Figura 1:
andamento della produzione di forza, registrato su piattaforma
dinamometrica, relativo ad un salto da fermo (SJ) ed ad un
salto con contromovimento (Bisciotti, Mognoni e coll., 2000).
Nella figura
2 è invece possibile notare come negli stessi due tipi
di salto, , la velocità espressa durante la fase di
spinta sia sviluppata più rapidamente nel salto con
contromovimento rispetto al salto da fermo (la curva azzurra
è infatti più ripida). Per cui possiamo identificare
un secondo parametro specifico: grazie alla restituzione
di energia elastica si aumenta la velocità del movimento
stesso.
Figura 2:
andamento della velocità, registrato su piattaforma
dinamometrica, relativo ad un salto da fermo (SJ) ed ad un
salto con contromovimento (Bisciotti, Mognoni e coll. 2000).
Come è
logico attendersi, un aumento della forza e della velocità
del movimento, comportano come è osservabile nel grafico
3, un aumento della potenza del movimento stesso. Per cui
possiamo identificare un terzo parametro specifico del concetto
di elasticità : grazie alla restituzione di energia
elastica si aumenta la potenza espressa durante la fase iniziale
del movimento.
Infatti anche
in questo caso possiamo notare come la potenza differisca
solamente durante la prima fase del movimento e come invece
il picco di potenza sia sostanzialmente simile nei due tipi
di movimento.
Figura 3:
andamento della produzione di potenza, registrato su piattaforma
dinamometrica, relativo ad un salto da fermo (SJ) ed ad un
salto con contromovimento (Bisciotti, Mognoni e coll., 2000).
Per cui la
nostra domanda iniziale "cosa si intende precisamente
con il termine in effetti molto vago di "elasticità
muscolare" ? possiamo rispondere: avere un buona elasticità
muscolare comporta un cospicuo aumento di produzione di forza,
velocità e potenza soprattutto nella parte iniziale
del movimento. Per cui il concetto "generale" elasticità
può essere scisso nei suoi tre parametri costitutivi
di forza, velocità e potenza.
Come allenare
lelasticità ?
Allenare il
complesso muscolo-tendineo ad "essere elastico",
significa quindi metterlo nelle condizioni di poter enfatizzare
la restituzione di forza, velocità e potenza soprattutto
nella prima parte del movimento. Possiamo cercare quindi di
indicare una serie di punti pratici essenziali nellallenamento
dellelasticità:
- Cercare di minimizzare il
momento di passaggio tra la fase eccentrica e quella concentrica;
- Porre particolarmente
attenzione nellenfatizzare la prima parte del movimento
concentrico dato che è circa nel primo terzo di movimento
che avviene la maggior restituzione di energia elastica;
- Nel caso in cui si scegliessero
delle esercitazioni con sovraccarico da svolgersi su macchine
da muscolazione, come ad esempio su pressa, la scelta del
carico da utilizzare diviene un parametro essenziale. Carichi
di circa il 30-35% del carico massimale costituiscono la resistenza
ideale per enfatizzare le possibilità di accumulo e
restituzione di energia elastica da parte del complesso muscolo-tendineo
(Bisciotti, 1999). Con carichi maggiori, pari a circa il 50%
del carico massimale, si pone invece laccento sulla
potenza (Bisciotti, 1999).
Il ruolo "protettivo"
dell elasticità muscolo-tendinea
Oltre a questo
ruolo dincremento della produzione di forza, velocità
e potenza, comunque non sottovalutabile, visto che lo stoccaggio
di energia potenziale può essere dell'ordine di 40-60
J per dei gruppi muscolari in condizioni di contrazione massimale,
le strutture anatomiche preposte allo stoccaggio ed alla restituzione
dellenergia elastica) svolgono anche un ruolo di tipo
protettivo, nei confronti delle strutture articolari e periarticolari,
in caso di brusche e repentine contrazioni muscolari (Bouisset
e Maton, 1995).
La perdita perdite delle
caratteristiche elastiche muscolari, esporrebbe infatti latleta
ad un maggior rischio di lesioni in caso di eventi di tipo
traumatico soprattutto nel corso della fase eccentrica del
movimento (Armstrong, 1990; Garret, 1990).
Per capire come le strutture
elastiche svolgano un ruolo protettivo nei confronti delle
articolazioni, facciamo un semplice esempio: immaginiamo di
avere una scatoletta di plastica rigida ancorata alla parete
tramite un cavo (figura 4) e di volerci, per così dire
"divertire" a strattonarla bruscamente e ripetutamente
tramite un altro cavo fissato al suo lato opposto. Agendo
in questo modo, a furia di "strattonare" avremmo
buone possibilità di romperla; se proprio ci teniamo
tanto a questo gioco, l'unica
possibilità che abbiamo per poter continuare a farlo,
è costituita dallinterposizione di una molla
lungo il cavo che è vincolato alla scatoletta. In questo
caso linterposizione di quello che, in termini tecnici,
viene definito uno "smorzatore", è in grado di preservare
da eventuali danni la struttura. Nell'ambito biologico, le
strutture anatomiche responsabili dellaccumulo e della
restituzione dellelasticità (tendini, tessuto
connettivo, parte S2 della miosina ), svolgono
anche questo secondo ruolo, definibile appunto come "protettivo",
nei confronti delle strutture articolari e periarticolari.
Immaginate al posto della scatoletta una vostra articolazione,
magari un vostro ginocchio od una vostra caviglia, e vi renderete
subito conto dellimportanza dellelasticità
muscolare anche sotto questo aspetto.
Figura 4:
L'interposizione di una molla lungo un cavo vincolato ad una
struttura, sul quale viene applicata una forza in modo repentino,
svolge un ruolo di "smorzatore" ed è in tal modo in
grado di preservare da eventuali danni la struttura stessa.
Nell'ambito biologico, la componente elastica seriale, svolge
anche questo secondo ruolo, oltre a quello di stoccaggio e
restituzione dell'energia elastica, nei confronti delle strutture
articolari e periarticolari.
Linsulto
traumatico e la perdita delle caratteristiche meccaniche del
muscolo
Una lesione
articolare o legamentosa che determini un periodo dimmobilizzazione
forzata, un trauma muscolare, ad ancor peggio tendineo, comportano
una grave perdita delle caratteristiche elastiche del complesso
muscolo tendineo (Bisciotti e coll. 2001). La possibilità
di quantificare in che misura linsulto traumatico abbia
diminuito le capacità elastiche della muscolatura lesa,
diviene quindi un importantissimo parametro valutativo in
ambito riabilitativo. Limportanza del recupero delle
caratteristiche elastiche della muscolatura insultata, è
sottolineata dal fatto che raramente nelluomo, come
daltronde nellanimale, un movimento comporta unattivazione
muscolare di tipo puramente isometrico, eccentrico oppure
concentrico. La maggior parte dei movimenti umani, è
caratterizzata infatti da unattivazione muscolare che
comporta un ciclo stiramento-accorciamento. Soprattutto nello
sportivo quindi il recupero di un ottimale comportamento elastico
della muscolature lesa diviene fondamentale.
Come è possibile
notare dalla figura 5 la perdita di forza, velocità
e potenza durante la prima parte del movimento è notevole
nellarto post-traumatizzato rispetto allarto sano.
Figura 5:
Nelle due schermate sono riportati i parametri biomeccanici
di un movimento di estensione della gamba sulla coscia, effettuato
in catena cinetica aperta (leg extension), a carico dellarto
sano (riquadro superiore) e dellarto leso (riquadro
inferiore). Appare evidente la perdita di aumento di velocità
di contrazione (4.7% versus 22.7%), forza contrattile (2.4%
versus 11.4%) e di produzione di potenza (7.1% versus 28.6%)
nellarto leso rispetto al controlaterale sano, nei due
tipi di movimento testati (CC e CC+SEC). Si tratta di un classico
quadro post-traumatico (ricostruzione di LCA in 90° giornata),
che sottolinea limportante perdita delle caratteristiche
elastiche della muscolatura estensoria dellarto inferiore
in seguito allinsulto traumatico ed allevento
chirurgico ricostruttivo.
Come quantificare
le caratteristiche elastiche muscolari
Soprattutto
nellambito di un piano riabilitativo il poter quantificare
la situazione delle caratteristiche elastiche della muscolatura
lesa diviene un elemento essenziale. La quantificazione delle
caratteristiche elastiche muscolari, vede in primo luogo lidentificazione
del miglior movimento, effettuato in catena cinetica aperta
oppure chiusa, adatto ad evidenziare lazione biomeccanica
della muscolatura insultata. Lo stesso movimento deve essere
eseguito dal paziente, senza soluzione di continuità,
attraverso due modalità: il primo movimento deve essere
effettuato partendo da una posizione statica, escludendo quindi
lintervento elastico, alla fine del primo movimento
il paziente continua ad eseguire una serie di movimenti identici
al primo ma effettuati grazie ad un ciclo stiramento-accorciamento,
facendo quindi intervenire la componente elastica. I parametri
biomeccanici dellesercizio vengono registrati in tempo
reale da una specifica apparecchiatura (Real Power Total Rehabilitation),
attraverso la quale è possibile calcolare gli integrali
della produzione di forza, potenza e velocità relativi
alla prima parte della curva (normalmente i primi 100 ms),
sia per ciò che riguarda il movimento eseguito con
partenza statica ,sia per il miglior movimento eseguito in
modalità stiramento-accorciamento. La differenza tra
i vari valori permette di calcolare laumento della forza
contrattile, della velocità di contrazione e della
produzione di potenza dovuto alla fase eccentrica di pre-stiramento
e quindi, in ultima analisi, di quantificare le caratteristiche
elastiche della muscolatura dellarto leso e del controlaterale
sano.
Figura 6:
LElasticity Test (Bisciotti, 2000) permette di quantificare
la perdita di elasticità, differenziata nelle sue tre
componenti di forza, velocità e potenza, dellarto
leso nei confronti del controlaterale.
QUALCHE
INDICAZIONE PRATICA
..
Proviamo a
dare qualche indicazione concreta per ottimizzare lallenamento
dellelasticità muscolare. Prendiamo ad esempio
due esercitazioni di muscolazione classiche come il semi-squat
(oppure il _ di squat) e la pressa a 45°. Il carico da
utilizzare è compreso tra il 30-35% del carico massimale,
le ripetizioni possibili sono da 6 ad 8, (meglio in tutti
i casi controllarle con un apparecchiatura che permetta di
leggere i parametri di forza velocità e potenza della
spinta), il tempo di recupero necessariamente lungo (tra 3
e 5), il numero di serie compreso tra 3 e 6. Occorre
porre particolarmente enfasi alla prima parte accelerativa
di spinta, perché è proprio qui che il muscolo
restituisce maggiormente in termini di elasticità.
Una precisazione: con carichi pari a circa il 50% del carico
massimale, si allena la potenza, che non va confusa con lelasticità.
Questi parametri, compresa
la percentuale di carico da utilizzare, sono validi anche
nel caso di esercitazioni per la muscolatura del busto. Quindi,
in un altro "classico" della muscolazione, come
ad esempio le distensioni su panca piana, lutilizzo
di un carico pari a circa il 30-35% del carico massimale,
eseguito con le modalità sopraindicate, porrà
laccento sulle capacità elastiche del gran pettorale
e del tricipite.
Attenzione a non abusare,
durante i protocolli riabilitativi, dellisocinetica
. Nellesercizio isocinetico infatti non è possibile
accumulare energia elastica durante la fase eccentrica del
movimento. Per questo motivo un abuso di questa metodologia
nei programmi riabilitativi post-traumatici, può comportare
nello sportivo una compromissione delle caratteristiche elastiche
della muscolatura considerata.
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Balzi, ostacoli,
vari tipi di andature
.. costituiscono delle ottime
esercitazioni per il mantenimento o laumento delle caratteristiche
elastiche, a patto che siano effettuate su superfici che permettano
un ottimale accumulo e restituzione di elasticità.
La superficie più idonea è senzaltro il
tartan (o comunque materiali simili), non comunque il terreno
erboso, che è una superficie anelastica, troppo deformabile
per poter garantire un efficace restituzione di elasticità.
BIBLIOGRAFIA
Science
and Skiing II, Verlag
Kovac Editions
Armstrong
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Bisciotti
GN. Nouvelle méthodes dévaluation
et dentraînement de la force musculaire chez lhomme
en condition statiques et dynamiques. Thèse de
Doctorat en Science et Technique de lActivité
Physique et Sportive, Université de Besançon
(F), 1999.
Bisciotti
GN, Mognoni P., Iodice PP., Canclini A.
Linfluenza della fase di pre-stiramento sui parametri
biomeccanici del salto verticale. SdS in corso di stampa.
Bisciotti
GN., Bertocco R., Gaudino C., Iodice PP.
Insulto traumatico e deficit elastico muscolare. Sport
e Medicina. In corso di stampa.
Bisciotti
GN.
Teoria e Metodologia del Movimento Umano . Teknosporting
Ed. , Ancona 2000.
Bouisset
S., B. Maton
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et des Arts. Paris, 1995.
Garret
WE.
Muscle strain injury: clinical and basic aspects. Med. Sci.
Sports Exerc. 22: 439-443, 1990.
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