La
fascite plantare
di Gian Nicola Bisciotti
Che
tipo di danno è?
Il
piede ha la funzione di sostenere e di distribuire
il peso del corpo durante la marcia, la
corsa, i salti e proprio in questi ultimi
due casi si trova costretto a sopportare
delle fortissime sollecitazioni funzionali.
Per questo motivo, soprattutto nellatleta
di alcune ben particolari discipline sportive,
le patologie a carcio del piede sono numerose
e di svariata eziologia. Con il termine
fascite sintende linfiammazione
di una fascia anatomica, nel caso
specifico della la fascite plantare
si fa riferimento ad un processo infiammatorio
del cosiddetto "legamento arcuato"
altrimenti denominato "aponeurosi plantare",
che è una fascia fibrosa che decorre
in avanti dalla zona mediale del calcagno
sino a fondersi con i legamenti che sinseriscono
sulle dita (vedi figura 1). Vediamo di capire
cosa avviene durante un movimento come la
corsa od il salto a livello della pianta
del piede: nel momento in cui il tallone
viene staccato da terra, langolo tra
le dita ed i metatarsi aumenta sino a raggiungere
i 50-60° e laponeurosi plantare
viene stirata (vedi figura 1, riquadro B),
quanto maggiormente le dita vengono piegate,
tanto più la fascia viene sollecitata
in stiramento. Per renderci conto dellentità
del carico che la fascia plantare si trova
a sopportare, basti pensare che durante
il normale cammino ad ogni passo questultima
sopporta un carico pari a circa due volte
il peso corporeo. Unaponeurosi plantare
eccessivamente tesa ed iper-sollecitata
diviene quindi automaticamente il sito di
una possibile lesione. Infatti, durante
movimenti particolarmente violenti, come
ad esempio la fase di stacco durante il
salto, oppure in situazioni nelle quali
venga fortemente aumentato il carico sulla
pianta del piede, come ad esempio correndo
velocemente in curva, si può verificare
una rottura dellaponeurosi plantare
alla sua origine calcaneare o nei flessori
brevi delle dita. Anche gli atleti che presentano
un piede eccessivamente pronato sono maggiormente
esposti ad incorrere in lesioni da sovraccarico
a livello dellaponeurosi plantare,
come appunto la fascite plantare, in quanto
leccessiva pronazione provoca una
maggior tensione sullaponeurosi plantare
stessa. Non esiste invece un legame diretto
tra fascite plantare e piede cavo o piatto.
La fascite plantare si può manifestare
a livello del calcagno, e viene in questo
caso denominata fascite plantare prossimale,
oppure a livello del mediopiede, in questo
secondo caso viene denominata fascite plantare
distale (per visualizzare la diversa dislocazione
fare riferimento alla figura 2).
Figura
1: nel riquadro A è visibile
il piede e lapononeurosi plantare
nel momento in cui il piede stesso è
totalmente appoggiato a terra. Nel riquadro
B si nota come laponeurosi plantare
venga sottoposta ad uno stiramento nel momento
in cui il tallone si stacca da terra. Il
riquadro rosso indica la sede della possibile
infiammazione che si trova allorigine
dellaponeurosi plantare sul calcagno.
Infine nel riquadro C troviamo laponeurosi
plantare vista inferiormente.
Figura
2: vista plantare del piede dove vengono
evidenziate le zone dolorose della fascite
plantare distale e prossimale oltre ad al
tre patologie ricorrenti nel piede dello
sportivo. 1) Fascite plantare distale 2)
Fascite plantare prossimale 3) Sindrome
dolorosa del cuscinetto adiposo del calcagno
4) Intrappolamento del nervo
Figura
3: versante plantare del piede e localizzazione
delle zone dolorose relative alla fascite
plantare prossimale e distale.
Come
si manifesta?
La
fascite plantare normalmente si manifesta
in modo insidioso, allinizio di unattività
come la corsa compare il dolore che tende
a sparire con il protrarsi dellesercizio
stesso, a riposo normalmente il dolore scompare
completamente. Normalmente latleta
nello scendere dal letto alla mattina presenta
una zoppia piuttosto dolorosa accompagnata
da rigidità, che peraltro scompare
dopo un breve riscaldamento. Normalmente
si avverte dolore quando ci si porta sulla
punta dei piedi e/ si cammina sui talloni.
Il dolore viene descritto come di tipo "migratorio",
ossia tende ad avere diverse dislocazioni.
Inoltre solitamente la fascite plantare
è associata ad una rigidità
del tendine di Achille.
Come
intervenire?
Fermo
restando il fatto che la fascite plantare
è solitamente una lesione a risoluzione
spontanea, occorre comunque attenersi
ai seguenti punti:
- Durante
la fase acuta applicare localmente del
ghiaccio.
- Lapplicazione
del caldo è generalmente sconsigliata
in quanto questultimo provoca
una dilatazione del tessuto connettivo
che può a sua volta esercitare
una pressione sui nervi e acuire in
tal modo la sintomatologia dolorosa.
In qualsiasi caso allapplicazione
del calore dovrebbe immediatamente seguire
quella di ghiaccio.
- Controllare
che le calzature normalmente utilizzate
durante lattività sportiva
non causino un aumento del carico sullaponeurosi
plantare, ossia controllare soprattutto
che queste ultime non siano, né
troppo rigide, né troppo morbide.
Farsi eventualmente consigliare da uno
specialista che, in base al "logorio"
presentato dalla scarpa stessa, sarà
in grado di identificare uneventuale
eccessiva pronazione.
- Se il
dolore durante la fase di carico è
particolarmente intenso, non esitare
ad utilizzare le stampelle.
- Utilizzare
nelle scarpe una "tallonetta"
per meglio assorbire gli impatti durante
la corsa.
- Diminuire
il carico di allenamento, evitare provvisoriamente
la corsa che può essere sostituita
temporaneamente con la bicicletta e/o
il nuoto.
- Effettuare
dello stretching per laponeurosi
plantare, il tendine di Achille e la
muscolature del polpaccio, non solamente
sullarto leso ma, sotto forma
preventiva, anche su quello sano.
- Alcune
volte vengono prescritti dei tutori
notturni che hanno lo scopo di mantenere
la fascia plantare in posizione allungata
durante il riposo notturno, in modo
tale da diminuire la sensazione di rigidità
mattutina spesso presente.
- Alcune
terapie fisiche, spesso prescritte,
come ad esempio la iontoforesi oppure
il massaggio, possono essere inizialmente
di qualche giovamento ma, a lungo termine,
si rivelano solitamente inefficaci.
Quando
si può ritornare allattività
sportiva?
Anche
se ben trattata una lesione di una certa
severità, che si presenti sotto forma
cronica, richiede dei tempi di guarigione
dellordine di circa 6 mesi. Purtroppo
occorre ricordare che le ricadute sono piuttosto
frequenti ed il problema può ripresentarsi
dopo pochi mesi. Molte di queste ricadute
sono comunque da imputarsi alleccessiva
smania dellatleta nel ritornare in
tempi troppo brevi allattività
sportiva, che spesso viene ripresa anche
in presenza di una residua sintomatologia
dolorosa. Questo costituisce un grave errore,
che può comportare spiacevoli conseguenze,
lattività sportiva non dovrebbe
assolutamente essere ripresa se non alla
totale scomparsa del dolore onde evitare
possibili e sgradevoli ricadute. Se nonostante
un idoneo trattamento il problema persiste
per oltre 6-12 mesi, si può decidere
per il trattamento chirurgico che prevede
lutilizzo di diverse tecniche, tra
le quali, quella normalmente più
utilizzata, prevede la liberazione della
fascia plantare dal suo inserimento sul
calcagno tramite incisione chirurgica. In
questo caso la ripresa dellattività
sportiva richiede tempi compresi tra i 2
ed i 3 mesi, anche se spesso questi ultimi
si dilatano. Le complicazioni più
frequenti sono costituite dal dolore persistente
a livello dellincisione o dalla lesione
del nervo calcaneare mediale in seguito
allintervento. Il ricorso al trattamento
chirurgico, comunque piuttosto raro, garantisce
una percentuale di successo nel 75
80% dei casi.
Alcune
esercitazioni da effettuare durante la fase
riabilitativa.
Dorsiflessione
assistita: seduti sul pavimento fate
passare un asciugamano sotto la pianta
del piede, tirate verso lalto ed
in avanti per effettuare un allungamento
della fascia plantare, mantenere la posizione
per circa 15-20 secondi, effettuare almeno
10 ripetizioni. Lesercizio dovrebbe
essere eseguito, secondo le modalità
sopra indicate, almeno per tre volte nellarco
della giornata.
Allungamento
del tendine di Achille e della muscolatura
del polpaccio: mettetevi di fronte ad
una parete ed appoggiatevi a questultima
con entrambe le mani, piegate i gomiti sino
a portare la fronte a contatto della parete
avvertendo una sensazione di allungamento
a carico della muscolatura del polpaccio.
Mantenete la posizione per 10-15 secondi
ed effettuate 15 20 ripetizioni intervallate
da 10 secondi di recupero sulla stessa gamba,
oppure alternate lesercizio sulle
due gambe.
Toe
raises doppio: appoggiate entrambi gli
avampiedi sopra un gradino od un qualsiasi
tipo di rialzo schiacciate verso il basso
con le dita dei piedi ed alzate i talloni.
Mantenete questa posizione per 10
15 secondi, rilassatevi per 10 secondi ed
effettuate dalle 15 alle 20 ripetizioni.
Toe
raises singolo: come lesercizio
precedente ma effettuato alternativamente
prima su di una gamba e poi sullaltra.
GLOSSARIO
Eziologia
o etiologia: termine che indica la causa
di una qualche malattia.
Fascia:
uno strato o una guaina connettivale a tessitura
più o meno compatta, localizzata
nel sottocutaneo, dove investe e separa
muscoli o altri organi. In genere vi si
riconoscono due strati: uno più superficiale
e uno più profondo (aponeurosi).
Lesione
a risoluzione spontanea: lesione che
regredisce spontaneamente.
Cronica:
una malattia viene definita cronica quando
è caratterizzata da un esordio lento
e da un decorso prolungato.
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