enfatizzate sino al punto in cui un
loro ulteriore incremento, pur ottimizzando la
restituzione di energia elastica nel corso dello
SSC, non influisca negativamente sulle capacità
di stoccaggio di questultima da parte della
SEC.
Fondamentale
resta quindi la ricerca di un compromesso ideale
tra la rigidità e la distensibilità
dellUMT, identificabile come il punto ideale,
sul continuum elastico del sistema, che permetta
un ottimale stoccaggio ed un altrettanto efficace
restituzione di energia elastica nel corso di
uno SSC.
Per
ciò che riguarda la tipologia delle fibre
e le loro caratteristiche di rigidità,
i dati da noi ottenuti sembrerebbero in contraddizione
con quanto riferito da altri autori che attribuiscono
alle fibre di tipo lento una maggior rigidità
in confronto a quella attribuibile alle fibre
veloci26 27 28
Tale
differenza di dati può essere spiegata
dal fatto che gli studi sopracitati si riferiscono
a sperimentazioni su muscolo isolato, che difficilmente
possono essere paragonate ad esperienze effettuate
su muscolo in vivo in condizioni di attivazione
naturale, come nel caso del presente studio43
Inter-relazione
tra le caratteristiche elastiche dellUMT
e le capacità di equilibrio
I
valori di frequenza di oscillazione da noi ritrovati
sono ben paragonabili a quelli ritovabili in un
precedente studio sugli effetti delle vibrazioni
meccaniche a carico del corpo umano42 nel quale
vengono riferite frequenze di oscillazione degli
arti inferiori comprese tra i 2 ed i 20 Hz.
I
valori di frequenza di oscillazione registrati
non mostrano alcuna correlazione statisticamente
significativa con il tempo di mantenimento dellequilibrio
registrato sullo strumento Delos Equilibrium Board.
Per
cui una maggiore frequenza di oscillazione, che
di per se comporterebbe un aumentato effetto di
termodispersione, non sembrerebbe favorire il
ritorno allo stato di quiete del sistema e risulterebbe
quindi ininfluente nei confronti del ripristino
dello stato di equilibrio del sistema.
Una
possibile spiegazione di ciò potrebbe risiedere
nel fatto che ogni struttura oscillante può
essere modellizzata attraverso un sistema meccanico
che preveda una massa, una molla, ed un elemento
di smorzamento o smorzatore (fig. VI).
Quando
ad un sistema massa-molla viene aggiunto uno smorzatore,
questo dà luogo ad un progressivo decremento
nel tempo dellampiezza delloscillazione
libera sino ad estinguerla completamente. La frequenza,
che in questo caso diviene una frequenza naturale
smorzata di oscillazione, rimane costante ed è
pressoché uguale a quella del sistema privo
di smorzatore, ossia alla frequenza naturale del
sistema
Assimilando
lUTM ad un sistema di questo tipo, lelemento
smorzante è individuabile nelle proprietà
viscose del muscolo stesso ed il corrispondente
coefficiente di attenuazione può essere
calcolato con la seguente equazione: 12
C
= 4 p m fn s
In
cui fn è la frequenza naturale,
m è la massa ed s è
la proporzione di smorzamento.
Un
incremento del fattore di smorzamento, oltre a
causare una leggera diminuzione della frequenza
naturale smorzata, comporta un decremento nel
tempo dellampiezza di oscillazione sino
a riportare il sistema allo stato di quiete. Soprattutto
questultimo fattore potrebbe giocare un
qualche ruolo nel mantenimento o nel ristabilimento
della posizione di equilibrio, fermo restando
il fatto che, con ogni probabilità, le
capacità di equilibrio debbono essere interpretate
soprattutto in funzione di unottimale gestione
delle capacità coordinative34 35
CONCLUSIONI
Le
caratteristiche elastiche dellUMT rivestono
un ruolo essenziale nella meccanica del movimento,
tuttavia la loro individuazione precisa sul continuum
elastico può dipendere da molti fattori:
il tipo di contrazione considerata, la durata
della fase di inversione nel caso di un movimento
che preveda SSC e la velocità del movimento
stesso; inoltre le caratteristiche elastiche possono
venire fortemente influenzate dal sovraccarico
funzionale cronico costituito dallallenamento
stesso.
Si
potrebbe quindi concludere che ogni tipo di gesto
atletico richiede delle caratteristiche elastiche
ottimali dellUMT che possono essere maggiormente
spostate verso la parte distensibile o quella
rigida del suo continuum elastico.
Nel
caso specifico di questo studio sembrerebbe che
un UMT rigida a livello degli estensori della
gamba sulla coscia sia una caratteristica peculiare
degli sprinter; emergerebbe quindi un interesse
specifico nellinserire nella programmazione
dellallenamento delle metodiche, come quelle
basate sulla contrazione eccentrica od isometrica,
atte ad aumentare la rigidità di tale complesso.
Inoltre
la monitorizzazione della rigidità muscolare,
attraverso il semplice test da campo adottato
nel presente articolo, può costituire un
eccellente mezzo di controllo e di studio dellinfluenza
della rigidità dellUMT sulla performance.
Infatti
la possibilità di effettuare un continuo
controllo su campo delle caratteristiche elastiche
dellUTM, potrebbe fornire delle interessanti
informazioni sulle caratteristiche ottimali di
rigidità e distensibilità del sistema
nei confronti della performance richiesta.
Infine
dal presente studio è emerso che le caratteristiche
di rigidità dellUMT non influenzano
in modo sostanziale la capacità di mantenere
e/o di ristabilire una condizione di equilibrio,
la cui gestione ottimale è piuttosto da
ricondursi ad abilità di tipo prettamente
coordinativo.
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