Facciamo
due conti
di Gian Nicola
Bisciotti
Nel precedente
articolo intitolato "il terremoto 2",
ho voluto affrontare il tema della potenza aerobica,
in un modo che potremmo anche definire come "piuttosto
scontato", in altre parole, anche se ho cercato
di fornire degli esempi pratici di costruzione dellallenamento,
non ho affrontato la problematica inerente al "come"
in termini pratici si possa arrivare a costruire
una seduta di "intermittente" oppure di
4-4 ecc
. In effetti ho creduto
che in definitiva si complicassero troppo le cose
se nel medesimo tempo si fosse anche affrontato
largomento pratico inerente a quali fossero
i mezzi che permettono di divenire autonomi nella
stesura di un programma di allenamento ed ho quindi
preferito dedicare completamente il primo articolo
alla giustificazione teorica delladozione
dei metodi di allenamento descritti. Fatte le dovute
premesse, questo articolo è dedicato a coloro
i quali, convinti delle argomentazioni metodologiche
presentate (sperando ovviamente che almeno qualcuno
lo sia), volessero divenire autonomi e pienamente
padroni dei mezzi che permettono la stesura di un
coerente piano di allenamento che rifletta i principi
illustrati.
Come
quantificare correttamente la velocità
aerobica massimale.
I
test che ci permettono di quantificare in modo
affidabile la VAM, vanno dalle più sofisticate
prove di laboratorio ai più semplici ed
attuabili test di terreno. Ora, mi sembra ovvio
che chi abbia la possibilità di usufruire
di attrezzati laboratori di fisiologia, non abbia
la necessità di avere delle informazioni
tecniche dal sottoscritto, quindi mi limiterò
solamente ad illustrare i protocolli di tre test
effettuabili sul terreno, e quindi di semplice
esecuzione, che richiedono un attrezzatura minima
ma che al contempo sono in grado di fornire un
affidabile valore della VAM del giocatore.
Il
test di Brue (Brue, 1985)
I
giocatori, preferibilmente in numero non maggiore
di 7-8, si dispongono su di una pista di atletica,
o comunque anche su di un qualsiasi percorso pianeggiante
al limite costituito dal campo di gioco stesso,
dietro loperatore che utilizza una bicicletta
specificatamente equipaggiata (vedi riquadro specifico)
alla distanza di circa 1 metro uno dallaltro.
La bicicletta costituisce una "lepre"
che i giocatori dovranno seguire cercando di non
perderne il contatto. Il protocollo di test prevede
una velocità di partenza di 9 km/h ed un
incremento di velocità di 0.5 km/h ad ogni
minuto. Il test finisce quando il giocatore non
è più in grado di mantenere la distanza
prefissata e si stacca progressivamente dalla
"lepre", oppure si arresta volontariamente.
La velocità raggiunta sarà la sua
VAM. Dal momento che è possibile per latleta
continuare il test anche dopo aver superato la
propria VAM, grazie alla possibilità di
tollerare una più o meno forte produzione
di lattato, e che questo comporterebbe una sovrastima
del valore di VAM stesso, deve essere considerato
valido solamente lultimo palier effettuato
totalmente. Per essere sicuri che ogni soggetto
abbia veramente effettuato il test con il massimo
impegno possibile,la frequenza cardiaca raggiunta
a fine test dovrebbe essere almeno pari al 90%
della massima frequenza cardiaca teorica (calcolabile
con la semplice formula di : 220- anni di età),
sarebbe quindi auspicabile poter monitorizzare
tutti gli atleti sottoposti al test con un cardiofrequenzimetro.
Per chi poi possedesse un analizzatore di lattato
e fosse anche estremamente scrupoloso la produzione
di lattato alla fine del test dovrebbe risultare
maggiore di 8 mmol. l-1, ma francamente
mi sembra una controprova di cui si possa tranquillamente
fare a meno. Questi due valori, ossia il raggiungimento
del 90% della massima frequenza cardiaca teorica
ed una produzione di lattato maggiore di 8 mmol.
l-1, sono la controprova di validità
anche per tutti glia altri test che esamineremo.
Unultima raccomandazione: per la buona riuscita
del test, sarebbe opportuno che un secondo operatore,
posto a bordo campo, prendesse nota della velocità
alla quale i vari giocatori si staccano dalla
"lepre", oppure abbandonano il test.
|
Figura
1: nel test di Brue i giocatori seguono una "lepre"
in bicicletta a velocità progressivamente
crescenti ogni minuto, il test si può considerare
concluso nel momento in cui latleta si stacca
visibilmente e progressivamente dalla "lepre"
oppure si arresta.
Il
Montreal University Track Test (Lèger e
Boucher, 1980).
Il
test consiste nel correre su di una pista di atletica
sulla quale sono stati posti dei conetti ogni
50 metri, a velocità progressivamente crescenti.
La velocità di partenza è di 8,5
km/h e viene aumentata di 1 km ogni 2. La
velocità di corsa viene scandita da un
segnale sonoro in concomitanza al quale latleta
deve trovarsi su uno dei conetti posti ogni 50
metri sulla pista. Il test termina quando latleta
non riesce ad essere sincronizzato con il segnale
sonoro da più di 100 metri, oppure, ovviamente,
quando si arresta volontariamente. Questo test,
rispetto al test di Brue, presenta maggiori difficoltà
gestionali, prime tra le quali il è poter
controllare efficacemente durante il protocollo
più atleti simultaneamente, senza considerare
il fatto di dover necessariamente avere a disposizione
un impianto sonoro sufficientemente potente da
permettere di udire il segnale sonoro in ogni
punto della pista.
|
Figura
2: nel Montreal University Track Test, gli atleti
devono trovarsi allaltezza del marcatore
posto ogni 50 metri in corrispondenza del segnale
sonoro.
Il
maximal multistage 20 m shuttle run test (Léger,
1989)
Questo
test è meglio conosciuto sotto il nome
di "test navetta" e prevede che latleta
corra a spola (da qui il nome di test navetta)
tra due segnali posti ad una distanza di 20 metri
tra loro, ad una velocità progressivamente
crescente. Esistono due versioni del test, la
prima delle quali prevede un aumento della velocità
di percorrenza pari a 0,5 km/h ogni 2 minuti (Léger
e Lambert, 1982) , mentre la più recente
adotta un protocollo in cui la velocità
aumenta, sempre di 0,5 km/h ma ad ogni minuto
(Léger e coll, 1984). Lultima versione
del test (Léger e coll, 1989) prevede una
velocità di partenza pari ad 8,5 km/h ed
un incremento della stessa di 0,5 km/h ogni minuto.
Il test termina quando latleta non riesce
più ad arrivare su una delle due linee
di demarcazione in corrispondenza del segnale
sonoro, normalmente è tollerato, per un
massimo di due volte consecutive, un ritardo di
1 metro rispetto alla linea di demarcazione stessa.
La VAM dellatleta corrisponde allultimo
palier effettuato completamente. Il problema del
"test navetta" è che il valore
di VAM così calcolato viene sistematicamente
sottostimato rispetto al valore di VAM registrabile
durante un test, come i due precedentemente descritti,
che prevedano una corsa in linea e non a navetta
come in questo caso. Infatti i continui cambiamenti
di direzione che si effettuano durante il test,
comportando altrettante fasi di accellerazione
e decelerazione, aumentano notevolmente il costo
energetico e quindi falsano, sottostimandolo,
il reale valore della VAM (Bisciotti e coll.,
2000). Tuttavia siccome esiste una forte correlazione
tra questo tipo di test ed i precedenti è
possibile ricavare in modo sufficientemente affidabile
il valore di VAM grazie al seguente calcolo (Bisciotti,
2002)
1,502
X velocità del palier raggiunto
4,0109
Per
chiarire ulteriormente facciamo un esempio pratico:
se il nostro atleta avesse raggiunto il palier
12, che corrisponde ad una velocità di
percorrenza di 14 km/h il calcolo grazie al quale
è possibile estrapolare il valore di VAM
come se questultimo fosse ricavato attraverso
un test di corsa in linea risulterebbe:
1,502
X 14 4,0109 = 17 km/h
Il
vantaggio del test navetta di Lèger è
costituito dallestrema semplicità
e praticità dutilizzo, lo svantaggio
è che il valore di VAM in tal modo desunto
non risulterà mai così preciso come
quello ricavato da uno dei due test precedenti.
In ogni caso, occorre ricordare che un fattore
determinante per lesattezza di un test a
dettato sonoro, come il maximal multistage 20
m shuttle run test ed il Montreal University Track
Test, è costituito dalla precisione del
riproduttore sonoro utilizzato.
Figura
3: il maximal multistage 20 m shuttle run test
prevede una corsa a spola su di un tratto di 20
metri ad una velocità progressiva dettata
da una registrazione sonora. Estremamente pratico,
presenta però linconveniente del
notevole aumento della spesa energetica, dovuto
alle continue fasi di accellerazione e decelerazione,
che determinnoa a loro volta una sistematica sottostima
del valore di VAM.
Una
volta determinata la VAM, come costruire una seduta
di allenamento intermittente?
Dopo
aver determinato il valore di VAM, grazie ad uno
dei tre test sopradescritti, dei quali personalmente,
per la sua semplicità e la sua buona affidabilità,
consiglio il test di Brue, è il momento
di costruire grazie ai dati ricavati, una seduta
di allenamento. A questo proposito vorrei ricordare
che un test dovrebbe rispondere a due imperativi:
il primo costituito dal fatto di poter "fotografare"
una data caratteristica fisica dellatleta,
il secondo invece dovrebbe essere quello di poter
fornire dei dati utilizzabili per la stesura pratica
di un piano di allenamento. Nel caso in cui rispondesse
solamente al primo dei due, mi sembra ovvio che
si tratti di un test che si rivela utile "solamente
a metà". Non è questo il caso
di un test il cui scopo è quello di determinare
la VAM, sul cui valore infatti possibile costruire
tutta una serie di diverse metodologie di lavoro.
Abbiamo dunque
il nostro valore di VAM, diciamo ad esempio 17,5
km/h (mediamente la VAM di un buon giocatore è
compresa tra i 17 ed i 18 km/h) come costruire
una seduta di lavoro intermittente come ad esempio
un 20-20? Per prima cosa
dobbiamo scegliere lintensità della
VAM alla quale intendiamo lavorare, esistono infatti
percentuali della VAM alla quale il lavoro è
essenzialmente aerobico, altre alla quali il lavoro
è anaerobico lattacido ed altre ancora
in cui il lavoro è fortemente anaerobico
lattacido, per maggiori informazioni a riguardo
è possibile consultare larticolo
apparso su questa stessa rivista intitolato "Utilizziamo
bene lintermittente" (Gennaio, 2002).
Ammettiamo di voler costruire un 20-20
in cui i 20 di lavoro siano effettuati
correndo al 110% della VAM.
Per prima
cosa dobbiamo riportare il calcolo in metri al
secondo ossia: 17864 (i metri percorsi in unora)
/ 3600 (i secondi che vi sono in un ora) = 4,86.
Questo significa
che se il nostro atleta corresse al 100% della
sua VAM percorrerebbe 4,86 metri ogni secondo,
per sapere quanti metri dovrebbe percorrere in
20 correndo al 110% della VAM, il
calcolo molto semplice:
(4,86
X 20) X 1,1 = 106,94 metri (arrotondabile a 107)
La nostra seduta
di allenamento potrebbe essere quindi così
strutturata :
Tempo di lavoro 20 durante i quali
percorrere 107 metri
Tempo di recupero passivo (fermi sul posto) 20
Numero delle fasi di lavoro: 10
Serie: 3
Tempo di recupero tra le serie: 4
Figura
4: un intermittente calcolato in base alla distanza
da percorre è di facile gestione per il
preparatore, tutti i giocatori infatti coprono
la medesima distanza nello stesso tempo, tuttavia
occorre che il gruppo abbia una VAM omogenea,
in caso contrario il carico interno varierà
da giocatore a giocatore compromettendo il risultato
dellallenamento.
E
se volessimo costruire un intermittente con recupero
attivo?
Abbiamo
appena visto i semplici calcoli che ci hanno permesso
di impostare una seduta di intermittente nella
quale ai 20 corsi al 110% della VAM
seguono 20 di recupero passivo, proviamo
a costruire la stessa seduta ma con un recupero
attivo, durante il quale latleta percorre
la stessa distanza ma ad una percentuale della
VAM sensibilmente inferiore, denominata Velocità
di Recupero Attivo (VRA), normalmente compresa
tra il 65 ed il 75% della VAM.
Ammettiamo
di scegliere una VRA pari al 65% della VAM, in
quanto tempo il nostro atleta, od il nostro gruppo
di giocatori con la stessa VAM, dovranno percorrere
i 107 metri? Il calcolo è presto fatto:
107
/ (4,86 x 0.65) = 33,87 secondi (arrotondabile
a 34)
Per cui la nostra
seduta di intermittente potrebbe essere così
impostata:
Tempo di
lavoro 20 durante i quali percorrere
107 metri
Recupero
attivo (65% della VAM) durante il quale percorrere
i 107 metri in 34
Numero delle
fasi di lavoro: 8
Serie:
3
Tempo
di recupero tra le serie: 4
Figura
5: un intermittente strutturato attraverso una
fase di lavoro dintensità pari al
110% della VAM ed una fase di recupero attivo
percorsa ad una VRA pari al 65% della VAM, diviene
molto più impegnativo rispetto ad un intermittente
che abbia una fase di lavoro della stessa intensità
e durata ma strutturato con un recupero passivo.
E se il nostro
gruppo di giocatori non avesse una VAM omogenea?
Ovviamente
è molto difficile, anzi direi praticamente
impossibile, che il gruppo dei giocatori a nostra
disposizione abbia lo stesso valore di VAM, che
fare allora per avere lo stesso carico interno
per tutti durante la sessione di lavoro intermittente?
In primo luogo occorre suddividere i giocatori
in due-tre gruppi che abbiano allincirca
lo stesso valore di VAM e stabilire la VAM media
di ogni gruppo. Ammettiamo di avere tre gruppi
e che il gruppo 1 presenti un VAM media di 18
km/h, il gruppo 2 di 17 ed il gruppo 3 di 16,5.
Se, ad esempio, volessimo costruire una seduta
20-20 con recupero passivo
al 110% della VAM, dovremo calcolare, con le semplici
operazioni di cui sopra il diverso tratto di percorrenza
dei tre differenti gruppi. La seduta verrebbe
quindi così strutturata:
Tempo di
lavoro 20
Distanza
da percorrere : gruppo 1, 110metri gruppo
2, 104 metri gruppo 3, 101 metri.
Recupero
passivo di 20
Numero delle
fasi di lavoro: 10
Serie: 3
Tempo di
recupero tra le serie: 4
Figura
6: mantenendo il tempo e lintensità
di lavoro fisse, e variando la distanza da percorrere
in funzione del valore di VAM dei diversi gruppi
di giocatori, è possibile effettuare un
allenamento che mantenga per tutti lo stesso carico
interno e che inoltre presenta lindubbio
vantaggio di essere facilmente gestibile da parte
del preparatore.
E
se volessimo effettuare un 4-4 ma
non avessimo a disposizione i cardiofrequenzimetri?
La
possibilità non è affatto banale,
anzi direi che avere a disposizione 15 o 20 cardiofrequenzimetri
non è da tutti
quindi larte
di arrangiarsi mi sembra, in questo caso, più
che giustificata.
Innanzi tutto
vorrei ricordare cosa sia il 4-4,
peraltro già illustrato in "terremoto
2". Nel cosiddetto 4-4si tratta
di effettuare 4 serie di corsa al 90-95% della
FCmax (quindi al 90-95% della Velocità
Aerobica Massimale) della durata di 4, intervallate
da 4 di recupero attivo, ossia di corsa
svolta al 70-75% della VAM. Come fare a rendersi
conto, senza avere a disposizione un numero sufficiente
di cardiofrequenzimetri della correttezza o meno
del carico interno effettuato? Partendo dallassunto
che vi è una relazione pressoché
lineare tra la frequenza cardiaca ed il consumo
di ossigeno e quindi anche tra la frequenza cardiaca
e la VAM, possiamo ragionevolmente considerare
che unintensità di corsa pari al
90-95% della VAM, corrisponda ad una frequenza
cardiaca pari al 90-95% della frequenza cardiaca
massimale ed altresì che unintensità
di corsa pari al 70-75% della VAM, corrisponda
ad una frequenza cardiaca che sia circa il 70-75%
della frequenza cardiaca massimale. Considerando
un gruppo di giocatori la cui VAM sia eguale pari
a 17,5 km/h, dobbiamo quindi calcolare quanti
metri debbano percorrere in 4 rispettivamente
al 90-95% della VAM ed al 70-75%. Effettuiamo
quindi gli stessi calcoli già utilizzati
precedentemente, ma questa volta moltiplicheremo
per 240 quanti sono appunti i secondi in 4.
(4,86
X 240) X 0,90 = 1050 metri
(4,86 X 240) X 0,95 = 1108 metri
(4,86 X 240) X 0,70 = 816 metri
(4,86 X 240) X 0,75 = 875 metri
Da
questi semplici calcoli possiamo quindi desumere
le informazioni necessarie al controllo dellentità
del carico proposto, è infatti plausibile
pensare che se i nostri giocatori coprono in 4
una distanza compresa tra i 1050 ed i 1108 metri
la loro frequenza cardiaca si assesti su valori
compresi tra il 90 ed il 95% della frequenza cardiaca
massimale e lo stesso tipo di ragionamento può
essere applicato nel caso dei 4 di percorrenza
effettuati ad unintensità compresa
tra il 70 ed il 75% della VAM.
Figura
6: calcolando in base alla VAM la distanza da
percorrere è possibile parametrizzare correttamente
il carico interno anche senza lutilizzo
del cardiofrequenzimetro.
E se volessimo
dai valori di VAM ricavare i valori di soglia
anaerobica.
Il
lavoro sulla soglia, permette come gia detto in
" terremoto 2" di ottimizzare il livello
della potenza aerobica del giocatore. E
possibile, avendo effettuato un test per quantificare
la VAM, risalire da questultimo valore a
quello relativo alla soglia anaerobica del giocatore?
Direi di si e con una buona affidabilità,
basta consultare la tabella che segue, che ho
stilato in base a numerosi dati sperimentali che
avevo a disposizione, i valori di soglia corrispondenti
sono abbastanza affidabili e comunque sufficientemente
precisi per un loro utilizzo in allenamento.
VAM
(km/h)
|
Soglia
anaerobica (km/h)
|
Soglia
anaerobica (min/km)
|
16
|
12,1
|
457
|
16,5
|
13,2
|
433
|
17
|
14,2
|
413
|
17,5
|
15
|
400
|
18
|
15,6
|
350
|
|
Tabella
1 : conversione dei valori di VAM e soglia anaerobica.
Spero,
alla fine di tutto questo, di aver raggiunto lo
scopo che mi prefiggevo accingendomi a scrivere
questarticolo, che era quello di sperare
di convincere, almeno qualcuno, non certamente
tutti, che in fin dei conti per un lavoro corretto
vale ben la pena di fare
. due conti.
COME EQUIPAGGIARE
UNA BICICLETTA PER IL TEST DI BRUE
Mi
ricordo ancora le prime volte che mi sono cimentato
nel test di Brue, il protocollo classico prevede
che il malcapitato ciclista debba, utilizzando
un rapporto ben preciso, pedalare cadenzando il
ritmo grazie ad un dettato sonoro che doveva attentamente
seguire utilizzando un walkman che doveva portarsi
appresso
facile a dirsi ma non altrettanto
facile a farsi. Personalmente lo trovavo veramente
scomodo, e nonostante tutta la concentrazione
e la buona volontà possibili mi ritrovavo
sempre ed immancabilmente fuori tempo, finché
un giorno stanco della situazione mi chiesi "perché
non equipaggiare con un buon contachilometri,
un cronometro che scandisca i minuti ai quali
occorre cambiare velocità ed una tabella
che ricordi le velocità da utilizzare?
funzionò
e tutto diventò estremamente più
facile tanto che mi sento di consigliarlo a tutti.
Nella fotografia potrete vedere il "cruscotto"
della bicicletta che uso abitualmente per i test
facile come luovo di Colombo.
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Figura
7: la bicicletta specificatamente equipaggiata
per il test di Brue. 1) contachilometri. 2) contapedalate.
3) cronometro. 4) tabella di riferimento per le
variazioni di velocità
Che
cosa sono la VAM ed il massimo consumo di ossigeno?
Il
massimo consumo di ossigeno, in sigla VO2max,
espresso in ml di O2 . ml-1
.min-1, rappresenta appunto il massimo
consumo di ossigeno di cui il nostro organismo
può usufruire, onde per cui se volessimo,
"volgarizzare" il concetto, potremmo
dire che il VO2max rappresenta la "cilindrata"
del nostro motore aerobico. La Velocità
Aerobica Massimale (VAM) rappresenta la velocità
alla quale il nostro organismo raggiunge il massimo
consumo di ossigeno, sempre per "volgarizzare"
quindi, la VAM rappresenta la velocità
alla quale il nostro "motore aerobico raggiunge
il massimo dei giri".
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